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Atto V
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L’AMOR COSTANTE

La prima edizione di questa commedia del Piccolomini (che fu poi ristampata parecchie volte, fino al 1611,in cui se ne fece a Siena l’ultima impressione insieme con le altre commedie degl’Intronati) sembra essere quella procurata a Venezia da Andrea Arrivabene nel 1540. Ma «rarissima» la chiama il Savioli1; né io ho potuto vederla, a causa appunto di questa sua raritá. Pongo, dunque, a base del testo l’altra edizione, pur veneziana, del Bindoni che ha il seguente titolo: L’amor costante. | Comedia | del Signor Stordito Intro- | nato. Composta per la venuta dell’Imperatore | in Siena L’anno del XXXVI. | Nella qual Comedia inter- | vengono varij Abbattimenti di diverse sorte | d’armi & intrecciati, ogni cosa in tem- | pi e misure di Morescha, cosa | dilettevole, quanto alcun’altra | c’hoggidi sia in luce. In Vineg giá per Agustino | Bindoni. L’Anno. M.D.L [e sotto l’ultima scena: Fine della Comedia del S. Alessandro Piccolomini, altrimenti lo Stordito Intronato, intitolata L’Amor costante]. Essa può bene tener luogo della prima stampa da cui direttamente proviene: come attesta in modo non dubbio la lettera di dedica dell’Arrivabene «al molto honorato et magnifico. M. Giovanni Soranzo del Clariss. M. Alvise», in data «Di Venetia. il di. xv. di Novembre, m.d.xl», che va innanzi all’elenco dei personaggi. Ma, a correggerne i non pochi errori, mi valgo di quest’altre due edizioni cinquecentesche: 1a, L’Amor costante. | Comedia del | S. Stordito | Intronato, | composta per la | venuta dell’Imperatore in Siena | l’Anno MDXXXI. [p. 446 modifica]| Nella qual comedia intervengono varij abbattimenti di diverse | sorti d’armi & intrecciati, ogni cosa | in tempi e misura di more- | sca, cosa bellissima. | Nuovamente ristampata. | In Venetia [senz’altra nota tipografica]2; — 2a , L’Amor costante | Comedia | del S. Alessandro | Piccolomini. | Nuovamente ristampata, & tutta rivista, | ri- | corretta da gli errori delle stampe, da | Girolamo Ruscelli. In Venetia, per Plinio Pietrasanta, | M.D.LIIII3.

Nella lettera di dedica della prima stampa, riprodotta poi, come ho detto, nell’edizione del Bindoni, l’Arrivacene protesta la sua gran devozione al magnifico Giovanni Soranzo e il suo desiderio vivissimo di mostrargliene «qualche segno o testimonianza». Ma, non potendo, continua,

esser io del mio liberale, mi fa mestieri de l’altrui esser largo. E, per questo, ho sempre aspettato occasione che mi venga qualche cosa alle mani degna in parte de la Magnificenza Vostra. El che, forse, a questa volta, mi verrá fatto: per ciò che, pochi giorni sono, mi fu mandato di Pavia, da un mio amicissimo, alcuni sonetti e canzoni composti, in piú tempi a dietro, nella gloriosissima accademia degli Intronati di Siena; lo ingegno dei quali quanto in ciò vaglia giá si conosce per tutto. Hammi mandato insieme, questo mio amico, una comedia pur medesimamente d’uno di quelli Intronati, lo «Stordito» detto tra loro, altrimenti il Piccolomini, la quale, secondo che questo mio amico mi scrive, gli venne a le mani, non so in che modo, in Milano. Questa comedia ho mostrat’io ad alcuni buonissimi spirti; dai quali mi è stato cosí lodata e posta in pregio che io mi son risoluto che la sia quella la qual, mandandola io in luce e dedicandola alla Vostra Magnificenza, abbia da far fede appresso di Quella de la servitú che le singularissime parti sue mi sforzano a tener seco. E maggiormente perché, essendo Vostra Magnificenza sempre stata affezionatissima e cortesissima verso le persone che meritano, non è dubbio [p. 447 modifica]ch’ella avrá caro cotal dono, se non per conto mio, per il merito almeno di chi n’è stato primo autore.

