I

L'economia politica/Proemio L'economia politica/II IncludiIntestazione 22 giugno 2011 100% saggi

Proemio II

[p. 5 modifica]Tardi venuta nel consorzio delle discipline morali e sociali; espressione logica di quella aspirazione caratteristica dei tempi moderni, e che maggioreggia di più in più venendo all’età nostra, verso un crescente progressivo benessere, che si compendia nel concetto generico di Ricchezza; intesa dapprima quale arte empirica di Stato o in sussidio unicamente di essa, e poi via via elevata a dignità propria di scienza; costrutta in parziali sistemi, [p. 6 modifica]o a volte scambiata per la scienza sociale tutta intera, o comunque in questa confusa; condotta quando a quando a vagare pei regni fantastici dell’utopia; contestata più o meno sempre, anche perchè dottrina d’interessi antagonistici, ostile a vecchi e nuovi pregiudizj ed abusi, in un campo, dove (ancor più forse che in Astronomia) gli aspetti e i moti apparenti stanno spesso in contrasto cogli aspetti e i moti reali; e d’altronde essa medesima per certo qual modo in corso ancora di formazione, e perciò non sempre e in tutto concorde fra i suoi stessi cultori, nè sempre misurata nelle sue conclusioni: – oggi l’Economia politica (e che meglio direbbesi sociale, nel senso più ampio e spregiudicato della parola), si ravvisa generalmente come la scienza speciale a cui incombe di studiare l’ordine sociale della Ricchezza, ossia di que’ beni o mezzi esterni di godimento, dove si esplica in forma sociale il fatto dell’umano lavoro.

E non intendo qui darne una definizione per ogni riguardo adeguata; mi basta il concetto nella sua forma e comprensione più generale.

Scienza speciale, limitata nella sua competenza, per quanto pure oggidì ne grandeggi la materia e l’ufficio; alla quale rimangono pure estranei (malgrado molteplici e più o meno intime correlazioni), dall’un canto, i processi tecnici e professionali del lavoro; e dall’altro, le ragioni etiche e giuridiche; non guardando essa, per suo proprio assunto, in via teorica od applicata, se non alle ragioni e ai risultati di utilità.

Non dunque la scienza sociale tutt’intera, in ogni suo aspetto e rapporto; quale invece, a questi ultimi tempi, aspirerebbe ad essere, dal suo punto dominante di vista, un’altra scienza di ordine più generale, che con appellativo ibrido, ma comodo, un barbarismo opportuno (a convenient barbarism, come esprimevasi lo Stuart Mill), proposto in prima da Augusto Comte, si denomina la Sociologia; e che intesa e architettata dallo Herbert Spencer come una dottrina positiva della vita sociale nel suo progressivo sviluppo, e comunque ancora poco più che a’ suoi primi saggi, accenna però a voler attrarre nell’orbita delle proprie idee, e ad improntare del proprio carattere, l’intera sfera degli studj congeneri, per un’applicazione sistematica di quei principj che si comprendono comunemente sotto il nome collettivo di Darwinismo, e quello in principal modo (e che in sè li compendia) dell’evoluzione. – Ultimo anello alla sua volta di quella serie scientifica non interrotta, che dallo studio dell’evoluzione inorganica salirebbe a quello dell’organica, per metter capo infine nella super-organica, giusta il concetto e il linguaggio del maggiore suo rappresentante.

[p. 7 modifica]E senza entrare da parte mia, di proposito, nel merito di questo nuovo indirizzo, e colle avvertenze, le riserve e i complementi che avrò più oltre a proporre, io reputo tuttavia che se vi è scienza che possa per suo proprio genio accomodarvisi e farne suo pro, quest’è l’Economia politica - una scienza d’altronde, che intesa in tutta la sua estensione, e per l’indole del suo oggetto e le sue naturali attinenze, mostra in certa guisa tenere il mezzo tra le fisiche e le morali.

E ciò per la ragione anzitutto, che è dessa in certa misura l’Economia che ha primamente suggerito ad altri qualcuno di que’ principj, o che potrebbe comunque fornirne nel proprio suo campo, e giusta l’ordine de’ suoi abituali concetti, un più compiuto esemplare.

