L'amor coniugale e le poesie d'argomento affine/De amore coniugali/Libro I/V

V. Alla moglie

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V

ALLA MOGLIE1


Lagnandosi del servizio militare

(1482-’84)


Non io, diletto amore, cercando ricchezze dorate
alle tue porte amate stetti vagheggiatore:

trassemi a te la norma tua pura, la fede, il costume,
grazia e virgineo lume della tua bella forma:4

questo moveami al grato connubio di te desïoso,
sembrai felice sposo di tale sposa a lato:

Venere diè il suo favore, le molli sponsali catene
ci preparava Imene, ci sorrideva Amore.8

Notti felici e leni, o luci dei giorni beate,
delle carezze amate gaudi soavi e pieni!

Voti io recava ai Lari, al Genio mio buono, e preghiere
molte alle sante schiere, ai supplicati altari,12

quando... ecco d’ira avvampi, o Dio2 che le terre funesti
e dell’Emilia pèsti sanguinolento i campi!

“Deh, la feroce brama deponi dell’armi e sul bianco
seno riposa, o stanco, di Venere che t’ama!16

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Ella ti serba ignote delizie — ed indugi tu ancora? —
ti serba il cuor che plora, le ricompense ignote.

Corri: l’Amor suo langue e stanca seguendoti à l’ala:
su: vèstiti di gala: tergi l’umano sangue.20

Libera amante e bella ti attende: l’artiere marito3
tiene di Lemno il lito: i fulmini ei martella.

Lascia le guerre turpi: perché non ti affretti all’amore?
Ahi, con un simil cuore nome d’amante usurpi!24

La guerra il sen ti molce di stragi tu sol ti compiaci,
non già di molli baci, d’arma non già piú dolce.

Sei col pensier lontano né i cari amplessi rammenti
piú, né i suoi blandi accenti: Dio, come sei villano!28

Dopo la giovanile fatica e i piú strani tormenti
scorrer in te non senti come un languor sottile?

Dopo la guerra, posa! T’invita Ciprigna sí fine
splende il suo biondo crine, il volto suo di rosa.”32

Ahi, già le schiere in frotta si serrano attorno ai vessilli,
ahi che agli acuti squilli il cavalier già trotta!

Grave è già d’armi il vate: ei segue le schiere confuse:
malaugurate muse, nozze malaugurate!36

Ozi ebber già e preclusa, le nozze e le rime, quïete:
nozze, e qual gioia avete? a che mi vali, o Musa?

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Ogni ferita m’è lieve, non temo di morte l’agguato,
né il giogo eguaglïato dalla perpetua neve.40

Tu sola, quand’ei ti rimembra, tu sola infinito dolore:
che viver possa il cuore senza di te non sembra.

Grave m’è il dí, piú grave m’è il sonno di te vedovato:
duolo al ricordo amato è la vision soave.44


Note

  1. Elegia da riferirsi al 1482-’84, nei quali anni il P. combatté nella guerra di Ferrara.
  2. Marte, amante di Venere.
  3. Vulcano.