L'Altrieri (1910)/Agli scrittori novellini
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La 3.a edizione dell'Altrieri (Roma, 1881) era preceduta da questa prefazione dell’Autore:
AGLI SCRITTORI NOVELLINI.
Quando — diciottenne — a sèmplice sfogo di fantasìa, senza alcuna pretesa di riformare la lingua e le idèe correnti, senza la mènoma
preoccupazione di piacere o spiacere alla onnipossente gazzetterìa, io scrissi e diedi alle stampe il mio "Altrieri"; (piando l’èsile libro
uscì, la prima volla, alla luce, o, per dir meglio,
all’oscurità degli armadi dei cento amici e parenti cui lo donavo, molti di questi, non a ine
ma tra essi, èbbero a confidarsi il loro malcontento perchè il Cadetto si fosse messo sì presto a stampare» — aggiungendo caritatevolmente, che, fatto grande, me ne avrebbe potuto dolere.
Trédici anni sono passati da allora, la mia
esperienza è, più che matura, già marcia, e,
non solo non sento rimorso alcuno di quel mio
adolescente peccato, ma lo ristampo. Per quanto
abbia cercate, pesate, analizzate le ragioni del
dispiacere di que’ mièi bravi amici e parenti,
confesso di averle allora capite pochissimo e di
capirle oggi ancor meno. Davvero, io non posso
supporre, che, a breve distanza dal ventèlimo
sècolo, perdurino diHìdenze e sospetti contro
l’arte di Pam fi lo la ferrovìa dell'umano pensiero debbo (piindi pensare che tutto l’allarme,
in simigliatile partita, non riguardi che i «>io-
vanf, autorizzati a varcare qualunque soglia impudica, purché non sia quella delle tipografie.
Trédici anni or fà, ho inghiottito tacitamente il
rimpròvero, contentàndomi di far in modo di
rimeritarlo il più possibile presto : oggi, rispondo
con queste poche parole. Ancor non son certo
di èssere giunto all’età di méttere in moto k*gittimamente le màcchine tipogràfiche: spero,
peraltro, di essere a quella di esprìmere —
se non di fare accettare — una mia opinione.
E questa opinione è che il diritto di stampa
non debba assolutamente restringersi alle sole
idèe degli uòmini fatti. Anzitutto, per diventar
ltuoni scrittori, occorre ^e sfido voi a trovarmi
un modo diverso) di apprèndere.... a scrìvere,
ossia occorre di scrìvere mollo, addestràndovisi
di prest’orfl. Chi può, del resto, impedire, che
uno — qualunque sia la sua fede di nàscita
pensi, inèditi, e dia poi alle proprie meditazioni un poco d’inchiostro ? Senonchè, uni volta
scr Ito, è pure utilissimo che il giovine si consigli ai provetti — non è vero?... Or bene, oual
differenza trovereste voi tra il consegnare un
manoscritto a dieci persone una dopo dell’al-
tra o a dieci contemporaneamente? tra il farlo
lèggere a mille piuttosto che a dieci ?... Se differenza vi ha, è tutta a favore del caso dei
mille. Spesso avviene, difatti, che una persona
isolata emetta un parere, per cortesìa, bugiardo ;
per certezza d ingegno, incompleto ; per invidia, ostile : la media invece del giudizio dei
mille non potrebbe èssere solitamente troppo
discosta dalla verità, \mmesso il che — e perchè
non dovrèbbesi ammettere ? — chi non vede che
la è questione affatto secondaria quella di adoperare, per moltiplicare le copie de* nostri lavori, un alfabeto di piombo, un ràpido rullo
di stampa, un torchio a vapore, anziché una
penna d’oca, un calamaio, le pigre dila di un
amanuense ?
Ma l’argomento, come suol dirsi, della chiamila pei nostri cordiali nemici, è quello che lo
scrittore che stampa precocemente, può — fatto
grigio ed illustre — arrossire degli incancellàbili sbagli da esbO anticipati nel pùbblico. Rjj88
l’altrieri
spondiamo clic egli arrossirebbe ben a lorlo.
