La Marfisa bizzarra/Dedica
Questo testo è incompleto. |
◄ | La Marfisa bizzarra | Prefazione | ► |
LA MARFISA BIZZARRA
POEMA FACETO
a sua eccellenza
la signora
CATERINA DOLFINO
cavaliera e procuratoressa tron
CARLO GOZZI
Con audacia particolare dedico a Vostra Eccellenza la Marfisa bizzarra,- ch’è un fascio di dodici canti da me immaginati e scritti, intitolati «poema»; e non contento ancora d’avergli intitolati «poema», ho aggiunto a questo titolo l’epiteto di «faceto». A mio credere, un tale epiteto gareggia di temeritá colla dedica, giudicando la facezia, spezialmente in questo secolo, molto più difficile della serietá, quantunque meno considerata da infinite persone che non sono né serie né facete.
Un certo bisbiglio di prevenzione fa la Marfisa qualche cosa di conseguenza, e però l’Eccellenza Vostra accetti a buon conto, come a lei dedicato, cotesto bisbiglio anteriore, perché, letta che sia la Marfisa da lei e dal pubblico, non sará trovata cosa degna del menomo riflesso, e sará tronco tosto anche quel favorevole mormorio che le dona qualche fama prima che sia pubblicata. Le prevenzioni onorevoli in aspettativa sogliono riuscir perniziose all’opere ch’escono dalle stampe, perché le fantasie umane, naturalmente voragini insaziabili, in attendendo curiose, si riscaldano, si formano delle idee gigantesche in astratto; ed è facile che sembri loro alfin di vedere la meschina prole della montagna partoriente. La Marfisa, forse con ragfione, sará considerata quel parto, ed io averò avuta la sfacciataggine di dedicarla a Vostra Eccellenza.
Non posso tuttavia ridurre interamente il mio cuore a disprezzar questo poema quanto, uniformandomi ad altri, sarei capace esternamente di avvilirlo con le parole. Qualche picciola parte della mia fragile umanitá, non atta alla filosofia, sente un vermicciuolo di predilezione, il qual è poi anche una delle vere cagioni della mia dedica. Si farneticherá forse per indovinar la ragione per la quale io abbia donati più alle sue che ad altre mani de’ fogli spiranti satira per ogni verso. Appago questa curiositá. Certi modi franchi e svelati ne’ discorsi dell’Eccellenza Vostra m’hanno fatto giudicare che convenga più a lei che ad altri una tal dedica, e forse forse procuro con questo dono di sedurre l’animo suo a leggere la Marfisa con una favorevole disposizione. Gli onesti satirici non possono tener celato nemmeno un artifizio che usano in loro favore, com’Ella vede.
Per la cognizione che ho delle sue vaghe produzioni poetiche, del suo intelletto e della sua vivacitá di esprimere un sano giudizio, la sua lingua è da temersi quanto sarebbe da temer la Marfisa bizzarra, se ella avesse il merito che ha la sua lingua. S’io fossi un poeta mellifluo, caderebbero le mie lodi sopra il suo leggiadro portamento, sopra i gigli e le rose del suo colorito, sopra l’oro dei suoi capelli e sopra temi consimili, possedendo Vostra Eccellenza abbondanza di qualitá anche di questa spezie. Sieno i suoi fioriti giardini fatti immortali da que’ tanti cigni che la circondano. Un poeta satirico è per lo più colpito da un animo franco e da una lingua sincera: per questa sola ragione le mie parole pendono più a queste due che all’altre sue molte rare qualitá. Se tutti gli animi franchi e tutte le lingue sincere s’abbattessero a rendersi osservabili agli amanti del vero, tutti quelli che possedono queste due qualitá goderebbero di quelle fortune che accrescono splendore a’ meriti grandi di Vostra Eccellenza; ma di rado i franchi e sinceri s’incontrano in tali amanti, e per ciò, quando dovrebbero abbattersi a fortune, si abbattono a sciagure.
Si danno sulla terra due generi di persone dette «satiriche» senza considerazione. Il primo è d’invidiosi, inquieti, maligni, traditori, ingrati, d’un interno avvelenato, odiatori, disperati. superbi, collerici per istinto contro al genere umano, buono e cattivo universalmente. Questi riescono detrattori pessimi da essere fuggiti, e sono indegni di dedicare a una bell’anima le loro assassine opere, per eleganti che sieno. Il secondo genere è di osservatori del bene e del male, i quali colla miglior urbanitá ed efficacia che possono, attenendosi a’ generali, se non sono punti e sfidati da’ particolari, espongono, dipingono, caratterizzano, bilanciano, fanno confronti, riflessioni, lodano il bene, inveiscono contro il male, deridono i pregiudizi, ridono e fanno ridere de’ difetti dell’umanitá. Una certa libertá di pensare, un disprezzo de’ riguardi, un amore ardito per la veritá gli fa scrittori.
Chi dedica, aspira a qualche benefizio. Io bramo dall’Eccellenza Vostra quel solo benefizio d’essere considerato nel numero del secondo genere de’ satirici.
Il mondo difficilmente fa una tale separazione. Nimicizia, ignoranza, dispetto, sospetto mette i detrattori e gli urbani satirici in un solo conto. Vostra Eccellenza non è nimica, non è ignorante, non è dispettosa, non è sospettosa, e sa essere benefattrice volontaria anche di coloro che non le chiedono favori. Affido alle sue mani la Marfisa bizzarra, non meno che la bilancia del mio carattere; e la supplico a voler consentire ch’io possa vantarmi suo servitore e suo satirico.