Io cerco moglie!/XVIII
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XVIII.
ORETTA O GHISELDA?
Mi piace proprio la piccola signorina Oretta? Ecco una cosa che non riesco ad individuare con quella precisione che è nel mio sistema.
Io sono un uomo morale. La piccola Oretta è un frutto che sta maturando sull’albero della vita. Nel mio idillio campestre io godo nel contemplarla.
Ma quando ritorno a Milano, non mi piace più! La povera signorina Oretta, là in quella specie di basse-cour, mi produce un senso di sconforto. “Adagio, Ginetto, prima di sposarla„. Certo se colloco la signorina Oretta nel mio appartamento, io trasporto a Milano l’idillio campestre. E ciò è igienico. Come abbracciava laggiù con grazia quel bestione del suo cane! Quando abbraccerà qui, così con grazia, anche me? E quegli occhietti? Sereni come due laghetti alpini. Le nubi dei desiderî del di là non si sono ancora riflesse su quella serenità: è molto carina. Io la bacierei anche tanto volontieri. Io la vedo, quando sarà mia moglie, lì, tutta tranquilla, come un pecorino. Io arrivo a casa dal mio stabilimento, mi accosto piano, in punta di piedi, le sfioro la nuca con un soffio dì bacio. “Ginetto, sei tu?„ “Sì, sono io„. Essa mi ricambierebbe un bacio tanto virtuoso. Però mi pare che nei primi tempi, almeno, in questo mio salotto, lei si troverà come sperduta. Io non riesco a figurarmi Oretta in toilette di ricevimento. Oretta è una barchettina modesta con cui posso andare a riva a riva.
Ma ecco sopravviene la contessa Ghiselda, la gran nave da battaglia, e mi manda a picco la barchettina. Io mai la sposerò, ma con ciò non è meno vero che quella donna ha colpito la mia imaginativa. Ma non soltanto la signorina Oretta, ma tutte le donne vanno a picco quando passa la contessina.
Io non dirò che la contessina non si lavi, ma è certo che lei è diversa dalle altre donne eleganti. Che profumo ha? Non lo so. E sì che io me ne intendo! Profumo di selvaggina. Le altre donne eleganti sono troppo lavate, troppo lavorate, e lo dico contro il mio interesse! Sono come quelle costolette, preparate bene, ma che non si capisce più che carne è.
Io colloco anche la contessina nel mio salotto; e anche lei, per un altro verso, non va, non combina.
E poi dico: se lei mi trasporta nell’amore l’entusiasmo che ha per la letteratura, dove si va a finire? “Velocità! Velocità!„ come diceva quel giorno che agitava, come uno staffile, quel fusto di rose. Si va a finire a Vega! No! Noi sposeremo Oretta, piccola cornamusa campestre, dolce idillio trasportato a Milano. Canta, Oretta, al tuo Ginetto con la tua piccola cornamusa la dolce cantilena.
*
Mi balena un’idea.
Suono: compare Desdemona. — Desdemona — dico — lo so, voi non siete quello che si dice un cordon bleu, però avete del buon gusto. Se per caso io capitassi qui, a giorni, con forestieri, voi preparerete un pranzo con tutte le regole. Mi raccomando la cristalleria, e la jatte d’argento in tavola con molti fiori. Il portinaio si metterà il frac e i guanti e servirà a tavola. Ma tutto deve apparire come abituale, come ordinario.
Ho deciso: Imbarco tutti e li porlo a Milano e così colloco in luce nel mio salotto la signorina Oretta, la metto in opera: vedo che effetto fa.