Di già era stato avvertito (e da me pure in altre occasioni) come quella divisione del lavoro biologico, che tanto conta nell’odierna dottrina, la specificazione degli organi e delle funzioni nel regno degli esseri viventi, altro in sostanza non fosse, concetto e nome, se non la divisione del lavoro sociale per gli economisti, e come da loro la derivasse fino dal 1826 il Milne Edwards, e poi largamente se ne avvantaggiasse nella sua Introduzione alla Zoologia generale (1853), ravvisandovi, giusta il suo modo di concepire e significare la cosa, una delle tendenze generali della natura nella costituzione del regno organico.

È noto parimenti come il Darwin, a sua confessione, fosse indotto all’idea di quella sua lotta per l’esistenza (struggle for life) dalla lettura del libro del Malthus sul Principio della popolazione, cadutogli accidentalmente fra mani; e se egli fosse stato più dimestico degli studj nostri, avrebbe potuto scoprire un riscontro anche più intimo, e consentaneo d’altronde alle sue ultime conclusioni, così disformi invece dalle desolanti conclusioni del Malthus, fra quella che pur direbbesi la concorrenza vitale e la concorrenza economica, insieme a quella cèrnita elettiva (selection), dei migliori o meglio agguerriti, che si riguarda quale condizione ed impulso, in ambo i campi, d’indefinito progresso: – il punto centrico fondamentale, e il principal cardine operante nel sistema del grande naturalista.

E così parimenti per quanto concerne l’evoluzione, intesa quale un’esplicazione naturale, un movimento spontaneo, per energia propria: – concetto antico del resto (a parte il neologismo del vocabolo), e già più o meno famigliare, o non del tutto estraneo, alle discipline storiche e filosofiche, e in particolare, nel secol nostro, alle due scuole storiche del Diritto e dell’Economia, ancor prima che potesse esser parola di Darwinismo; ma che però, [p. 8 modifica]una volta introdotto e tracciato a fondo nelle naturali e biologiche, tende ormai di più in più a dominar il pensiero anche in tutte le altre, le psicologiche e glottologiche, le morali e sociali, e a tradurlo in nuovi e sconfinati orizzonti.

Che anzi io reputo, come dianzi accennava, non esservi forse altro ordine di fatti sociali (specie nell’èra nostra), dove il movimento evolutivo riesca maggiormente spiccato e distinto che in quello che porge materia specifica alla scienza nostra e alle sue costruzioni: — l’ordine de’ fatti industriali, dei prodotti e rapporti dell’omano lavoro, delle relazioni e degli istituti che vi si attengono; quello tutto intero dell’incivilimento economico, nella sua più ampia e comprensiva espressione. E sia poi per sè stesso, sia pel modo con cui si rispecchia nelle idee della scienza.

L’ordimento iniziale dell’organismo economico per un primo atto di cooperazione o divisione di lavoro, e lo scambio correspettivo di prodotti o servigi che vi si accoppia: il filo connettivo, per così dire, di cui s’intesse l’intera trama sociale, via via più fitta, multiforme, svariata, e un processo inverso associativo che vi si coordina; — la genesi del capitale per un primo atto di previdente astinenza, e grado grado la crescente importanza di questo fattore, in forma di lavoro indiretto, anticipato, a rimunerazione differita, quale mezzo e strumento ausiliatore del lavoro diretto; dal più antico e rozzo utensile di silice fino al più perfetto e poderoso congegno, in cui alita lo spirito animatore e dominatore della scienza; e con tutte le istituzioni e servigi che vi sorgono intorno; — la transizione originaria, graduale, dall’economia naturale del baratto alla monetaria, e da questa all’economia del credito, e in essa il crescente sviluppo della proprietà mobile incorporale, che trae in oggi ad una generale mobilitazione del valore; — la popolazione e il suo movimento in relazione coi mezzi di esistenza, il problema più ponderoso e tormentoso, sempre attuale, di tutta l’Economia, poichè è quello al postutto della vita; — il progressivo predominio dell’intelligenza tra i fattori della produzione, e questa tutta quanta vieppiù intensiva, per potenza accumulata di mezzi, processi tecnici perfezionati, e tradotta per più agevoli e pronte e quasi istantanee corrispondenze, con crescente grandezza e moltiplicità di commercj, in sempre più vasta estensione di mercato; e insieme con un travaglio intestino ne’ suoi fattori e nella loro combinazione, che oggi accennerebbe palesemente, come a suo ultimo e definitivo assetto, a più simpatiche relazioni di mutualità armonica fra que’ due grandi antagonisti che sono stati fino a qui il capitale e il lavoro, in una forma cooperativa e [p. 9 modifica]meglio rispondente al loro naturale ufficio: – e tutto, insomma, nel successivo procedimento per entro al regno degli enti economici, come nel modo abituale di concepire della scienza, risponderebbe a quel principio che oggi diremmo di evoluzione; e così integralmente per l’insieme, come singolarmente per qualsiasi de’ suoi istituti, de’ suoi organi, e delle sue funzioni ed esplicazioni.

