Istoria delle guerre vandaliche/Libro secondo/Capo XIII

Capo XIII

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Procopio di Cesarea - La guerra vandalica (VI secolo)
Traduzione dal greco di Giuseppe Rossi (1833)
Capo XIII
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CAPO XIII.

Duello tra Altia e Iabda. — Monte Aurasio. — Vani sforzi di Salomone contra i Maurusii. — Preparativi per una seconda campagna.


I. Al succedersi tali vicende nella Bizacene Iabda, capo de’ Maurusii del monte Aurasio, guastava con trenta mila armati la Numidia menando seco prigioniera gran turba d’Africani. Ed Altia, quivi governatore d’un castello, bramosissimo di togliergli qualche parte del bottino, scortato da non più che settanta Unni gli mosse contro per sorprenderlo in certa gola; ma non rinvenuta vestigia umana su quella campagna affatto rasa e vastissima, deliberò procedere a tal fonte situata in angusto luogo presso la città di Tinge, prevedendo che la mancanza d’acqua nella regione condurrebbevi necessariamente il nemico, avvegnachè le genti sue fossero di contrario parere, mai più immaginandosi di riuscir vittoriosi con tale inegualità di forze. I Maurusii intanto stanchi dal viaggio, oppressi dal caldo, e arsi dalla sete corsero alla sorgente, ma trovatala in potere degli Unni, costernati e lassi arrestaronsi non sapendo più quale partito abbracciare. Venuti quindi i due capitani ad abboccamento Iabda in prezzo dell’attigner l’acqua necessaria alle sue truppe offrì il terzo del bottino; ma Altia non pago della esibizione proposegli in vece un singolare certame, col patto che abbandonerebbe il luogo chi fosse perdente. Accettata l’offerta i Maurusii [p. 439 modifica]destaronsi a grandi speranze, essendo il duce loro di elevatissima taglia e destro alle armi sopra ogni altro guerriero tra essi; vedevano d’altronde il competitore e più piccolo men disposto della persona. Montati adunque entrambi in sella, Iabda fu il primo ad avventare l’asta, riuscì però ad Altia, fattoglisi incontro, di agguantarla con la destra e con l’universale ammirazione e spavento del rivale e di tutto il costui esercito. L’Unno quindi colla sinistra incoccato l’arco saettò, appena renduta libera l’altra mano, il destriero del Maurusio, il quale ebbene subito un secondo, e balzatovi sopra diedesi velocemente a fuggire traendo seco le truppe in iscompiglio; così Altia conquistò i prigionieri con tutta la preda, e fece grande il suo nome e riputatissimo per l’Africa intiera. Ma basti di tali vicende.

II. Salomone trattenutosi alquanto in Cartagine marciò di là coll’esercito verso il monte Aurasio contra Iabda per gastigarlo dei saccheggiati castelli in Nunidia, quando le sue truppe dimoravano presso alla Bizacene. Innanzi tutto però davan fomite a questa guerra Massona ed Ortea, capi dei Maurusii, per cagione di private loro inimicizie, odiandolo il primo siccome reo della uccisione a tradimento del padre suo Mefania, sebbene sposato avessene la figlia; ed il secondo perchè stato era consigliero a Mastina, prefetto della Mauritania, di sfrattarlo con tutti i suoi da quell’antica dimora. Il romano esercito pertanto co’ Maurusii addivenutigli confederati fece alto al fiume Abisa, il quale va serpeggiando pel suolo vicino all’Aurasio: Iabda però non estimando abbastanza sicuro lo accampare di contro al [p. 440 modifica]nemico, fortificossi laddove meno temeva una sconfitta. Questo monte, dieci giornate di cammino lontano da Cartagine, e sopra quanti io ne sappia esteso, volendovi tre dì a trascorrerne con veloce passo la circonferenza, e malagevolissimo e privo di sentieri per ascenderlo; giunto però alla sua vetta rinvieni deliziosa pianura e campi ricchi di frutta il doppio maggiori d’ogni altro della medesima specie prodotto nell’Africa. Quivi finalmente giacea un castello senza presidio, non credutosi ciò necessario dagli abitatori, i quali da che tolsero ai Vandali l’Aurasio non ebbero più a sostenere guerra alcuna, nè motivo di paventare molestie. Egli avevano eziandio atterrato dai fondamenti la città di Tamuga1, posta dalla banda orientale del poggio e sul cominciar del piano, fattala prima evacuare dagli abitatori, acciocchè il nemico nelle sue intraprese non vi riparasse per battere il monte. Oltre di che possedevano i Maurusii dal lato occidentale una fertile ed ampia regione, abitata da altri di loro, cui signoreggiava Ortea, uno di quelli che ribellati dai Vandali seguirono le parti di Salmone e de’ Romani come prima d’ora scrivea; e rimembrami avere udito da lui medesimo che uom non abitava la sua regione, ma era al tutto spoglia di coloni; se non che procedendo oltre tornavano a comparire pochi mortali, non però nereggianti all’ordinaria foggia de’ Maurusii, ma di bianchissima carnagione e bionda chioma.

