Istoria delle guerre gottiche/Libro quarto/Capo IV

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CAPO IV.

Bruchi. Zecchi. Sagidi. Sebastopoli e Pizio — Eulisia. I Gotti Tetrassiti domandano un vescovo a Giustiniano Augusto.

I. Valicati i confini degli Abasgi, rimpetto al monte Caucaso, entrerai in quel de’ Bruchi per lo mezzo delle antedette genti e degli Alani. I Zecchi a stanza sulla marina del Ponto Eussino ricevevano ab antico dall’imperatore il monarca, ora vivonsi al tutto indipendenti. S’appresenta più innanzi la regione dei Sagidi, nella cui parte marittima i Romani, essendone altre volte padroni, eretto aveano e munito di truppe sul littorale due castelli, Sebastopoli e Piziunte, l’un dall’altro lontani due giornate, padroneggiando, come dicea, tutta la marittima piaggia dal confine di Trapezunte ai Sagidi; ma col procedere degli anni restarono all’imperatore soltanto i due castelli dove mandò truppe sino a’ dì nostri, quando Cosroe monarca de’ Persiani condotto dai Lazj a Petra risolvè occupare colle proprie armi que’ forti e lasciarvi guernigione. Se non che la soldatesca romana fatta consapevole della meditata impresa mandò in fiamme, prima che altri giugnesse, le abitazioni, e sopra [p. 443 modifica]paliscalmi diede in terra all’opposto lido riparando a corsa nella città di Trapezunte. La perdita non di meno cui soggiacquero i nostri ebbe largo compenso dal non essere la regione caduta in potere dei nemici, i quali troncando a metà l’impresa tornarono a Petra. Tali cose voleansi narrare di que’ luoghi.

II. Dopo i Sagidi hanno lor dimora varie unniche tribù confinanti colla regione Eulisia. Costoro, nomati da prima Cimmerii ed ora Uturgurii, posseggonne il suolo tanto a marina, quanto entro terra sino alla Palude Meotide, scaricantesi nel Ponto Eussino, e al fiume Tanai che vi mette foce. Le parti ulteriori volte a Settentrione ricettano le innumerabili borgate degli Ante. Là dove s’apre l’alveo che riceve le acque della Palude menan lor vita i Gotti soprannomati Tetrassiti, pochi di numero, ma osservantissimi delle instituzioni e leggi cristiane. I paesani chiamano pur Tanai l’alveo che dalla Meotide mette al Ponto Eussino, lungo forse il cammino di venti giornate; e’ dicon a simile Tanaite il vento di là surto. Io non saprei con certezza riferire se queste genti abbiano mai seguito la setta di Ario, siccome il resto de’ Gotti, od altra qualunque, ignorandolo peranche eglino stessi; ma ora con assai credula e semplice pietà professano la nostra religione; soltanto poi nell’anno vigesimo primo dell’imperio di Giustiniano Augusto quattro loro ambasciadori comparvero in Bizanzio chiedendo un vescovo in sostituzione di altro testè mancato ai vivi, fatti consapevoli che in simigliante modo erasi provveduto alla chiesa degli Abasgi. L’imperatore aderito del miglior animo alla inchiesta diede [p. 444 modifica]loro commiato. Se non che, per tema degli Unni Uturgurii, nell’esporre la mandata pubblicamente ed alla presenza di molto popolo, eransi limitati alla sola dimanda concernente il vescovo, manifestando poscia in segreto colloquio tutti i vantaggi che sarebbero derivanti all’imperio fomentandosi la discordia coi prossimani loro, e qui narrerò come e da qual cielo i Tetrassiti passassero colà di stanza.