Io cerco moglie!/II
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II.
IL CONFLITTO DI DUE PROBLEMI.
Sì, non è improbabile che io campi sino ai novantanove anni, l’età stabilita dal dottor Pertusius per gli uomini equilibrati e sereni, che è poi quella stabilita da Mosè per gli uomini giusti. Dopo poi può accadere di morire, benchè sono di quelle cose che perchè io le creda, bisogna che le veda. Ammesso questo, mi faranno splendidi funerali: ma, e dopo? Dopo non si sa mai quello che ci può essere; e appunto per questo io tengo anche il mio bilancio morale in perfetto pareggio. Ma è certo che se io, Ginetto Sconer, avessi un erede che fosse come me, con il naso come me, con gli occhi come me, con il cuore come me, cioè equilibrato e sereno, io tornerei a vivere una seconda volta nel mio erede; e dal mio mausoleo sentirei questa simpatica voce: “Quell’eccellente uomo di mio padre, che mi permette di vivere felice come una cimice dentro una pelliccia!„ Ma per avere un erede, bisogna avere un figlio, e in tale caso è necessario prendere moglie. Sì, è vero: le mie brillanti qualità mi hanno reso molto ricercato; e non poche persone hanno ripetuto quello che dice la mia governante: “Lei potrebbe, tu potresti, voi potreste formare la felicità di molte signorine„. Però questa parola matrimonio non mi è mai piaciuta troppo. Mi ricordo che già Lionello mi assicurava che i casi di fedeltà coniugale, debitamente comprovati, che lui ebbe a deplorare (diceva lui “deplorare„), erano pochi pochi. Ciò è impressionante, non per la tragedia che io eviterei ad ogni modo, ma perchè comprometterebbe l’autenticità dell’erede.
Adesso poi che Lionello è passato a idee anche più moderne, mi ha investito con disdegno di male parole perchè io cerco moglie.
— Ma, amico mio — gli ho risposto — tu, come artista, ci guadagni ad essere — diciamo così — uomo del disordine; ma io, anche per ragioni d’affari, sono uomo d’ordine; e il matrimonio è un atto di deferenza verso la società, come, in certi casi, la redingote e il cappello a cilindro. E poi io cerco anche un figlio.
— I figli sono destinati per l’umanità! — esclama Lionello.
— Questo va bene per te — gli ho risposto — che senti l’umanità, ma io il figlio lo voglio per me.
Io gli potevo anche osservare che lui si mostrava ingrato, perchè nei suoi drammi aveva ricavato tanti begli effetti dal matrimonio; ma per delicatezza non glielo ho detto.
*
Se non che, da qualche tempo, il problema dell’erede si complica col fenomeno grandioso della mia gioventù che rinasce. Io che fino a qualche anno fa uscivo e tornavo a casa tranquillamente, ora sono turbato: mi fermo a guardare le belle fanciulle. Quante ve ne sono! Una volta mi pareva che ce ne fossero meno. Anche le fanciulle di tipo popolare, che camminano con passo di tango, agitando la borsetta con dentro lo specchietto, il piumino, il cartoccino del salamino, mi piacciono. E.... cosa strana!
Le care fanciulle si mutano in sensazioni di dessert: crema di panna montata, gelato di albicocche con labbra di fragole, ponce al rum con scarpette che fanno girare la testa. Oh, vezzose capinere, perchè bezzicate il mio tenero cuore? Vi sono certe testoline così bene accomodate che mi piacerebbe di spiccarle e averle per sopramobili nel mio salotto. Senonchè io che negli affari sono di una intraprendenza magnifica, quando mi trovo davanti al buffet della bellezza, divento di una prudenza vergognosa.
Queste fanciulle, come sartine, dattilografe, postelefoniche e altre signorine del genere, le escludo dal matrimonio per un semplice atto di buon senso: ma confesso che mi hanno fatto molto soffrire.
Anche quelle bruttine, vedute due volte, mi sono sembrate belle.
Disponendo nel mio salotto di un pianoforte Bechstein, ho voluto prendere qualche lezione di piano. Alla prima lezione la maestra mi è parsa insignificante, alla seconda significante, alla terza seducente, alla quarta pericolosa. Considerando però che questa signora ha una specie di marito di tipo molto equivoco, ho detto: “Ginetto, prudenza!„ ed ho presentato alla signora una busta con dentro il contenuto per le sue prestazioni. Ma ogni volta che tocco il mio Bechstein, brr! vedo la maestrina con tutte le signorine che volano per il soffitto e mi guardano coi loro occhioni di porcellana.
Preoccupato per questa mia eccessiva sensibilità, ne ho chiesto al dottor Pertusius. Egli mi ha detto:
— È la conseguenza dell’età pericolosa.
— Diavolo d’un dottore! Ma l’età pericolosa non è quella delle donne sui quarant’anni?
— Anche degli uomini.
Questa è una cosa che non sapevo. Sì, riconosco: la nave della mia vita si è da qualche tempo allontanata dalla latitudine dei trenta anni, e naviga verso i quaranta, ma non è ancora arrivata a questi paraggi.
— E scusi, dottore, è pericolosa l’età pericolosa?
— Alquanto, perchè affatica il nobile organo del cervello, in cambio di altri organi automatici.
Considerando i rapporti di buona amicizia fra me e il dottor Pertusius, gli confido come a vedere certi colli nudi, quali usano adesso, che sostengono certe testoline così sentimentali, mi viene la voglia di spiccarli.
— Fenomeno sadico, — dice Pertusius.
— Fenomeno grave?
— Finchè non li spicca non è niente: ma vi sono di quelli che li hanno spiccati.
— Cosa vuole, dottore — dico io, — a vedere quella pelle rosea-verdolina come il pistacchio, messa in mostra, mi vengono i brividi.
— Faccia conto — dice lui — di vedere la pancia di una lucertola.
— Capisco; ma non si può.
— Ha ragione! — risponde gravemente.
— E a lei che è vecchio, non accade mai?
— Non indaghiamo!
Io mantengo verso i medici una benevola diffidenza, perchè a furia di studiare le malattie, finiscono per considerare la salute anch’essa come una malattia.
Comunque, anche per ragioni di igiene, bisogna che io cerchi moglie: una moglie che risponda alle esigenze dell’erede, e anche alle mie.
*
Ecco qui un elenco di signorine della buona società — si intende — quale io ho notato nel mio taccuino, che sarebbero state adatte par il mio matrimonio.