Fatto questo accordo, Filippo occupò Brescia, e poco di poi Genova, contro alla opinione di quegli che in Firenze avevano confortata la pace, perché credevano che Brescia fusse difesa da’ Viniziani e Genova per se medesima si defendesse. E perché nello accordo che Filippo aveva fatto con il doge di Genova gli aveva lasciate Serezana e altre terre poste di qua dalla Magra, con patti che, volendo alienarle, fusse obligato darle a’ Genovesi, veniva Filippo ad avere violata la pace: aveva, oltre di questo, fatto accordo con il legato di Bologna: le quali cose alterorono gli animi de’ nostri cittadini, e fernogli, dubitando di nuovi mali, pensare a nuovi rimedi. Le quali perturbazioni venendo a notizia a Filippo, o per giustificarsi, o per tentare gli animi de’ Fiorentini, o per addormentargli, mandò a Firenze ambasciadori, mostrando maravigliarsi de’ sospetti presi e offerendo rinunziare a qualunque cosa fusse da lui stata fatta, che potesse generare alcuno sospetto. I quali ambasciadori non feciono altro effetto che dividere la città, perché una parte e quelli che erano più reputati nel governo, giudicavano che fusse bene armarsi e prepararsi a guastare i disegni al nimico; e quando le preparazioni fussero fatte, e Filippo stesse quieto, non era mossa la guerra, ma data cagione alla pace: molti altri, o per invidia di chi governava, o per timore di guerra, giudicavano che non fusse da insospettire d’uno amico leggiermente; e che le cose fatte da lui non erano degne di averne tanto sospetto, ma che sapevono bene che il creare i Dieci, il soldare gente, voleva dire guerra; la quale se si pigliava con un tanto principe, era con una certa rovina della città, e sanza poterne sperare alcuno utile, non potendo noi delli acquisti che si facessero, per avere la Romagna in mezzo, diventarne signori, e non potendo alle cose di Romagna, per la vicinità della Chiesa, pensare. Valse non di meno più l’autorità di quelli che si volevono preparare alla guerra, che quella di coloro che volevono ordinarsi alla pace; e creorono i Dieci, soldorono gente e posono nuove gravezze. Le quali, perché le aggravavano più i minori che i maggiori cittadini, empierono la città di rammarichii; e ciascuno dannava l’ambizione e l’avarizia de’ potenti, accusandogli che, per sfogare gli appetiti loro e opprimere, per dominare, il popolo, volevono muovere una guerra non necessaria.