La Pieve di Dervio/Comuni
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Comuni di VESTRENO, SUEGLIO,
INTROZZO, TREMENICO con AVENO
Di questi Comuni, posti nella Valle di Dervio, già detta d’Introzzo, si hanno limitatissime notizie anteriori al 1700. Una tradizione ricorda «che i cinque paesi della Valle si staccarono da Dervio in epoca assai lontana»; tradizione che puossi riferire tanto alla separazione della Propositurale che a quella civile, avvenuta alla fine del XIII° o principio del XIV° secolo. Da qualche nebuloso accenno in antichi documenti è dato credere che i Comuni si reggessero con una sola amministrazione, residente nella terra di Introzzo, sino alla metà, approssimativamente, del XVI° secolo.
Dalla pubblicazione delle leggi emanate da Maria Teresa nel 1740, colle quali venivano aboliti gli Statuti dei Comuni, e le susseguenti mutazioni sino al presente, vedasi Dervio, Corenno e Dorio.
Le Chiese di S. Martino di Sueglio e di S.a Agata di Tremenico, beneficiate dai canonici addetti alla Propositurale di Dervio, collegiata battesimale, si staccarono da questa con instrumento 4 giugno 1367 a rogito Ambrogio Arosio, Notajo della Curia Arcivescovile Milanese. Dall’atto risulta che le due Chiese, staccandosi dalla Propositurale, formarono una sola Parrocchia con un sol Sacerdote, a S. Martino. In epoca posteriore, per favorire gli abitanti di Tremenico ed Aveno, obbligati a lungo e disagevole cammino per portarsi alle sacre funzioni, vennero i due Comuni costituiti in Parrocchia.
Il diritto di decima nella Prebenda Propositurale sulle terre dei succitati Comuni, venne originato dalla donazione delle rendite di spettanza dei canonicati, fatta da S. Carlo Borromeo nel 1578 e 1584 per aumentare la tenue congrua Propositurale.1
Nel 1710 i comunisti aventi beni o campi soggetti a decima riconobbero e si obbligarono, a mezzo dei loro rappresentanti, di soddisfare in perpetuo l’annua quota di decima come appresso: i comunisti di Vestreno per stara 40 segale — di Sueglio stara 35 più soldi 35 imperiali — di Aveno stara 12 — di Tremenico stara 32 — di Introzzo stara 32 e soldi 35, come agli atti notarili 16 e 26 agosto, 4 e 6 settembre e 12 dicembre, rogati dal Dott. Francesco Magni di Dervio.2 Con istrumento 13 dicembre 1779 i proprietari di Introzzo convennero col rev. Proposto Don Antonio Uslenghi di ridurre in contanti le stara 32 di segale. Il pagamento dell’annuo canone venne stabilito in Lire 64 imperiali, a corso di grida, non compresi i soldi 35 dell’istrumento 1710.
Nel 1802 gli altri Comuni della Valle inoltrarono domanda di poter tramutare in contanti la quota di decima sui generi, e di inscrivere la somma corrispondente a carico del bilancio comunale. Con vice-reale decreto 7 gennajo 1812, intimato ai Comuni il 10 febbrajo, veniva approvato il versamento in contanti al rev. Proposto di Dervio «coll’obbligo ai proprietari di fondi aggravati da decima di soddisfare gli arretrati, nella complessiva somma di Lire italiane 1.500, e di versare l’annua quota individuale all’Esattore del Comune.»3
I paesi della Valle hanno una popolazione robusta, laboriosa, svegliata, obbligata in parte, per le limitate risorse del suolo, ad emigrare temporariamente nella Svizzera, Francia e Germania, o per maggior tempo nelle Americhe, da dove alcuni ritornarono con abbondante peculio. Hanno costumanze proprie di vestito, che vanno sempre più modificandosi, ed un dialetto proprio che diversifica alquanto dall’uno all’altro paese; in tutti suona l’u toscano a differenza dei paesi della riviera.
Nel 1612 l’Em.o Cardinale Federico Borromeo, nella sua visita pastorale, raccomandava al Parroco e Sindaci della Chiesa di S. Martino di «costruire la cappella maggiore adatta alla vastità del rimanente, attenendosi alle prescrizioni dell’architetto della Curia; lo stesso per le costruende cappelle ed ingrandimento della sagristia.»4
L’imponente campanile stavasi innalzando nel 1650, e nel 1886 vi veniva collocato un nuovo e buon concerto di campane.
Ammirevoli nella Parrocchiale, nuovamente ingrandita nel 1853-54, lo splendido altar maggiore in legno dorato, lavoro del XVII° secolo; quello della Cappella del Crocefisso con ancòna in marmi e quadro coll’iscrizione: «La Compagnia di Castelnuovo di Rezzano ano fato fare per sua devotione lano M.D.C.XXVII»; di S. Antonio, con buon quadro di Gio. Battista Bolleggio del 1658; della Madonna del Carmine, con ancòna in legno dorato e colonne a spira, quadro di Joseph Hentius — Eques auratus — anno 1659, «ordinato dai Confratelli del Carmine di Venezia, ossia dai paesani che colà abitavano.» Di questi, che in buon numero erano sparsi in Venezia e Provincie, sono doni i ricchissimi arredi e paramenti sacri.
Una lapide, già infissa nel retro coro della Chiesa avanti l’ingrandimento della stessa nel 1853-54, ricorda come nel 1653 venne tolta dalle fondamenta la «prima pietra,» per tranquillare gli animi del popolo che la riteneva posta in opera senza benedizione (Vedi annotazione R).
La Parrocchia di S. Martino è composta dei Comuni di Vestreno, Sueglio ed Introzzo con 1600 abitanti.