Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/466

442 GUERRE VANDALICHE

tr’essi dai saperli traditori per natura, in ispecie poi quando in lega coi Romani o con altri popoli osteggiavano i loro connazionali. La probabilità adunque di tali cose e la diffalta dei cibi indussero il capitano a retrocedere di fretta colle truppe nella pianura ed a stabilirvi il suo campo.

IV. In progresso di tempo Salomone presidiati i forti della Numidia tornò a Cartagine, e disposevi tutto l'occorrente per ripetere finito il verno e senza l’aiuto dei confederati un tentativo contro il monte Aurasio: fece apprestare similmente parecchi vascelli e creò nuovi duci per la Sardegna. Quest’isola opulentissima, di mezzo a Roma e Cartagine, è solo d’un terzo minore della Sicilia, ne pedone giugnerebbe a trascorrerne la circonferenza in meno di venti giornate. Ella ha sofferto danni assai gravi dai Maurusii, cui obbedisce tuttavia, i quali furonvi colle proprie famiglie confinati dai Vandali, ma quindi impadronitisi delle montagne vicine a Carali principiarono a molestare con occulti ladronecci le genti limitrofe; ed arrivati col tratto successivo al numero di tre mila scorsero più e più fiate all’aperta il paese, mettendo a ferro e fuoco tutto quel littorale, e riportandone il nome di barbari dai prossimani. Contra tali Maurusii pertanto di stirpe diversa fu dal romano duce ammannito il naviglio nel verno. Così procedettero in allora le cose nell’Africa.