L’equivoca metamorfosi di un progetto di bonifica

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E’ il 21 gennaio 1870 quando i delegati dell’Assunteria di Massafiscaglia dirigono alla Congregazione scoli la richiesta di un progetto per l’emungimento dei propri terreni. Il successivo 14 febbraio 1870 alla riunione della Congregazione, l'ingegnere primario Luigi Piccoli, il successore di Forlani, dichiara la possibilità di assicurare il prosciugamento dei terreni che scolano nelle Valli Gallare mediante l’installazione di una macchina idrofora, che dovrebbe essere installata alla Chiavica Marescalca, in località Marozzo, all’argine del Volano, nel quale riverserebbe l’acqua stagnante nelle Gallare determinando l’emersione delle terre circostanti ad altimetria superiore.

Il 30 aprile 1870 Cesare Paramucchi, presidente dell’Assunteria di Massafiscaglia, illustra ai delegati il progetto dell’ingegner Piccoli. Trascorrono nove giorni, il 9 maggio ottantacinque proprietari del comprensorio, temendo che l’auspicio di Paramucchi sia destinato ai polverosi archivi dell’organismo, indirizzano alla Congregazione del secondo circondario una petizione che chiede la realizzazione del progetto. La Congregazione approva la richiesta e incarica l’”ingegnere primario” di predisporre un progetto esecutivo. L’ingegner Piccoli assolve con solerzia ai propri compiti: il 30 maggio sottoscrive il piano formale per la bonifica meccanica delle valli circostanti le Gallare comunemente indicate con la medesima denominazione. Il 2 giugno il progetto è inoltrato al Prefetto in assolvimento delle prescrizioni del moto proprio di Pio VI che all’alba del Regno d’Italia costituisce norma vigente in materia di acque e opere di bonifica negli antichi stati pontifici.

Evento eccezionale nella storia della Pubblica amministrazione italiana, dopo una sola settimana, il 9 giugno, il Prefetto suggella l’approvazione del progetto, di cui la Congregazione può, quindi, affrontare l’attuazione. Prevista una spesa di 135.000 lire, viene proposto un primo riparto, commisurato ai benefici che le singole proprietà ritrarranno dal prosciugamento della superficie palustre o semipalustre, estesa a 7.600 ettari. Secondo Piccoli l’onere medio di 3,42 lire per ettaro consentirà di accrescere il valore dei terreni di 25 lire per ettaro.

Se, peraltro, la sussistenza di vantaggi è riconosciuta da tutti i consorziati, non tutti sono d’accodo sulla loro misura nei terreni ubicati nelle diverse aree del comprensorio, posti a quote diverse e a distanza differente dai canali di emungimento. Manca altresì l’accordo sul tipo di apparecchiatura da installare, siccome negli anni più recenti i modelli di pompa offerti dai costruttori si sono moltiplicati, le riviste tecniche proclamano i vantaggi di un apparecchio rispetto agli altri, la scelta dipende dalla diversa valutazione di un numero cospicuo di variabili. Inizia un’interminabile successione di assemblee dei possidenti, che nominano prima una “deputazione straordinaria”, quindi una “commissione straordinaria”, che insedia, a sua volta, una “commissione parziale”, le cui sedute si accendono allo scontro delle opinioni opposte sulle macchine da installare, sulla potenza di cui debbano disporre, sui criteri di riparto degli oneri tra i beneficiari.

Dopo un vortice di sedute, il 9 settembre 1870 la commissione “straordinaria” incarica formalmente l’ingegner Piccoli di modificare il piano originario prevedendo di collocare a Marozzo macchine di potenza maggiore. La solerzia dell’ingegner Piccoli consente di presentare il nuovo piano al Prefetto il 15 settembre. Il 20 marzo 1871 la commissione “straordinaria” è in procinto di deliberare sulle apparecchiature da adottare quando propone un’obiezione pregiudiziale ad ogni decisione Giuseppe Pavanelli, che si oppone a qualunque deliberazione se non si decida, previamente, che il progetto assicuri il completo prosciugamento delle Valli Gallare, di Valle Volta e di una serie di valli prossime di proprietà privata. Il progetto originario prevedeva la bonifica delle terre che scolano nelle Gallare, 7.600 ettari, Pavanelli pretende che esso prosciughi le intere Gallare, 12.500 ettari: un mutamento che obbligherebbe a presentare in Prefettura un progetto radicalmente diverso da quello già inoltrato.

Per non interrompere l’iter del progetto l’ingegner Piccoli dichiara che nel progetto già inoltrato avrebbe inserito espressioni sufficientemente ermetiche da consentire alla Congregazione, ove i delegati lo decidessero, di dichiarare di avere previsto, nella compilazione del testo originario, di realizzare i grandi canali necessari a prosciugare il comprensorio cui Pavanelli intende estendere la bonifica. Giocoliere impareggiabile tanto tra gli infidi pantani del Polesine quanto nelle mutevoli combinazioni di assemblee e commissioni, Giuseppe Pavanelli ha sospinto un progetto di bonifica a convertirsi in un progetto oltremodo più ambizioso, e più costoso, ha indotto il progettista che lo ha firmato a prodursi nella più prodigiosa, inattesa metamorfosi.

Conferma che la commissione “straordinaria” ha deliberato un piano radicalmente nuovo il tempo che l’ingegner Piccoli impiega a redigere il progetto dei nuovi canali e delle nuove opere murarie. Corredato dal piano di riparto delle spese tra i proprietari compilato dall’ingegner Parmiano Parmiani, e da un piano finanziario opera del dottor Antonio Malagò, che appare il solerte comprimario di Pavanelli all’interno della “commissione straordinaria”, il nuovo progetto viene presentato dall’ing. Piccoli il 26 settembre. Il 10 novembre la commissione “straordinaria” delibera alcune modifiche ai criteri di riparto delle spese, che vengono inclusi dall’ingegner Piccoli nel piano aggiornato che presenta il 20 novembre. Il verbale viene sottoposto all’approvazione prefettizia, che viene rilasciata il 20 dicembre.

Mentre la commissione “straordinaria” sospinge il piano verso l’approvazione, la non meno solerte commissione “speciale” compie passi decisivi verso la capitale scelta delle apparecchiature: nel corso della riunione del 20 settembre, Pavanelli, che sostiene la scelta della “ruota-pompa”, suffraga la proposta dichiarando che l’opzione sarebbe avallata dall’ingegner Girolamo Chizzolini, direttore del più prestigioso periodico agricolo nazionale, L’Italia agricola, un professionista le cui consulenze sono richieste nella realizzazioni di opere pubbliche in Italia e all’estero, membro di autorevoli commissioni e comitati.