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L'amor platonico II
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Nella sua prefazione al Convito, Ruggero Bonghi avverte che l’amor platonico fu chiamato così probabilmente per la prima volta in Francia ma non si sa da chi nè perché, non avendo Platone mai pensato a nulla di simile fra uomo e donna e movendo per la sua idealizzazione da concetti che non è qui [p. 10 modifica]il caso di esaminare, che ad ogni modo però escludono la donna — giudicata dai greci troppo inferiore per poter assurgere con essa alla contemplazione della pura bellezza spirituale. È ben vero che in questo Convito il discorso più elevato sull’amore lo tiene una donna, Diotima, ma lo tiene sulla base sensuale, mentre in Platone l’amore si andava idealizzando fino a mutare oggetto sicché «lasciati a terra i bei corpi in cui si genera e quelli in cui non si genera, va ricercando e trovando nelle varie sfere del bene, del bel[p. 11 modifica]lo, del vero, oggetti diversi e via via più elevati e puri in cui appuntarsi e quetare».

In conclusione parmi che, essendo stato questo desiderio di amore soprasensibile da Platone precisamente introdotto nel voluttoso mondo greco, per quanto egli ne escludesse le donne, se col progresso e col mutare dei secoli qualche donna ha creduto di potervisi accostare, è anche giusto averne conservata nella denominazione la primitiva origine. Del resto se la cosa non era nelle abitudini di quei felici gaudenti, possiamo trovarne la traccia nei pensieri dei Alo[p. 12 modifica]soli, dal momento che Aristotile si domanda per ben due volte «se l’amore sia essenzialmente desiderio di convivenza sensuale * e due volte risponde di no, e riscontra nell’amore in genere tratti che nel desiderio del contatto sensuale non si trovano, concludendo «non sempre chi più ama desidera quel contatto». E sia pure che aneti’ egli al pari del maestro non avesse in mente le donne quando scriveva ciò, si dovrà convenire che l’importanza è di stabilire una data teoria; le applicazioni e le conseguenze sftiggono allo stesso inventore. Ac- ==Pagina:Neera_-_L'amor_platonico,_Pierro,_1897.djvu/17==o cettiamo dunque la definizione di «amor platonico» che ha almeno il vantaggio di essere bene o male intesa da tutti e vediamo quale sia il suo posto nella odierna società.

Se ci poniamo a raccogliere il suono di quelle due parole ripercosse contro le pareti di un salotto o d’un teatro, se ce ne giunge l’eco nei discorsi della piazza, dei clubs,dei caffè, esso è non di rado circonfuso da un cotal senso di ridicolo, al quale non sanno sottrarsi nemmeno le persone che meglio ne potrebbero discutere e si dice amante platonico come si direbbe cane scodato, provocando [p. 13 modifica]cettiamo dunque la definizione di «amor platonico» che ha almeno il vantaggio di essere bene o male intesa da tutti e vediamo quale sia il suo posto nella odierna società. Se ci poniamo a raccogliere il suono di quelle due parole ripercosse contro le pareti di un salotto o d’un teatro, se ce ne giunge l’eco nei discorsi della piazza, dei clubs, dei caffè, esso è non di rado circonfuso da un cotal senso di ridicolo, al quale non sanno sottrarsi nemmeno le persone che meglio ne potrebbero discutere e si dice amante platonico come si direbbe cane scodato, provocando [p. 14 modifica]un benigno e quasi ilare sentimento di compassione non esente da qualche malizietta sottintesa. Ciò tuttavia non vorrebbe dir nulla, poiché si è riso e si riderà ancora di .cose anche più serie e da gente che ha quasi distrutto il significato della parola rispetto non si possono pretendere soverchie delicatezze.

Quello che mi meraviglia è che i moderni trattati sull’amore vi accennino appena e alla sfuggita e senza nascondere la incredulità più o meno scientifica dell’autore per questa forma amorosa che non si ritiene degna di attenzione e che è [p. 15 modifica]pure tanta parte viva del nostro organismo, la più ardente forse, come ne è la più segreta e la più chiusa.