Il tutto altresì, notate bene, nel senso (a grandi linee) di un movimento naturale, spontaneo; per ragioni intrinseche preponderanti; comunque sempre influite, limitate, o a quando addirittura soppresse da estranee interferenze, ma che riescono esse medesime di più in più liberamente ad evolversi venendo all’età nostra.

E parmi poi atto di doverosa giustizia anche verso gli economisti d’altro tempo, l’aggiungere che essi se n’eran pur resi un qualche conto, e ne aveano avuto se non altro il sentore, fino dalle prime loro speculazioni scientifiche, e nelle più o men larghe illustrazioni storiche che ne tolsero argomento ed impulso; e sia poi per merito loro proprio, o per quello naturale del loro soggetto ed assunto.

Tanto più è da bene augurare per gli studj nostri che giovani e valorosi ingegni si vengano di proposito incamminando per questa via; la quale promette di riuscire vieppiù fruttuosa, anche in vista dei gravi problemi sociali che ci si affaccian fin d’ora, e grandeggieranno, evolvendosi, in un non lontano avvenire.

Nulla pertanto, ripeto, che non si attagli alla materia ed al genio d’una disciplina come la nostra; nulla anzi d’inconsueto e del tutto nuovo per noi in que’ principj che ora ci vengono luminosamente additati dalle dottrine biologiche, le medesime d’altronde che fin presso ai nostri giorni, e avanti i trionfi decisivi del Darwin, eransi mostrate ad essi le più restie; utile insieme e fecondo (se fatto coi voluti accorgimenti) l’accostamento fra questi due ordini diversi di studj, per un mutuo ricambio d’ufficj, e nell’intento di viemmeglio illustrare o scoprire le somiglianze, le affinità e le analogie, che possono quinci e quindi riscontrarsi nel campo della rispettiva loro competenza.

Ed è così, per esempio, che mentre era stata pur dessa l’Economia a suggerire alla Biologia il primo concetto di quella divisione e specificazione organica e funzionale del lavoro, che è egualmente fondamentale per le due parti, essa può di rincontro derivarne l’altro, non forse altrettanto bene avvertito fra i suoi cultori, e tuttavia non men generale ed importante, di un processo inverso e parallelo di accentrazione ed integrazione; onde [p. 10 modifica]nell’atto stesso che si differenzia e divide, si consocia e riunisce altresì; si moltiplicano e si fanno più stretti e solidali i consensi, e sorgono nuovi organi e nuove funzioni direttrici e coordinatrici, in un organismo ad una volta più particolareggiato e distinto, più compatto ed armonico, come altresì più sensibile e delicato ne’ suoi aggiustamenti: — la formola complessa e completa della struttura organica e della sociale nel corrispondente processo evolutivo.

Somiglianze, affinità (diceva), non però identità; e che non consentirebbero in alcun riguardo di considerare la Sociologia, e con essa l’Economia, quale una semplice projezione logica (se così può parlarsi) della Biologia; analogie, non peranco vere e proprie omologie; come ne faceva espressa avvertenza lo Schäffle(1), che pure ha tanto abbondato per il concetto e il linguaggio in cotesto indirizzo naturalistico della scienza sociale; e che non potrebbero dunque attentare alla propria e distinta autonomia di quest’ultima, e della scienza nostra in particolare; aspetti e forme comuni, dove occorre altresì star di continuo sull’avviso a fine di non confondere per avventura i sensi reali coi figurati.