La madre canibbola

Giuseppe Gioachino Belli

1833 Indice:Sonetti romaneschi III.djvu sonetti letteratura La madre canibbola Intestazione 26 giugno 2024 75% Da definire

Er confessore de manica larga La bbellezza (2 novembre 1833)
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833

[p. 103 modifica]

LA MADRE CANIBBOLA.1

     Madraccia sscellerata! a una cratura
Annajje2 a ddà le gginocchiate in petto?!
Metteje3 er culo su lo scallaletto,
Eppoi menajje4 su la scottatura?!

     Legallo a un luscernario inzin che ddura
La sperella der zole in cim’ar tetto;
E un tantino che ppiaggne, poveretto,
5 li bbòtti pe’ mmetteje6 paura?!

     Che ste barbererìe le facci un padre,
Che ppò ddì: cquesto nun è ffijjo mio,
Tant’è ttanto s’intenne:7 ma una madre!

     Ma una madraccia che ll’ha ppartorita,
E jj’ha ddato er zu’ sangue! Ah nno, pper dio,
No, ttra le tigre nun z’è mmai sentita.

2 novembre 1833.

Note

  1. Cannibala. [Ci annettono l’idea di cane.]
  2. Andargli.
  3. Mettergli.
  4. Menargli: batterlo.
  5. Fare.
  6. Mettergli.
  7. S’intende.