Certamente quando si parla d’amore attorno a un tavolino, fra le undici e la mezzanotte, non è mai questione di amor platonico e chi vuol tenere allegra una brigata, punzecchiarla, eccitarla, destarne l’ammirazione, la curiosità, l’invidia, la gelosia, caracollando sul destriero delle conquiste, se anche conobbe e sa che cosa sia amor platonico, si guarda bene dal parlarne. Il fatto in sè stesso non interessa nessuno [p. 16 modifica]e il solo che ne è o che ne fu interessato lo custodisce pudicamente per una quantità di ragioni nobili e belle, fra cui può stare eziandio quella meno nobile e meno bella della vanità che non vi trova il suo tornaconto. Ad ogni modo 1’ amor platonico non si vede, non si urta col gomito, non fa crocchio, non rizza bandiera e per ciò sembra a molti che non esista altro che nella fantasia dei romantici e sembra a chi scrive delle psicologie sull’ amore che soffermarvisi sia troppo da collegiale, dimenticando che l’amore che essi prediligono è già, e [p. 17 modifica]per sua natura e mercè i loro studi, alla portata di chiunque e non offre quella maggiore attrattiva che appunto lo psicologo dovrebbe trovare là dove non tutti sanno e possono spingere lo sguardo.

Mal si apporrebbe chi credesse l’amor platonico un sentimento scialbo, una monotona rassegnazione di impotenti. Io vorrei dire a costoro: Vedeste mai un grande acquario, quello di Napoli per esempio? Avevate prima di allora immaginato che sotto la eguale distesa del mare potessero svolgersi tante meraviglie di forme, di co[p. 18 modifica]lori, di fosforescenze, di rosee corolle vitali, di bianchezze diafane palpitanti? No, nevvero? Vengono alla superficie i delfini, le foche, i pesci che tutti possono vedere, ma solo nel fondo, dove pochi hanno la virtù di affidarsi, il mare nasconde la sua flora misteriosa, i suoi amori invisibili. Passano le navi cariche di merci e di trafficanti, passano recando dall’ uno all’altro paese le glorie e le miserie dei popoli, tramite di lucro, tramite di civiltà, tramite di corruzione e di morte, — e sotto, divisi da un abisso, il mondo dei coralli [p. 19 modifica]e delle madreperle si distende tranquillo nel velo delle acque. È anche errore credere l’amore platonico qualche cosa di ingenuo e di rudimentale buono per i semplici, mentre esso, nato nel centro della più raffinata cultura, non può allignare che appoggiato a un grado massimo di civiltà, nè i veri semplici lo conoscono nè gli ingenui lo desiderano, essendo molto più facile amare a somiglianza di tutti gli animali che non nel modo di qualche rara anima ultra sensibile. Si potrebbe fare a questo proposito una curiosa osservazione ed è che il nessun conto in [p. 20 modifica]Nttra cui viene tenuto l’amor platonico dalla grande maggioranza delle persone, lo relega in una specie di limbo che in molti casi lo protegge e spesso lo difende. Il fatto che racconterò a tale proposito è assolutamente vero.

Un giovine prete, essendo stato per sua prima nomina eletto coadiutore in un villaggio ricco e popoloso, osservò subito con un certo allarme la frequenza, l’ardore, la longanimità di una bella penitente al confessionale del curato—il quale era un uomo intelligente e simpatico assai — nè le visite della devota si[p. 21 modifica]L’amor platomco gnora si limitavano alla grata, chè ella si spingeva fino nella stessa abitazione del sacerdote, con grave scandalo di tutto il paese che non mancava di mormorare. Tale stato di cose, non accennando per nulla a scemare, riusciva insopportabile al preticello che nel suo caldo zelo di neofita si pose in mente di rimediarvi; onde, tutto infiammato della sua missione, non si peritò di sbarrare il passo alla signora una volta appunto in cui la potè incontrare mentre faceva la ronda attorno al presbiterio. Non senza tremare ed esitar un poco, nuovo come [p. 22 modifica]era alla direzione delle coscienze, egli trovò tuttavia nella ferma convinzione del suo dovere il coraggio di dimostrarle l’assoluta sconvenienza di visite cotanto assidue, il cattivo esempio, l’incremento alla maldicenza, il pericolo a cui ella stessa si esponeva. Ma contrariamente a ciò che si era immaginato ed alle risposte a cui si era preparatola signora non negò e non si confuse: disse che il curato 1’ aveva salvata da una passione peccaminosa, che ella doveva alla sua eloquenza e carità cristiana il pentimento di un folle errore, che per [p. 23 modifica]lui solo si sorreggeva nella via della penitenza, che staccarsi da lui equivaleva ricadere nella colpa, che doveva scegliere fra un amore santo ed un amore profano e che Dio stesso la guidava.

