La Chioma di Berenice - Discorsi e considerazioni (1913)/Considerazione decimaprima - Corona d'Arianna

Considerazione decimaprima - Corona d'Arianna

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CONSIDERAZIONE DECIMA PRIMA

corona d’arianna.

D’Arianna abbandonata da Teseo vedi in Catullo nell’epitalamio di Tetide, v. 164; Tibullo, lib. ni, elegia vi, 39:

          Gnossia, Theseae quondam periuria linguae
               flevisti ignoto sola relicta mari.

Properzio nell’elegia a Bacco, lib. in, xvii, v. 7:

          Te quoque enim non esse rudem testatur in astris
               lyncibus in coelum veda Ariadna tuis.

Della costellazione parlano Manilio, lib. v, v. 262, e Virgilio, Georg., i, 223:

Gnossiaque ardentis dece dal stella Coronae.


E l’Alighieri tocca questa favola nell’Inferno (canto xii, vv. 15-20), e descrive la costellazione della Corona nel Paradiso (canto xiii, 14). Ma spesso e piú a lungo ne canta Ovidio; l’amore e il tradimento di Teseo è passionatamente dipinto nell’eroide decima, la piú bella forse dopo l’epistola di Saffo a Faone, e da cui l’Ariosto (Orlando, canto x) derivò la sua Olimpia abbandonata. Non so dire quale mistero velasse questa Corona nella teologia degli antichi. Si dice che Vulcano la compose d’oro e di gemme, con le quali Teseo diradando le tenebre del laberinto sia uscito salvo. Igino riferisce (lib. ii, 5) che fu donata da Bacco ad Arianna come dono di amore; ed Ovidio, Metam., lib. viii, 176:

          . . . . . . Desertae et multa querenti,
          amplexus et opem Liber tulit: utque perenni
          sidere clara foret, sumtam de fronte Coronam
          immisit coelo: tenues volat illa per auras;
          dumque volat, gemmae subitos vertuntur in ignes
          consistuntque loco, specie remanente Coronae:
          qui medius Nixique genu est, Anguemque tenentis.

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Ma ne’ Fasti (lib. iii, 513) lo stesso poeta canta questa Corona fabbricata da Vulcano, regalata a Venere, e dalla diva ad Arianna. Assunta con Bacco in cielo, la Corona divenne asterismo. Chi piú desidera intorno a questi argomenti, legga Tertulliano (De coronis, cap. 7) ed il suo cementatore Rigalzio. Questo asterismo di Arianna, la corona, la lira ed il canto, essendo cose aggiunte parte da Teseo, parte da Orfeo e da Ercole a’ giuochi olimpici, sono state poi trasferite dalla terra al cielo. Di che distesamente il Bianchini (Istoria universale, deca iii, secolo xxviii, cap. 28, sez. 5).