Giuseppe Gioachino Belli

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L'istate Er zervitore quarelato
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833

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L'AMMALATO

     Nun ha ffrebbe?1 e cche ssò2 cquelli gricciori3
Che sse4 sente oggni notte a ora tarda?
Nun sta mmale? e cche ssò cquelli colori
Ggiall’e nnero che ppare una cuccarda?

     Pe’ pparte mia5 vorebb’èsse bbusciarda,
Ma abbasta de vedé, ssori dottori,6
Come straluna l’occhi e ccome guarda,
Pe’ ppotejje7 intimà: ffijjo, tu mmori.

     Che sserve de passalla in comprimenti?
Je puzzava la vita?8 e mmó la sconta,
E ll’anima la tira co’ li denti.9

     Lui10 le cose io le scàtolo11 da tonta12
Ha ttempo mó a ppijjà13 mmedicamenti:
Nu la rippezza14 ppiù, nnu la ricconta.15


Roma, 8 febbraio 1833

Note

  1. Febbre.
  2. Sono.
  3. Brividi.
  4. Si.
  5. In quanto a me.
  6. Questo è sempre un modo ironico.
  7. Poterli.
  8. Ciò dicesi di coloro ai quali, pel disordini che fanno, pare che sia grave la vita.
  9. Tirar l’anima co’ denti: trattenerla quasi tra la morte e la vita.
  10. I seguenti due versi sono di una costruzione o sintassi tutta volgare.
  11. Le butto giù.
  12. Con semplicità da ignorante.
  13. Ha bel prendere ora.
  14. Non la rappezza: non la rimedia.
  15. Non la racconta: muore.