Istorie fiorentine/Libro quarto/Capitolo 10

Libro quarto

Capitolo 10

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Esequì il Cavaliere la commissione, e con tutti quelli termini seppe migliori lo confortò a pigliare questa impresa con loro, e non volere, per favorire una moltitudine, farla audace con rovina dello stato e della città. Al quale Giovanni rispose che l’uffizio d’un savio e buono cittadino credeva essere non alterare gli ordini consueti della sua città, non sendo cosa che offenda tanto gli uomini, quanto il variare quelli; perché conviene offendere molti, e dove molti restono mal contenti si può ogni giorno temere di qualche cattivo accidente. E come gli pareva che questa loro deliberazione facesse due cose perniziosissime: l’una, di dare gli onori a quelli che, per non gli avere mai avuti, gli stimano meno e meno cagione hanno, non gli avendo, di dolersi; l’altra, di torgli a coloro che, sendo consueti avergli, mai quieterebbero se non gli fussero restituiti: e così verrebbe ad essere molto maggiore la ingiuria che si facesse ad una parte che il beneficio che si facesse a l’altra; tale che chi ne fusse autore si acquisterebbe pochi amici e moltissimi inimici; e questi sarebbero più feroci ad ingiuriarlo che quelli a difenderlo, sendo gli uomini naturalmente più pronti alla vendetta della ingiuria che alla gratitudine del benifizio, parendo che questa ci arrechi danno, quell’altra utile e piacere. Di poi rivolse il parlare a messer Rinaldo, e disse: - E voi, se vi ricordasse delle cose seguite, e con quali inganni in questa città si cammina, saresti meno caldo in questa deliberazione; perché chi la consiglia, tolta che gli avesse, con le forze vostre, l’autorità al popolo, la torrebbe a voi con lo aiuto di quello, che vi sarebbe diventato, per questa ingiuria, inimico; e vi interverrebbe come a messer Benedetto Alberti, il quale consentì, per le persuasioni di chi non lo amava, alla rovina di messer Giorgio Scali e di messer Tommaso Strozzi, e poco di poi, da quelli medesimi che lo persuasono, fu mandato in esilio -. Confortollo per tanto a pensare più maturamente alle cose, e a volere imitare suo padre, il quale, per avere la benivolenza universale, scemò il pregio al sale, provide che chi avesse meno d’uno mezzo fiorino di gravezza potesse pagarla o no, come gli paresse, volle che il dì che si ragunavano i Consigli ciascuno fusse sicuro da’ suoi creditori. E in fine gli concluse che era, per quanto si apparteneva a lui, per lasciare la città negli ordini suoi.