In sulla ghiaja
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XXXVIII
Colloquio amoroso.
In sulla ghiaja
Del Greco Anauro
Diceva Aglaja
Al caro Aglauro,
5Se ti rimembra, che si volse in Tauro,
E per lungo viaggio
Giove sul tergo Europa in mar portò,
Vedrai, ch’io non t’oltraggio,
Se del tuo fianco a me sostegno io fo.
10Non reca noja,
Amato peso,
Anzi dà gioja
Al core acceso:
Ma dimmi, Aglauro, hai tu per sorte inteso,
15Che Gerïon Tebano
Incenerisce a i rai di mia beltà,
E tenta, benchè invano,
Destar delle sue fiamme in me pietà?
Ei dice, come
20Del suo sembiante
L’alta Eurinome
Divenne amante,
E che la bella Eubea del gran Taumante
Fa testimonio al Cielo,
25Che sia sempre di lui serva sua fè;
Ma che per lui di gelo,
E che sempre di fuoco ei fia per me.
Tempra talora
Eburnea lira,
30E sull’Aurora
Canta e sospira;
Ora assomiglia al mar quando s’adira,
L’orrida mia durezza,
Che al suo pregar non mai s’intenerì.
35Or l’alta mia bellezza
Adegua al chiaro Sol, che illustra il dì.
Spesso mi manda
Erbe Sabee,
Ed in ghirlanda
40Gemme Eritree.
Sciocco amator, vili bellezze e ree
Vendere a prezzo indegno
I più cari diletti han per virtù;
Nè sa ch’ultimo segno
45De’ miei desiri e de’ pensier sei tu.