La Valle Seriana/Monte Misma

Monte Misma

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Nembro Albino


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MONTE MISMA.


Fra i tanti monti, tutti ameni e vaghi che fiancheggiano la nostra strada, il Maresana, il monte Canto tra Ranica e Ponteranica, il monte Reina su cui poggia B. Petello, il monte Corna o Cornassiera, il Ganda, il Verteva, ecc. e nella Valle Gandino il Pizzo Rasa, il Pergale, il Farno, la Guasa, il Campo di E ed altri, non dispiaccia ai lettori intrattenerci del monte Misma che troviamo alla nostra destra (sempre partendo da Bergamo verso la Valle Seriana). Esso misura un’altezza di m. 1159 ed è rimarchevole per alcune fonti di acqua che scaturiscono dalle sue falde e che hanno la proprietà d’impietrire i minuti vegetali. Vi abbondano le cave di pietra arenaria che poi si lavora e si riduce a cote e si cava molta calce nei cui massi trovansi sovente pallottole di silice più o meno voluminosa, coperte talvolta di una specie di astuccio calcare più duro della roccia stessa. Sulle falde boreali di questo monte stanno le sorgenti del torrente Luglio, uno degli affluenti del Serio. Stupenda è la vista che di lassù si gode, talchè faceva scrivere al conte Giambattista Carrara Spinelli nel suo Viaggio al Monte Misma (versi sciolti ad Elisa):

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D’un’insolita luce allora il sole
     Sfolgorò del meriggio, e tutta apparve
     Dove divide l’Appennin selvoso,
     E dove la gelosa Alpe racchiude
     La bellissima Italia; ecco di Brenno
     Grandeggiar la città sui patrii colli
     Che il Serio bagna, e tutti irriga o lambe
     Quanti vedi paesi in sul declive
     Sparsi delle montagne, e là tra quelle
     Cinte di ghiaccio eterno orride vette
     Si rinserra la Deccia algente Valle
     Cui diede il Cielo del negato argento1
     E d’auro compenso il ferro,
     Colà i Ciclopi, dall’arcigno volto
     Scintillanti di foco, ed i fumosi stridenti
     Magli, e le sudate incudi.
     Più lunge ecco le cime, onde trabocca
     Oglio, che onusto del Camuno i tronchi
     Larici adduce, poi ristagna in lago,
     E già forse a te par specchio Sebino.
     Sul destro fianco scorgerai l’opima
     Lanifera Gandino; a fronte statti
     La terra cui del Serio emulo il Brembo
     Dà nome e solca; sull’alpestre spalla
     Si prolunga di lui povera d’acque.
     Scarsa di messi la romita Imagna.
     Ricca d’eletti gelsi unico pasco
     Al prezioso vermicel cinese

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     Sul confin d’Orobia estrema appare
     L’agricola Caprino, e quel cui guardi
     Più dell’altri benigno è lo spumoso
     Cherio, che bello di feconde rive
     Scorre lunghesso della tua Trescore,
     Dalle sulfuree terme e dall’apriche
     Pampinose colline. . . . . . . . .

Nella Chiesa della Madonna del Misma vedesi un quadro del Moroni. Rappresenta l’Assunzione di M. V., che viene da molti angeli portata in Cielo; veggonsi abbasso gli Apostoli in diversi atteggiamenti, e di rara bellezza è la figura di S. Pietro che scorgesi di prima veduta in ginocchio colla testa appoggiata ad una mano, che guarda in alto dietro S. Giovanni in piedi col libro del Vangelo aperto, alcuni in ischiera inginocchiati (F. Tassi, tomo 1, pag. 166) altri in piedi....

Note

  1. In uno stromento rogato da Giacomo di S. Pellegrino nel 1476 che trovasi nell’archivio della città di Bergamo si fa menzione delle miniere d’argento di Brembilla. Varie altre miniere di questo metallo erano in Valtorta, in Alzano, in Anese, ed in Poscante siccome consta da alcuni istromenti rogati negli anni 1488-1489 da Gaspare Guarnerio e da Giovanni Rosario. — Da varie scritture si raccoglie che ne’ prischi secoli si lavorava con gran frutto in tutte le suaccennate miniere.