L'Anfiteatro Flavio detto il Colosseo/Interno del Colossèo
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INTERNO DEL COLOSSÈO.
Nell’interno dell’anfiteatro son cinque i grandi articoli, degni principalmente di osservarsi dalle colte persone, e dalle curiose: la Gradinata, gli Ambulacri, il Podio, le Scale, ed il Velario.
La Gradinata, dove sedeva intorno all’arena la moltitudine degli spettatori, si componeva di tre ordini. Questi erano tutti di marmo, e dividevansi l’uno dall’altro per mezzo di un gradino di maggior larghezza chiamato Precinzione, pel quale si poteva caminare per andare a questa parte, o a quella. I sedili marmorei, i più comodi, aveano di altezza un palmo, e dieci dodicesimi; e di larghezza o pedata fino a 3 palmi, e un quarto.
Dietro alla gradinata v’erano in circolo spazioso corritoj, chiamati latinamente ambulacri; pe’ quali giravasi intorno intorno, e saliva ognuno ai gradi per dove più gli era comodo. Gli ordini di cotesti ambulacri erano tre: il primo cominciando dal pian-terreno, ne avea quattro; il secondo tre; ed il terzo due. Non solo erano in minor numero gli ambulacri, quanto più andavasi in sù; ma meno spaziosi ancora, a cagion della gradinata, che quanto più s’elevava, più ristringeva il luogo. Ecco le misure, prese dal Lucangeli, de’ quattro ambulacri dell’ordine più basso. Il primo ha di larghezza palmi 22 e mezzo, e di altezza 51: il secondo, in cui eran sedici fondachi o botteghe per lo spaccio de’ comestibili, è largo 20 palmi, ed alto 50: li terzo, ch’è delle stesse misure, conteneva venti bordelli, chiamati allora fornici, perchè eran fatti a fornice, che vuol dir a volta; il quarto finalmente, ch’era il più vicino ai gradi, ha in larghezza palmi 13 e mezzo, ed in altezza 17. Oltre di questi quattro ambulacri terreni, eravene un altro sotterraneo per uso del solo Imperatore: il qual ambulacro, largo palmi 9, ed alto 13, distinguevasi fra tutti pe’ suoi magnifici ornati, vaghissimi stucchi, cornici di rosso antico, e pavimento di musaico. Sì questo che tutti gli altri, avean de’ luminari o finestroni, qual più, qual meno, a proporzione del bisogno.
Il quarto ambulacro comune, ed il sotterraneo imperiale, conducevano ambedue al Podio; porzione forse la più osservabile di tutto il Colossèo, non conosciuta nè veduta per più secoli fino all’anno 1798, in cui felicemente cominciò a dissotterrarla il chiarissimo defonto; dietro al cui esempio si è finito di scoprirla con ulteriori scavi. Il Podio era una specie di vastissima loggia, destinata per i Magnati, e per le Vestali; dalla quale sporgeva fuori nel mezzo un maestoso balcone, che dava all’Imperatore il più distinto luogo, ed insieme il più comodo di tutti per godere degli spettacoli. Era il Podio circondato da un muro di terra cotta, che aveva di grossezza palmi 15, compresavi la stabilitura di mezzo palmo: e di lunghezza o altezza (a giudizio del Lucangeli) cominciando a misurarla dall’arena, 23 palmi. Nelle due estremità laterali del Podio, ornate ambedue di stucchi, risedevano due corpi di guardia, per onore e difesa dell’Imperatore, e degli altri distinti Personaggi. Sotto di esso vi erano 24 nicchioni, di palmi 8 e tre quarti di larghezza, 7 e mezzo di altezza, e 4 e un quarto di sfondato; aperti a bella posta per riposo de’ gladiatori, quando non erano in azione. Il muro d’intorno riceveva lume, per entro, da dieci finestroni, alti ciascheduno palmi 10, e larghi 8 e un quarto.
