Invito d'un solitario (Lucas)
Questo testo è completo, ma ancora da rileggere. |
I giorni traggi dolorosi e foschi,
Vieni, amico mortal, fra questi boschi,
4Vieni, e sarai felice.
Qui nè di spose nè di madri il pianto,
Nè di belliche trombe udrai lo squillo;
Ma sol dell’aure il mormorar tranquillo,
8E degli augelli il canto.
Qui sol d’amor sovrana è la ragione;
Senza rischio la vita e senza affanno;
Ned altro mal si teme, altro tiranno,
12Che il verno e l’aquilone.
Quando in volto ei mi sbuffa, e col rigore
De’ suoi fiati mi morde, io rido e dico:
‘ Non è certo costui nostro nemico,
16Nè vile adulatore.’
Egli del fango Prometéo m’attesta
La corruttibil tempra, e di colei,
Cui donaro il fatal vaso gli Dei,
20L’eredità funesta.
Ma dolce è il frutto di memoria amara;
E meglio tra capanne in umil sorte
Che nel tumulto di ribalda corte
24Filosofia s’impara.
Quel fior che sul mattin sì grato olezza,
E smorto il capo sulla sera abbassa,
Avvisa, in suo parlar, che presto passa
28Ogni mortal vaghezza.
Quel rio che ratto all’Ocean cammina,
Quel rio vuol dirmi che del par veloce
Nel mar d’eternità metta la foce
32Mia vita peregrina.
Tutte dall’elce al giunco han lor favella,
Tutte han senso le piante; anche la rude
Stupida pietra t’ammaestra, e chiude
36Una vital fiammella.
Vieni dunque, infelice, a queste selve;
Fuggi l’empie città, fuggi i lucenti
D’oro palagi, tane di serpenti
40E di perfide belve.
Fuggi il pazzo furor, fuggi il sospetto
De’ sollevati, nel cui pugno il ferro
Già non piaga il terren, non l’olmo e il cerro,
44Ma de’ fratelli il petto.
Ahi di Giapeto iniqua stirpe! ahi diro
Secol di Pirra! Insanguinata e rea
Insanisce la terra, e torna Astrea
48All’adirato Empiro.
Quindi l’empia ragion del più robusto,
Quindi falso l’onor, falsi gli amici,
Compre le leggi, i traditor felici,
52E sventurato il giusto.
Quindi vedi calar tremendi e fieri
De’ Druidi i nipoti, e vïolenti
Scuotere i regni, e sgomentar le genti
56Con l’arme e co’ pensieri.
Enceladi novelli, anco del cielo
Assalgono le torri; a Giove il trono
Tentano rovesciar, rapirgli il tuono,
60E il non trattabil telo.
Ma non dorme lassù la sua vendetta;
Già monta sull’irate ali del vento;
Guizzar già veggo, mormorar già sento
64Il lampo e la saetta.