Istoria delle guerre vandaliche/Libro secondo/Capo VIII
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | Libro secondo - Capo VII | Libro secondo - Capo IX | ► |
CAPO VIII.
I. Terminata la guerra vandalica l’invidia, ognor pronta a far mostra di sè nelle grandi prosperitadi, tramò insidie all’innocentissimo Belisario coll’indurre alcuni duci di quell’esercito ad accusarlo, innanzi Giustiniano, come reo di broglio per usurparsi la tirannia. Questi però fe sembianza di non molto badarvi, o perchè tenesse a vile i calunniatori e la calunnia, o perchè altro nascoso motivo inducesselo a fingere; solo mandogli Salmone colla proposta o di accompagnare egli stesso in Bizanzio Gilimero ed i Vandali, o di rimanersi in Africa spedendogli costoro. Ma il condottiero informato pienamente dei perfidi raggiri si condusse di fretta a Bizanzio volendo purgarsi da qualunque sospetto e trionfare de’ suoi nemici, scopertane ogni trama in questo modo: Tal genìa bramosa di far pervenire l’accusa in Bizanzio, nel timore di troppo lungo ritardo valendosi all’uopo d’un solo messo, il quale potrebbe nella navigazione pericolare, divisò inviarne due, con lettere entrambi: e l’uno tosto imbarcossi, ma l’altro, ignoto essendomi il motivo, caduto nel porto di Mandracio in mano alle guardie fu costretto ad appalesare il foglio, che venne quindi, svelatosi il tradimento, recato a Belisario, e questi per mostrare la sua fede intiera, come io scrivea, accelerò l’andata all’imperatore; in simigliante modo procedevano le cartaginesi faccende.
II. I Maurusii intanto di stanza nella Bizacene e nella Numidia macchinando senza causa ribellione, stabilirono di voltare incontanente, rotti i trattati, le armi contro a’ Romani, disdegnando essere di miglior fede, giusta il patrio costume, de’ loro antenati. Gente per verità su cui non può il timore del Nume, non il rispetto degli uomini, non tampoco i giuramenti e gli statichi, sien pur questi figli o fratelli dei loro stessi condottieri. Fingonsi amici in fine sol di coloro che temono, vedendoli più forti. Di qual modo poi e’ strignessero lega con Belisario e quindi lo abbandonassero forma l’argomento che ora piglio a discorrere.
III. Al primo grido che dovesse apportare in Africa un’armata i Maurusii, paventandone qualche grave disagio, ebbero ricorso a sette vaticinj di femmine, interdetto dalla religion loro al sesso virile di presagire le cose future; queste adunque offerto non so che sacrificio proferirono certo oracolo non punto inferiore agli antichi: conciossiachè interrogate dagli uomini risposero: Al capitare dall’acqua un esercito col duce imberbe precipiteranno affatto le cose dei Vandali e de’ Maurusii. A tale predizione adunque ed alla vista del naviglio romano su per quel mare caduti in gravissimo timore non vollero collegarsi con Gilimero, ma fatta ambasceria a Belisario, come ho detto, promisergli pace seco, ed osservaronne gli accordi sino al terminar della guerra. Distrutta però la tirannia dei Vandali, mandano presso l’esercito romano ad esplorare se tra que’ duci avessevene alcuno sbarbato secondo il vaticinio; e risposto loro negativamente, subito deliberarono, persuasi che non fosse quello il tempo indicato dalla profezia, di ribellare e rompere la data fede, ma la fama di Belisario rattenevali un poco, disperando ogni buon successo lui presente. Non sì tosto però viderlo in mare colle sue guardie e co’ prigionieri, che impugnate le armi cominciarono a fare man bassa degli Africani, e riuscivano di leggieri ad ucciderne gli uomini, a condurre in ischiavitù donne e fanciulli, ed a mettere a ferro e fuoco tutte le costoro frontiere, non potendo i deboli presidj lasciati dall’esercito romano opporsi alle frequenti ed improvvise loro scorrerie. Se non che Belisario, fattone consapevole mentre stavasi per alzare l’ancora, nè volendo porre indugio alla sua gita in Bizanzio, mandò nuovamente in terra Salomone con buona scorta di pavesai e di lance a cavallo, dichiarandolo governatore della regione. Questi ebbe eziandio in processo di tempo un altro esercito speditogli da Giustiniano sotto la condotta di Teodoro cappadoce e del genero (Ildigero) di Antonina moglie di Belisario. E poichè Gizerico nel principio del suo regno avea distrutto i registri delle gravezze pagate ab antico all’imperio dagli Africani, partirono eziandio con esso Trifone e Constanzo1, aventi l’incarico di ristabilire il danaro da versarsi nel romano tesoro secondo i possedimenti di ciascheduno; la qual tassa parve alla popolazione eccessiva e da non potersi tollerare.
Note
- ↑ Eustazio, in altri testi.