La confusione e lo scoramento del preticello in seguito a tale inutile tentativo durarono parecchi giorni, tuttavia non si perdette d’animo.

Ricordò che la donna è debole, è tentatrice per sua natura e concluse di aver avuto torto rivolgendosi a lei. Al curato doveva parlare. Quello sì, intelligente, conoscitore del cuore umano, pratico della vita, conscio **3 [p. 24 modifica]della femminile fragilità, avrebbe ben saputo vedere la gravità della situazione e vi avrebbe posto riparo. Eccolo, ripreso da nuovo ardore, correre dal curato ed esporgli senz’ altro tutti i suoi dubbi, tutti i suoi timori. Il curato lo ascoltò con molta deferenza, approvando parecchie volte col capo, talché il buon preticello* si teneva quasi sicuro di aver trovato la strada giusta; se non òhe, a sfogo finito, il suo superiore gli rispose così: «Ella ha tutte le ragioni e la lodo molto per il fervore di virtù che la anima, ma (se lo lasci dire, tanto non [p. 25 modifica]è una offesa) è ancora giovane, e certe questioni sottili, delicate, non si possono sciogliere colla stessa foga colla quale S. Martino tagliò in due il mantello. La signora è una mia penitente, è donna di alti sensi, di temperamento passionale, di slanci improvvisi e fulminei; non posso in coscienza abbandonarla a sè stessa senza esporla ai più gravi pericoli; dovrebbe certamente usare maggior moderazione nella sua smania di conseguire la salvezza dell’anima; ma, caro mio, chi di noi è perfetto? Ella mi giudica con troppa indulgenza e mi onora più assai che [p. 26 modifica]non meriti, anche questo è vero, ma spetta a me lagnarmene? Le vie della provvidenza sono oscure e Dio solo sa quello che si fa. * Sconfitto su tutta la linea, il buon preticello ancora non si diede per vinto. Una certa ostentazione impudente per parte della signora venne in aiuto al suo zelo, così che decise di andare a mettere il suo caso di coscienza nelle mani del Vescovo.

Tutto quanto potè trovare di entusiasmi in fondo al cuore, di ragionamenti nel cervello, di dottrina nella memoria, tutto raggruppò e strinse colla maggior forza di argomen- D Googk [p. 27 modifica]tazioni nel discorso che tenne a Monsignore per provargli la necessità del suo intervento in quel brutto affare dove due cristiani si trovavano al più malo passo.

Ed anche Monsignore si degnò ascoltarlo colla più grande benignità, senza però dare a divedere con nessun segno o gesto l’impressione che produceva in lui quel racconto.

Soltanto quando il novizio ebbe finito, il Vescovo soggiunse: «Furono mai scorti o sorpresi i due supposti colpevoli in maniera tale da recare offesa alla pubblica moralità?» «Oh! — si affrettò a ri[p. 28 modifica]spondere il praticello spinto da un sentimento di giustizia e di lealtà che gli sembrava soprattutto doveroso in quella circostanza — non suppongo neppure che ci sia una illecita tresca.» «Ma allora—interruppe Monsignore — di che cosa si immischia Lei, se non è che un amore platonico?» Prima di esaminare le diverse qualità dell’ amore nel suo duplice aspetto intellettuale e sentimentale, . fra cui appunto sta l’amor platonico, è necessario udire la parola dei filosofi così detti materialisti. Pren[p. 29 modifica]diamo, per non ingolfarci in ripetizioni inutili, il più noto fra essi, Schopenhauer, il quale dichiara: «Ogni passione amorosa, qualunque sieno le smanie eteree che essa possa affettare, ha le sue origini nell’ istinto sessuale ed in nessuna altra parte» ciò che, unito alla affermazione di Platone non essere la donna suscettibile di comprendere la bellezza astratta e quindi incapace di dividere coll’uomo un amore veramente ideale, sembrerebbe la condanna definitiva del tema che mi propongo di svolgere, molto più — e questo è il punto sul quale ri[p. 30 modifica]chiamo l’attenzione dei lettori—che io sottoscrivo in massima alle due sentenze: credo cioè che non sia nelle attitudini della donna e nemmeno nei suoi bisogni il sentimento puro della bellezza e credo che le più nobili simpatie fra uomo e donna abbiano una occulta radice nella attrazione naturale. Ma che perciò? Quante attitudini si sono modificate dal giorno in cui il primo uomo nudo sulla terra dovette lottare cogli animali e quanti bisogni nuovi sorsero, quanti ne sorgeranno! Giudicare di questioni morali col criterio che ne avevano gli an- 3° 'HTgitizecTBy GOC: [p. 31 modifica]tichi, non mi pare un sistema equo e neppure affidarci interamente alle conclusioni dei pessimisti arrabbiati, i quali, al pari degli ottimisti ad ogni costo, portano una benda sugli occhi e vedono a traverso di essa solo quel tanto che riesce loro possibile.

