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104 Sonetti del 1833


LA BBELLEZZA.1

     Viè a vvede2 le bbellezze de mi’ nonna.
Ha ddu’ parmi3 de pelle sott’ar gozzo:
È sbrozzolosa4 come un maritozzo;5
E trìttica6 ppiù ppeggio d’una fronna.

     Nun tiè ppiù un dente da maggnasse7 un tozzo:
L’occhi l’ha pperzi8 in d’una bbùscia tonna;9
E er naso, in ner parlà, ppovera donna,
Je fa cconverzazzione cór barbozzo.

     Bbracc’e ggamme so’10 stecche de ventajjo:
La vosce pare un zon11 de raganella.12
Le zinne, bborze da colacce13 er quajjo.14

     Bbe’, mmi’ nonna da ggiovene era bbella.
E ttu dda’ ttempo ar tempo; e ssi15 nun sbajjo,
Spósa,16 diventerai peggio de quella.

2 novembre 1833.

  1. [Due altri sonetti, 18 magg. 33 e 20 ott. 34, compresi nel presente volume, hanno lo stesso titolo.]
  2. Vieni a vedere.
  3. Due palmi.
  4. Bernoccolosa.
  5. [V. la nota 1 del sonetto: La quaresima, 4 apr. 33.]
  6. Tremola.
  7. Mangiarsi.
  8. Perduti.
  9. Buca tonda: l’occhiaia.
  10. Sono.
  11. Un suon.
  12. Suono che rende la gola degli agonizzanti. [Rantolo. Ma, propriamente, la raganella è uno strumento fanciullesco, usato e chiamato così anche in Toscana. Cfr. il Rigutini-Fanfani.]
  13. Colarci.
  14. Quaglio.
  15. Se.
  16. Pronunzia colla o chiusa. [E qui vale: “cara mia, amica mia,„ e simili.]