Giuseppe Gioachino Belli

1833 Indice:Sonetti romaneschi III.djvu sonetti letteratura Le stelle Intestazione 26 giugno 2024 75% Da definire

La bbellezza Li commedianti
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833

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LE STELLE.

     Bbella dimanna!1 “De che sso’2 le stelle?„
Io sciò3 una rabbia, sciò, cche mme sciaccoro.4
Bbasta avé ll’occhi in fronte da vedelle,
Pe’ ppotello capì. Sso’ ttutte d’oro.

     Che tte ne pare? nun è un bèr lavoro
Ch’ha ffatto Ggesucristo, eh Raffaelle?
Mette5 per aria tutto quer tesoro,
Che sse6 move da sé! cche ccose bbelle!

     Questo sì,7 sso’ un po’ ttroppe8 piccinine,
Perché dde tante nun ce n’è mmanc’una
Che nnun pàrino9 occhietti de galline.

     Che jje10 costava a Ddio? poca o ggnisuna
Fatica de crealle, per un dine,11
Granne,12 ar meno che ssii, come la luna.

3 novembre 1833.

Note

  1. Dimanda.
  2. Sono.
  3. Ci ho.
  4. Mi ci accoro.
  5. Mettere.
  6. Si.
  7. [Questo però mi piace poco, non approvo, ecc.]
  8. Troppo. È uso del volgo di accordare la preposizione [questo avverbio] col nome.
  9. Paiano.
  10. Gli.
  11. Per un dire: per modo di esempio.
  12. Grandi.