La Palingenesi di Roma/La Distruzione/III. S. Agostino, la Repubblica e il popolo romano
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III.
S. AGOSTINO, LA REPUBBLICA
E IL POPOLO ROMANO.
In nessuno scrittore questo rivolgimento, per ciò che si attiene alla storia della Chiesa, appare così chiaro come in S. Agostino, il quale, nel De Civitate Dei, paragonando appunto la città umana e quella divina, il Paganesimo e il Cristianesimo, e riferendo, purificate dallo stile ed approfondite dalla rigorosa dialettica, le opinioni di tutti i cristiani, e forse anche di molti non cristiani, suoi contemporanei, altera senza volerlo tutte le manifestazioni della civiltà antica e riesce a renderle irriconoscibili, quando addirittura non le nega appieno.
Si vedano, come esempio, i suoi commenti a Scipione, quando, nel De Republica di Cicerone, il grande generale parla appunto della repubblica. Scipione — osserva S. Agostino — « definisce concisamente la repubblica come la cosa del popolo. Se questa definizione è vera, la repubblica romana non esistette mai, perchè non fu mai cosa del popolo. Scipione, infatti, afferma che il popolo è una moltitudine di persone unite da interessi comuni e da un diritto accettato da tutti. Spiega poi nella discussione ciò che intende per diritto, accettato da tutti, dimostrando come senza giustizia non possa esistere repubblica, poiché dove non c’è giustizia vera non può esserci diritto... Perciò dove non c’è la vera giustizia non può neanche esserci una società di uomini, riuniti dal diritto, e neanche popolo, secondo la definizione di Cicerone e di Scipione; e se non c’è popolo non c’è nemmeno la cosa del popolo, ma la cosa di una folla qualunque che non è degna del nome di popolo. Ora, se la repubblica è la cosa del popolo, dove non c’è giustizia non c’è repubblica. Infatti la giustizia è la virtù che dà ad ognuno il suo. E si può chiamare giustizia quella che toglie l’uomo al vero Dio e lo affida ai demoni immondi? Questo è forse dare a ciascuno il suo? 1. Insomma, così conclude a proposito della Repubblica, come è descritta in Sallustio, la repubblica romana non è stata mai che un’apparenza: « Omnino nulla erat » 2. E se non esiste la repubblica non esiste neppure il popolo romano, quel glorioso popolo romano, innalzato da Livio a protagonista della sua storia, deità mitologica soprannaturale, superiore alla censura dei singoli cittadini, i quali sparivano in lui. Secondo S. Agostino invece, uno Stato non è che una somma di singoli uomini, pei quali il solo problema serio è la salute dell’anima. « Cum moltitudo constet ex singulis.... Neque enim aliunde beata civitas, aliunde homo: cum aliud civitas non sit, quam concors hominum multitudo » 3.
Così Livio o Sallustio direbbero: sono morti molti soldati, è vero; ma Roma è riuscita a soggiogare il mondo; e che importano questi sacrifici umani, quando è stata compita un’opera senza pari? S. Agostino ribatte: « Una città potente e vittoriosa ha dato ai vinti, non solo le sue leggi, ma anche la sua lingua, per la pace dell’umanità... È vero; ma quante guerre ha dovuto scatenare per questa pace; e quanta strage di uomini ed effusione di sangue spargere sulla terra! » 4.