VI. Istinto sociale

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V Conclusioni


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VI.

Istinto sociale.

È questo uno degli istinti più meravigliosi, tanto più ch’esso è ordinariamente accompagnato da altri istinti, i quali rendono utili ed interessanti gli animali che ne sono possessori. In ogni classe zoologica noi troviamo degli animali sociali; ma nessuna offre delle società sì ben organizzate come quelle degli insetti e dei mammiferi, ai quali perciò rivolgeremo la nostra speciale attenzione.

Fra gli insetti meritano una particolare menzione le formiche e le api.

Ogni società di formiche è composta generalmente di tre sorta di individui, cioè di femmine e di maschi, ambo alati, e di neutri privi di ali. Questi vanno considerati come femmine rimaste indietro nello sviluppo. L’abitacolo di questi insetti sono tronchi d’alberi fracidi oppure il terreno, e consta di una serie di cavità e di an[p. 43 modifica]diti. I neutri sono quelli che eseguiscono quasi tutti i lavori domestici, ossia fabbricano le abitazioni, curano le uova e le formiche neonate e difendono la società dai nemici. Gli individui sessuati, maschi e femmine, servono unicamente alla riproduzione della specie.

Per aver aiuto nei lavori domestici, le operaie (neutri) invadono spesso formicai stranieri e portano seco le larve e le ninfe, le quali, tramutatesi in operaie adulte, servono come schiave le formiche padrone. Generalmente queste schiave sono ben trattate dalle loro padrone; ma esiste una specie, la formica amazzone, che non si sottomette alla più leggera fatica, lascia eseguire ogni più piccola cosa dalle formiche schiave, da cui si fa perfino imbeccare il cibo, e muore di fame, se non può godere tale servizio. Abbiamo qui un’applicazione del diritto del più forte, ed inoltre un preciso ritratto di quelli individui, che non sanno prendersi verun incomodo e dipendono totalmente dai loro domestici. [p. 44 modifica]

A questi istinti se ne associa un altro, molto interessante. Le formiche cioè vanno in cerca degli afidi e li accarezzano tanto colle loro antenne, finchè questi dai nettarii emettono un umore zuccherino che è avidamente assorbito dalle formiche. Di più, alcune si portano questi afidi nel loro formicaio per poterne più spesso profittare nel modo indicato, e li tengono in conto di animali domestici. Fig. 4. Termiti bellicose, soldato, operaio, maschio e femmina gonfia d'uova.

Più perfette sono le società delle termiti o formiche bianche, le quali si compongono di individui alati che sono maschi o femmine perfette, e di individui neutri di due qualità. Alcuni di questi hanno il capo grande, quadrangolare e le mandibole robustissime, e servono alla difesa della società, per cui ebbero il nome di soldati; gli altri invece hanno un capo piccolo e rotondo e le mandibole deboli ed eseguiscono i lavori domestici (V. la fig. 4)

Ritorniamo ora alle api, di cui ci siamo già occupati per altri riguardi. Le loro società si compongono di un numero grandissimo di femmine imperfette od operaie, [p. 45 modifica] di molti maschi o fuchi, e di un’unica femmina sviluppata, la regina. Tutti i lavori sociali sono eseguiti dalle operaie, le quali fabbricano le cellule, raccolgono il miele ed allevano la prole. I fuchi non hanno altro ufficio all’infuori di quello che si attiene alla riproduzione. La regina è l’unica femmina prolifera della società, e si occupa perciò unicamente della deposizione delle uova, il cui numero in un anno può ascendere fino a sessanta mila.

