Giuseppe Gioachino Belli

1833 Indice:Sonetti romaneschi II.djvu sonetti letteratura L'ammalato Intestazione 7 maggio 2025 75% Da definire

L'istate Er zervitore quarelato
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833

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L’AMMALATO.

     Nun ha ffrebbe?[1] e cche sso’[2] cquelli gricciori,[3]
Che sse[4] sente oggni notte a ora tarda?
Nun sta mmale? e cche sso’ cquelli colori
Ggiall’e nnero, che ppare una cuccarda?

     Pe’ pparte mia[5] vorebb’èsse bbusciarda,
Ma abbasta de vedé, ssori dottori,[6]
Come straluna l’occhi e ccome guarda,
Pe’ ppotejje[7] intimà: ffijjo, tu mmori.

     Che sserve de passalla in comprimenti?
Je puzzava la vita?[8] e mmo la sconta,
E ll’anima la tira co’ li denti.[9]

     Lui[10] le cose io le scàtolo[11] da tonta,[12]
Ha ttempo mo a ppijjà[13] mmedicamenti:
Nu’ la rippezza[14] ppiù, nnu’ la ricconta.[15]

Roma, 8 febbraio 1833.

Note

  1. Febbre.
  2. Sono.
  3. Brividi.
  4. Si.
  5. In quanto a me.
  6. Questo è sempre un modo ironico.
  7. Poterli.
  8. Ciò dicesi di coloro ai quali, pel disordini che fanno, pare che sia grave la vita.
  9. Tirar l’anima co’ denti: trattenerla quasi tra la morte e la vita.
  10. I seguenti due versi sono di una costruzione o sintassi tutta volgare.
  11. Le butto giù.
  12. Con semplicità da ignorante.
  13. Ha bel prendere ora.
  14. Non la rappezza: non la rimedia.
  15. Non la racconta [la storia della sua malattia, si sottintende]: muore.