Istorie fiorentine/Libro quarto/Capitolo 11

Libro quarto

Capitolo 11

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Queste cose, così praticate, s’intesono fuori, e accrebbono a Giovanni riputazione e agli altri cittadini odio. Dalla quale egli si discostava, per dare meno animo a coloro che disegnassero, sotto i favori suoi, cose nuove; e in ogni suo parlare faceva intendere a ciascuno che non era per nutrire sette, ma per spegnerle, e, quanto a lui si aspettava, non cercava altro che la unione della città: di che molti che seguivano le parti sue erano mali contenti, perché arebbono voluto che si fusse nelle cose mostro più vivo. Intra i quali era Alamanno de’ Medici, il quale, sendo di natura feroce, non cessava di accenderlo a perseguitare i nimici e favorire gli amici, dannando la sua freddezza e il suo modo di procedere lento; il che diceva essere cagione che i nimici senza rispetto gli praticavano contro; le quali pratiche arebbono un giorno effetto con la rovina della casa e degli amici suoi. Inanimiva ancora al medesimo Cosimo suo figliuolo. Non di meno Giovanni, per cosa che gli fusse rivelata o pronosticata, non si moveva di suo proposito: pure, con tutto questo, la parte era già scoperta, e la città era in manifesta divisione. Erano in Palagio, al servizio de’ Signori, duoi cancellieri, ser Martino e ser Pagolo: questo favoriva la parte da Uzano, quell’altro la Medica; e messer Rinaldo, veduto come Giovanni non aveva voluto convenire con loro, pensò che fusse da privare dell’uffizio suo ser Martino, giudicando di poi avere sempre il Palagio più favorevole. Il che presentito dagli avversarii, non solamente fu ser Martino difeso, ma ser Pagolo privato, con dispiacere e ingiuria della sua parte. Il che arebbe fatto subito cattivi effetti, se non fusse la guerra che soprastava alla città; la quale per la rotta ricevuta a Zagonara era impaurita, perché, mentre che queste cose in Firenze così si travagliavano, Agnolo della Pergola, con le genti del Duca, aveva prese tutte le terre di Romagna possedute dai Fiorentini, eccetto che Castrocaro e Modigliana, parte per debolezza de’ luoghi, parte per difetto di chi le aveva in guardia. Nella occupazione delle quali terre seguirono due cose per le quali si cognobbe quanto la virtù degli uomini ancora al nimico è accetta, e quanto la viltà e malignità dispiaccia.