Siccome ogni favo ha due sorta di cellule, alcune più strette entro cui nascono le operaie, ed altre più larghe in cui si sviluppano i maschi, così credesi generalmente, essere in balìa della regina il deporre uova femminili nelle prime, e maschili nelle seconde. Questa idea sembrami improbabile ed il fenomeno può essere spiegato più naturalmente in altra guisa. È provato che le uova fecondate dell’ape, sviluppandosi, danno individui femminili, mentre le non fecondate danno i maschi. Siccome la regina porta l’umore fecondante in apposito serbatoio, così è [p. 46 modifica] supponibile, che in seguito alla pressione esercitata sull’addome nell’introduzione di questo entro le cellule ristrette, quell’umore sia versato sull’uovo, il quale in tal modo fecondato riceve un impulso allo svolgimento in senso femminile; mentre nei casi, in cui la regina mette le uova nelle cellule più larghe, mancando tale pressione per parte delle pareti delle cellule, viene a mancare quest’impulso e l’uovo rimane tale quale è originariamente, cioè di sesso maschile. Lo svolgimento dell’uovo femminile è inoltre modificato dal cibo fornito alla larva; cosicchè se questa è nutrita abbondantemente, diviene una regina, e nel caso negativo una semplice operaia.

In media uno sciame di api si compone di quindici mila a venti mila operaie, di sei cento a otto cento fuchi, e di una regina. Questa può vivere sei a sette anni, assai più breve è la vita delle operaie e può essere valutata di otto settimane nell’epoca del lavoro. Il maschio che feconda la regina perisce immediatamente, gli al[p. 47 modifica]tri maschi sono scacciati dall’arnia ed in parte uccisi in fine d’autunno, giacchè la loro presenza è affatto inutile e sarebbe dannosa nell’inverno pel consumo del miele che farebbero.

Anche i mammiferi offrono esempi di vita sociale, e prova ne siano quelli a noi più affini, cioè le scimie. Intorno a queste un distinto viaggiatore e naturalista tedesco, il dott. A. Brehm, scrive quanto segue. “Il maschio più capace della società è il conduttore. Questa dignità non gli viene conferita per suffragio universale, ma gli è concessa solo dopo accanita lotta cogli altri competitori, che sono tutti i maschi più vecchi della banda. Sono i denti più lunghi e le braccia più robuste che decidono della lotta. Chi non vuole sottomettersi volontariamente, viene trattato con morsicate e busse, finchè faccia giudizio. La corona appartiene al più forte, nei suoi denti sta la sapienza. E si comprende che la cosa debba esser così, poichè le scimie più forti sono generalmente le più vecchie, e sta bene che ad [p. 48 modifica]esse debbano obbedire le giovani ed inesperte. Il capo esige e riceve obbedienza assoluta in ogni rapporto. La galanteria cavalleresca verso il bel sesso non è suo mestiere; solo nella lotta egli riporta il premio dell’amore. Lo jus primæ noctis è ancor oggi in vigore. Egli diventa lo stipite di un popolo, e la sua razza si aumenta, non altrimenti che quella di Abramo, d’Isacco e di Giacobbe, come la sabbia del mare. Nessuna femmina della banda può fare all’amore con altro maschio azzimato; i suoi occhi sono acuti; la sua disciplina è severa; in affari d’amore non comprende lo scherzo. Le femmine che l’obbliassero sono bussate e pelate in modo che passa loro certamente la voglia di avere dei rapporti cogli altri eroi della banda; lo scimiotto poi, che violando la legge dell’harem offende il sultano superbo del suo diritto, resta ancor maggiormente malconcio..... Del resto il capo esercita il suo uffizio con molta dignità. La stima che egli gode, dà al suo contegno una certa sicurezza ed indipendenza [p. 49 modifica] che mancano ai suoi sudditi; questi inoltre l’accarezzano in ogni guisa. Si vede p. e. che le femmine gli prodigano i più alti favori che una scimia possa dare o ricevere; esse cioè sono premurose nel liberarlo dai molesti parassiti, cure che si lascia prodigare col contegno di un pascià cui la schiava favorita gratta i piedi. In cambio egli pensa alla sicurezza dei suoi sudditi ed è perciò sempre in maggior apprensione che questi. Egli volge lo sguardo per ogni dove, non si fida di alcuno e riesce quasi sempre ad accorgersi del pericolo che minaccia la banda.”