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libro i | 29 |
Ella ti serba ignote delizie — ed indugi tu ancora? —
ti serba il cuor che plora, le ricompense ignote.
Corri: l’Amor suo langue e stanca seguendoti à l’ala:
su: vèstiti di gala: tergi l’umano sangue.20
Libera amante e bella ti attende: l’artiere marito1
tiene di Lemno il lito: i fulmini ei martella.
Lascia le guerre turpi: perché non ti affretti all’amore?
Ahi, con un simil cuore nome d’amante usurpi!24
La guerra il sen ti molce di stragi tu sol ti compiaci,
non già di molli baci, d’arma non già piú dolce.
Sei col pensier lontano né i cari amplessi rammenti
piú, né i suoi blandi accenti: Dio, come sei villano!28
Dopo la giovanile fatica e i piú strani tormenti
scorrer in te non senti come un languor sottile?
Dopo la guerra, posa! T’invita Ciprigna sí fine
splende il suo biondo crine, il volto suo di rosa.”32
Ahi, già le schiere in frotta si serrano attorno ai vessilli,
ahi che agli acuti squilli il cavalier già trotta!
Grave è già d’armi il vate: ei segue le schiere confuse:
malaugurate muse, nozze malaugurate!36
Ozi ebber già e preclusa, le nozze e le rime, quïete:
nozze, e qual gioia avete? a che mi vali, o Musa?
- ↑ Vulcano.