Molta cagione dei futuri successi, còlasi, non
di rado, nelle antecedenti sconfitte, (.li è a forza di sperimentare la nuca contro gli spigoli,
ed il ginocchio sopra il selciato, che il fanciullo apprende a difendersi da ogni capata o raduta. Fate invece, per una pietà malintesa, clic
10 stesso fanciullo passi i bimbi suoi anni in
mezzo alle imbottiture ; quando gli schiuderete
l’uscio, tombolerà dritto a rompersi il muso e
le gambe contro il durissimo mondo. Inoltre,
11 raffronto tra il poco, che, in giovinezza, uno
è riuscito a scombiccherare e il molto ch'egli arriva talvolta a produrre in età più matura, dovrebbe — pare — èsser fonte inesaurìbile di
compiacenze per lui, di efficace incoraggiamento per gli esordienti. A valutar la lunghezza
della via percorsa, due punti, e non uno, bisogna conóscere, quello dove si giunse c quello
donde si prèser le mosse. Epperciò, quéi signori autori — tra i quali ce ne fu anche di
òttimi — che, acquistata una certa nomèa, si affannano a far scomparire le primissime orme
da essi stampate nella carriera della cartastraccia, a rifiutare, concessi dicono pomposamente, le loro giovanili scritture, danno prova
di grandissimo orgoglio e di ben tenue sagacia : dimènticano, per lo meno, clic al solo ingegno mediocre è concesso il non invidiàbile
privilegio di presentarsi, fin dagli inizi, completo, il che viene a dire, di non poter far
progressi.
Se voi credete, carissimi mièi, che questi sìeno
argomenti bastèvoli per confortarvi nel vostro
propòsito di far gèmere i torchi — non i lettori, Dio guardi ! — usatene in buon'ora. Se
non vi sèmbran da tanto, aspettate, chè non
ne mancano altri. Oggi (come sempre, del resto) chi aspira alla vita pùbblica, vuòi delle lèttere, vuòi della polìtica, deve per tempo assuefarsi a vedere le sue opinioni crivellate, sperate; i suoi intendimenti, fossero i più savi, male interpretati; i suoi scopi, per quanto purissimi, attraversati. I primi assalti tùrbano tanto quanto. Ci attendevamo a un trionfo, come
dicèvano i latini, impulvereo: èccoci invece obbligati a saltar fossi, a scavalcar siepi, in una parola, a disputar la vittoria. Un’acuta irritazione ci si sveglia allora nell’ànimo, un impulso di resistenza, una smania di vendicarci di nemici che non ci sembra di meritare. Senonchè, se abbiamo il coraggio di non pèrdere il
tempo in lotte dipinte, ma di guadagnarlo con
altri scritti, con altri fatti, i pròssimi assalti o
saranno o ci parranno più fiacchi. S’impara infatti,
che il combattimento è la indispensàbile
conseguenza di ogni nuova manifestazione del
pensiero, che l’opposizione è tanto più viva
quanto più l’idea appartiene al progresso, che
la crìtica è una necessaria e benèfica intemperie
come il vento, come la pioggia; cosicchè, a
poco a poco, ci subentra quella serena equanimità
— da non confòndersi colla indifferenza
— la quale, non solo sà presentare il biàsimo
degli avversari, spoglio d’ogni amarezza ed
offesa, ma insegna a cavarne ogni possibil vantaggio.
Maxima saepe ab inimicis salus. Beninteso,
che sopportar bene la crìtica, non significa
affatto saper crollarsi di dosso con disinvoltura
ogni insulto. Data a tempo, una leonina
unghiata è òttima marca di fàbbrica.
Resti dunque a dormire, nel suo sepolcro di versi, il consiglio del cisposo Orazio — consiglio che probabilmente non era seguito neppure da lui — di lasciare che una decennale muffa fiorisca sui nostri lavori, prima di divulgarli. Sono ragazze, i libri, che vògliono presto, finchè sanno di fresco, èsser sposati col pùblico. Fate di mètterli insieme il più possìbile logicamente, e se ciò vi riesce in una misura appena onesta, non diperdètevi troppo a sciuparne, con una penna, che par cangiarsi in un tormento ortopèdico, la spontaneità.
Per conto mio, son ben contento di èssermi alzato ai primi albori per cominciare questo viaggio, non breve, di una vita letteraria; e, quotidianamente ringrazio il buon Cletto Arrighi che mi fece da sveglia.
Luglio, 1881.