Elisa

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Io t'amo Il volontario
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ELISA


    ....Di cari pargoletti
la semplice memoria è consolata
E nella pace di più cari affetti
Corre senza dolor la tua giornata...



Mio amico,

Ti scrivo sotto l’impressione della più forte emozione che io abbia provata in vita mia. Iddio nella sua inesauribile bontà m’ha dato l’esempio sublime della vittoria che un’anima sensibile e retta ha potuto ottenere sopra una sua gagliarda e terribile passione.... Oh amico mio! Come questi trionfi ottenuti nel silenzio, e nelle lacrime della solitudine, superano in grandezza quelli luminosi riportati dagli eroi sul campo di battaglia! In quest’ultimo caso tutto concorre ad esaltare i sentimenti: l’ebbrezza della gloria, l’aspirazione ardente dell’immortalità, la sete delle lodi e degli onori, possono far divenir di fuoco un cuore di ghiaccio.

Ma la guerra che l’anima dirige contro se stessa, i sacrifici terribili che consuma onde riportare una vittoria che forse potrà ucciderla e che non otterrà dalla società alcuna approvazione perchè sarà eternamente [p. 12 modifica] ignorata, oh quelle son sublimi d’abnegazione e di forza morale!... non è vero?

Amico mio! Io conobbi una gentil e soave giovinetta —; fidanzata dai suoi più teneri anni ad un uomo ricco e brillate (al quale avevala incatenata la dispotica volontà d’un padre inesorabile) essa aspirava continuamente al palpito d’un amore alto e generoso — aspirazione tanto più dolorosa inquantochè non poteva abbandonarvisi senza colpa.

Ma era scritto nel libro del Destino che essa doveva amare.

Ti trascrivo l’ingenua confessione che essa stessa mi fece dell’amor suo, e ti sarà impossibile il non commoverti alla descrizione di un affetto cotanto grande e puro.


«— Dalla gratitudine all’amor vi fu una breve distanza; ma io la distrussi, finchè il palpito della riconoscenza si confuse in me in quello d’un amore nascente.

Sì! Io l’amai d’un affetto immenso e disperato; immenso poichè nell’udire un pezzo di musica italiana, nell’aspirare il profumo d’un fiore, o nell’ammirare un mesto chiaro di luna, il mio pensiero inebriato volava sempre a lui —: disperato, poichè una barriera di ferro ne divideva, e poichè la oscura fanciulla del popolo era troppo altera per mendicare uno sguardo d’amore dall’illustre titolato....

Ma la riservatezza dell’orgoglio fu vinta dall’impeto del sentimento, ed allorquando i suoi begli occhi neri si fissavano nei miei, il volto avevo irradiato dal lampo di quella beatitudine che ci sublima fino a Dio... [p. 13 modifica]

Egli indovinò ciò ch’io non seppi celargli abbastanza, e ingannò se stesso e me col mormorarmi parole fatalissime e dolci.... Ingannò se stesso poichè chiamò amore ciò che non era che un sentimento di pietà ingentilito dal suo bell’animo, ingannò me, perchè mi fece creder per un giorno ad una felicità impossibile....

Io vidi realizzalo in lui l’uomo dei miei sogni — la creazione della mia fantasia. Alle sue virtù e pubbliche e private sacrai un culto dell’anima, e se talvolta mi sentii capace di comprendere il bello della poesia e dell’arte, fu sotto la invocazione del suo nome!

Oh quante volte nelle liete sere d’estate, appoggiata al braccio di mia madre, passeggiavo lentamente la via che conduce alla sua Villa e che tante volte era calpestata dal suo celere carrozzino...! Il silenzio quasi amoroso della natura, e quei luoghi che mi parlavano di lui, oh come mi spingevano ad amarlo, e nell’amarlo, oh come mi sentivo migliore e buona!... Lieti giorni erano quelli, in cui l’amore, scevro di colpa, mi rendeva capace dei più santi e virtuosi proponimenti....

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Ed ora, ed ora che tutto lo divide da me, dovrò io forse veder profanato questo divino sentimento da un’attributo colpevole? Dovrò io vedere offuscata la sua purezza da un degradante sospetto? Mai — Io devo soffocar questo amore nel breve corso della vita terrena, onde renderlo degno che l’Increata virtù lo eterni per sempre in ciel!

Dio mio! assistimi nell’arduo proposto!» —


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L’ho riveduta oggi dopo tre anni di lontananza. L’ho riveduta accompagnata da i suoi figliuolini e dal suo sposo.

Era pallidissima e abbattuta; — Ne richiesi premurosamente la cagione, ed essa prendendomi la mano e tirandomi alquanto in disparte, mi sussurro all’orecchio queste parole:

— «Amica mia! Io ho amato molto ma ho saputo soffocare in cuore, e con incredibili torture un affetto infelicissimo e grande — Ho sofferto tremendamente — ma che importa? Oggi mi sento forte, e posso senza arrossire sostener lo sguardo di mio marito.

Dalla mia lunga ed interna guerra ho ereditato questo pallore che se mi rende men bella agli occhi degli uomini, mi fa tanto più cara a quelli della mia coscienza....

Io ho quasi dimenticato.» —

Dio premi tanta virtù, povera Elisa!