La bbellezza (2 novembre 1833)

Giuseppe Gioachino Belli

1833 Indice:Sonetti romaneschi III.djvu sonetti letteratura La bbellezza Intestazione 26 giugno 2024 100% Da definire

La madre canibbola Le stelle
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833

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LA BBELLEZZA.[1]

     Viè a vvede[2] le bbellezze de mi’ nonna.
Ha ddu’ parmi[3] de pelle sott’ar gozzo:
È sbrozzolosa[4] come un maritozzo;[5]
E trìttica[6] ppiù ppeggio d’una fronna.

     Nun tiè ppiù un dente da maggnasse[7] un tozzo:
L’occhi l’ha pperzi[8] in d’una bbùscia tonna;[9]
E er naso, in ner parlà, ppovera donna,
Je fa cconverzazzione cór barbozzo.

     Bbracc’e ggamme so’[10] stecche de ventajjo:
La vosce pare un zon[11] de raganella.[12]
Le zinne, bborze da colacce[13] er quajjo.[14]

     Bbe’, mmi’ nonna da ggiovene era bbella.
E ttu dda’ ttempo ar tempo; e ssi[15] nun sbajjo,
Spósa,[16] diventerai peggio de quella.

2 novembre 1833.

Note

  1. [Due altri sonetti, 18 magg. 33 e 20 ott. 34, compresi nel presente volume, hanno lo stesso titolo.]
  2. Vieni a vedere.
  3. Due palmi.
  4. Bernoccolosa.
  5. [V. la nota 1 del sonetto: La quaresima, 4 apr. 33.]
  6. Tremola.
  7. Mangiarsi.
  8. Perduti.
  9. Buca tonda: l’occhiaia.
  10. Sono.
  11. Un suon.
  12. Suono che rende la gola degli agonizzanti. [Rantolo. Ma, propriamente, la raganella è uno strumento fanciullesco, usato e chiamato così anche in Toscana. Cfr. il Rigutini-Fanfani.]
  13. Colarci.
  14. Quaglio.
  15. Se.
  16. Pronunzia colla o chiusa. [E qui vale: “cara mia, amica mia,„ e simili.]