III. Salomone di poi, guiderdonati splendidamente i [p. 441 modifica]Maurusii in lega seco, guidò l’esercito con buona ordinanza su per lo monte, divisando incontrare il nemico prima di notte, e dargli, se alla fortuna piacesse, battaglia; in grazia di che la soldatesca per essere più spedita nelle marce avea seco portato scarsissima copia di vittuaglia e di pasciona. Intrapreso adunque un penoso viaggio su per quella difficil erta dopo trascorsi a tutta somma cinquanta stadj posero il campo, e proseguendo il cammino colla stessa misura ne’ dì seguenti, giunsero nel settimo di essi ad un monte nomato dai Latini Aspide, forse perchè avente qualche somiglianza alla forma di uno scudo2; quivi giace un castello antico ed un fiume perenne dove appunto dicevasi campeggiare il barbaro; e’ però non rinvenutavi arma alcuna vi si trattennero, e schieraronsi in battaglia come per venire alle mani. Tornato vanamente nei tre giorni consecutivi a fare lo stesso, l’esercito cominciò a insospettire de’ suoi colleghi maurusii, i quali fingendo cercare i sentieri più acconci ed essere fedeli scorte alle truppe destarono gravi timori che se la intendessero col nemico, ed avesservi giornaliere conferenze. Mandati in effetto ad esplorare venivan sempre indietro con bugiarde riferte, acciocchè i Romani rettamente informati non si rendessero, provedendo in copia maggiore i bisogni della vita, padroni del monte. Era in verità cosiffatto procedere un incitamento a paventare insidie, e cresceva il mal animo [p. 442 modifica]contr’essi dal saperli traditori per natura, in ispecie poi quando in lega coi Romani o con altri popoli osteggiavano i loro connazionali. La probabilità adunque di tali cose e la diffalta dei cibi indussero il capitano a retrocedere di fretta colle truppe nella pianura ed a stabilirvi il suo campo.

IV. In progresso di tempo Salomone presidiati i forti della Numidia tornò a Cartagine, e disposevi tutto l’occorrente per ripetere finito il verno e senza l’aiuto dei confederati un tentativo contro il monte Aurasio: fece apprestare similmente parecchi vascelli e creò nuovi duci per la Sardegna. Quest’isola opulentissima, di mezzo a Roma e Cartagine, è solo d’un terzo minore della Sicilia, nè pedone giugnerebbe a trascorrerne la circonferenza in meno di venti giornate. Ella ha sofferto danni assai gravi dai Maurusii, cui obbedisce tuttavia, i quali furonvi colle proprie famiglie confinati dai Vandali, ma quindi impadronitisi delle montagne vicine a Carali principiarono a molestare con occulti ladronecci le genti limitrofe; ed arrivati col tratto successivo al numero di tre mila scorsero più e più fiate all’aperta il paese, mettendo a ferro e fuoco tutto quel littorale, e riportandone il nome di barbari dai prossimani. Contra tali Maurusii pertanto di stirpe diversa fu dal romano duce ammannito il naviglio nel verno. Così procedettero in allora le cose nell’Africa.

Note

  1. Tamugade, secondo altri testi.
  2. Dal greco ἀσπίς, scudo. Male perciò il Cousin traduce: «La montagne de l’Aspic»; vorremmo dire, in nostra lingua, la montagna dell’aspide.