Le scale che portavano al podio, alla gradinata, agli ambulacri, ed a luoghi ancora più alti, non eran meno di 160, numero ben sufficiente per impedire ogni confusione ed imbarazzo. Considerati i tre ordini di ambulacri, e meniani; i grandi piani interiori del Colossèo non eran che tre: ma attesi gli ordini di scale, pe’ quali si saliva molto più in sù fino all’attico bisogna contarne più di sei. Ecco in succinto il numero de’ piani, e delle scale, principiando dal pian-terreno.
Dal primo piano al secondo si saliva per 64 scale: delle quali ne partivano 20 dal secondo ambulacro, tutte a quattro branche; 32 dall’ambulacro, terzo, la meta ad una branca sola, e l’altra metà a due; e 12 più magnifiche dal quarto ambulacro, una destinata per l’Imperatore, e le altre undici per tutti i Magnati. Dal piano secondo per salir al terzo vi erano scale 52, delle quali ne partivan 16 dal secondo ambulacro, e 36 dal terzo. Le prime, tutte ad una branca, portavano ai vomitorj della gradinata marmorea. Delle altre 36 eran la metà ad una branca, e l’altra metà a tre: quelle conducevano agli ambulacri superiori, e queste direttamente ai sedili. Dal terzo piano al quarto le scale eran 16 a cinque branche, e partivano tutte dal secondo ambulacro; nel quale vi erano 28 finestroni per ricever lume; 36 nicchie da collocarvi statue, e 16 vomitorj per la gradinata, alti palmi 16, e larghi palmi 8 e un quarto. Dal quarto piano al quinto si andava per 24 scale, tutte a tre branche. Vuolsi sapere, che il quinto piano, della prima costruzione del Colossèo, era ornato con 80 colonne di ordine corintio, architrave, cornicione, e soffitta di legno. Ma essendosi incendiata quella porzione del grande edifizio sotto Macrino negli anni 218 dell’era cristiana; Alessandro Severo, che ne fu il restauratore, vi fece far delle arcate laterizie, con colonne incassate, e volta a crociera, come si rileva da’ frammenti, che ne rimangono. Il sesto ed ultimo piano, a cui si saliva dal quinto per quattro diverse scale a due branche, era scoperto; nè serviva che per i soli operaj che maneggiavano il velario.
Ecco in succinto la descrizione di questa gran copertura, che liberava gli spettatori dai raggi del sole ed anche in qualche maniera dalle pioggie: lasciando scoperto il solo ovato dell’arena; onde non mancasse il lume da potersi vedere gli spettacoli. Le vele, che componevano tutto il velario, distese a guisa di raggi una presso l’altra, eran 40. La loro lunghezza uniforme era di palmi 200. La larghezza maggiore era pure in tutte la medesima; di palmi cioè 52: ma la minore, o la più vicina al centro, era ineguale; in diciotto di esse, di palmi 30, e nelle altre di 15. L’armatura per sostenerle consisteva in pali, e canapi. I pali del gran contorno, già dianzi accennati, erano 240, tutti di legno con fodera di rame; avevan di lunghezza palmi 42, e di larghezza due palmi scarsi per ognuna delle sue quattro facciate. I canapi, distesi sotto al velario, eran 28; due prendevano a linea retta tutta la lunghezza dell’anfiteatro: ed altri 26, attaccati a questi due, formavano l’armatura: eravi inoltre un canapo, che circondava il vano, corrispondente all’arena, al quale erano affidati i 212 da nominarsi in appresso. Gli ordigni per manovrare eran di tre qualità: canapi, verocchi, e carrucole. I canapi eran 240: i verocchi parimenti 240 a ragion di uno per ogni palo: il numero delle carrucole era lo stesso, colla sola differenza, che 200 eran a due girelle, e le altre 40 a tre. Questa è la costruzione di tutto il velario, come fu ideata ed eseguita dall’insigne defonto.