Osservare la vita all’infuori di ogni sistema e di ogni preconcetto, indifferente alla scuola, indifferente al metodo, col solo desiderio della verità qualunque essa sia, non dimenticando che l’albero nasce dalla terra ed è fecondato dal fango ma seguendo pure la progressiva [p. 32 modifica]ascensione dei saoi rami verso l'infinito, ecco il mio credo artistico. È per questa via che invito i miei lettori a seguirmi nella ricerca di un amore che, tutto il contrario della favolosa fenice la quale nessuno vide mai, ognuno di noi ebbe occasione di vedere almeno una volta; ma desidero non essere accompagnata in questo viaggio nè da un libertino nè da un pedante, nè da un insensibile, essendo queste tre categorie di persone assolutamente incapaci di giudicare delle cose d’amore.

Accettando in massima l’aforisma [p. 33 modifica]di Schopenhauer, mi sono riservata il diritto di fare qualche osservazione. È chiaro infatti che se P istinto non avesse grandissima parte nelFamore, non ci sarebbe bisogno di amare il sesso contrario; ma se P uomo preistorico incontrando la prima donna deve, mosso dal solo istinto, averla afferrata e conquisa. nè più nè meno del primo frutto che vide pendere da un albero, egli, nel corso di tanti secoli e di tante evoluzioni non èrimasto alP abbozzo informe dell’ istinto ed una quantità di sentimenti che non erano certo nelle sue attitudini na[p. 34 modifica]turali, ma che avevano la possibilità di formarvisi,vi si sono formati, togliendo da una parte, aggiungendo dall’altra, nel lento e instancabile progresso della razza.

L’aforisma di Schopenhauer è dunque esatto per metà, fin dove dice che l’istinto sta nel fondamento di tutti gli amori, ma che ne sia il solo fondamento, ora, coi nostri costumi, le nostre aspirazioni, no, non è vero — o almeno non è sempre vero.

E se ammettete questo, se, come non mi par possibile di negare, ragioni intellettuali e sentimentali vennero a sovrapporsi all’istinto [p. 35 modifica]bruto, basta la predominanza dell’uno o dell’altro di questi fattori per determinare un amore che, pure innestandosi sull’antico, ne differisce nella forma, nei mezzi ed anche se occorre nello scopo.

Io mi figuro un viaggiatore che attratto da un sentiero romito vi si inoltra, ammirando se è artista la magia incantevole del verde che diffonde un’ombra discreta e soave, ascoltando se è poeta i sussurri misteriosi delle fronde ed il gorgheggio degli uccelli, respirando a pieni polmoni l’aria pura che fa sorgere intorno a lui i più di[p. 36 modifica]lettosi fantasmi di salute, di felicità, di gloria, di nobili ed eroiche imprese e, dopo essere trascorso di poema in poema, di volo in volo, prova gli stimoli della sete e chinando gli occhi vede scorrere ai suoi piedi un ruscello. È evidente che egli non fece la passeggiata spinto dal bisogno di bere e non è invece egualmente evidente che egli abbia bevuto, perchè vi sono persone così delicate che non saprebbero a nessun patto mettersi bocconi sopra una riva.

Nella già citata prefazione al Convito, Ruggero Bonghi dice: «Tutto [p. 37 modifica]Puomo ama e, secondo Poggetto che ama, ama prevalentemente con una parte di sè. Chi più ama più vale; ò nella capacità di amare la radice di ogni valore.» Parole profonde, che Puomo moderno ha tanto maggior diritto di appropriarsi quanti furono gli amori che egli seppe aggiungere al povero, rudimentale amore dell’uomo primitivo.

Vediamo intanto su quale lunga scala può svolgersi P amore platonico, appoggiato non solo alla poetica interpretazione di una graduatoria ascendente, ma spinto e stretto intorno dalla più imperiosa realtà. [p. 38 modifica]