Fuor di queste magre e indeterminate notizie che l’Arrivabene ci offre, null’altro sappiamo circa la pubblicazione dell’Amor costante e circa la parte, diretta od indiretta, che il Piccolomini v’ebbe.

Ecco ora alcune osservazioni spicciole. A. i, se. 3: il verso 5 del madrigale di Ligdonio suona cosí nell’ediz. Bindoni: «A dar luce a ciò ch’ai mondo vedete è de. xi. syllabe» anzi, piú propriamente, «syllab.». Le altre due edizioni sopprimono le parole «è de. xi. syllabe»; e anche io le sopprimo perché non ne vedo chiara la funzione e il significato. Sono esse una postilla marginale (venuta poi ad intrudersi nel corpo del verso) di chi volle ironicamente avvertire, per proprio conto, la bestialitá di Ligdonio che faceva endecasillabi di quella specie? O è lo stesso Ligdonio che, quasi compiacendosi della sua valentia, sospende, per un momento, la recitazione del suo madrigale e ammonisce Panzana •che il verso «a dar luce a ciò ch’ai mondo vedete» è proprio di undici sillabe e musicalissimo e perfettissimo? Non vedendoci chiaro, sopprimo, come ho detto, le parole su riferite; ma le noto qui perché i lettori possano, se ne hanno voglia, risolvere questo piccolo indovinello come meglio credono. — A. 1, se. 12: «Tardi cornò Orlando». Tutt’e tre le stampe hanno «tornò» invece di «cornò». Ma la correzione è sicura: poiché qui si ha, certo, un ricordo del finale episodio della Chanson de Roland; e, d’altra parte, del verbo «cornare» nel senso di «sonare il corno» reca vari esempi la Crusca. — A. 1, se. 12: «Mas cátala a qui que viene». Credo sicura questa mia correzione di fronte alla stampa del Bindoni: «cataldr qui do viene»; a quella veneta senza note tipografiche: «catalda qui do viene»; e a quella, migliore, del Pietrasanta:

«catalda á qui que viene». — A. iv, se. 7: «C’impazzarebbeno i granchi con questo bue» (tutt’e tre le stampe: «... con questo bu»). — A. iv, se. 8: «Io le mannai na mia noveletta, che avea fatto de frisco, la quale era piena de multi casi affettuosi de amore» (tutt’e tre le stampe: «... de multi affettuosi...»).

  1. Bibliografia universale del teatro drammatico italiano, 1 (Venezia, 1903), 209. A quest’opera del Salvioli è sopra tutto da ricorrere per aver notizia delle varie stampe della commedia piccolominea. Ma si vedan pure: Allacci, Drammaturgia, Venezia, 1755, col. 55-6; Brunet, Manuel du libraire, Parigi, 1860-65, iv, 631; Graesse, Trésor de livres rares et prècieux, Dresda, 1859-67, li, 236; in, 427 e v, 280.
  2. Il «mdxxxi» stampato sul frontespizio è un errore tipografico, che si spiega facilmente coli’ involontaria omissione di un «v», per «mdxxxvi»: poiché, appunto nel 1536, la commedia fu rappresentata a Siena alla presenza dell’imperator Carlo V; e vi si parla, infatti, nel prologo e nella se. 3 dell’a. n, come di cosa avvenuta «l’anno passato», dell’espugnazione di Tunisi, che ebbe luogo nel 1535. Intanto, da questo semplice errore ne rampollò un altro, assai piú grave, del Panzer, Annales typographici, via, 525: «Stordito Intronato. L’Amor costante, Commedia. Venezia 1531. 12. Catal. Svaier. p. 408»; con la quale assurda registrazione si afferma l’esistenza di una stampa della commedia anteriore di cinque anni al tempo in che la commedia stessa fu composta.
  3. Fa parte del volume di Comedie elette | novamente raccolte in- stente dal Ruscelli e pubblicate, pei tipi del Pietrasanta, nel suddetto anno 1554.