Musa, Amor porta novella
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XXXIX
Consola Amarilli febbricitante.
Musa, Amor porta novella,
Ch’è per me piena di pene;
Amarillide mia bella
Ha ria febbre entro le vene,
5E dal fior della bellezza
Sta lontana ogni allegrezza.
O Melpomene diletta,
Spiega l’ali tue dorate
Là ’ve l’egra giovinetta
10Mena in doglia le giornate,
E di canto falso, o vero
Rasserena il suo pensiero.
In tua man sono i tesori
Di Castalia e d’Elicona;
15Sai di Giove i tanti amori,
Sai ch’il cielo egli abbandona,
E per farne il suo desío
Ei trasforma la bella Io.
Tu sai dove, e per quai modi
20Nel bell’ôro egli piovea;
Sai nel Cigno le sue frodi,
E la favola Ledea;
Sai, che a doppio il Sole affrena,
Tormentato per Alcmena.
25Tai memorie avran potere
Di recarle alcun diletto,
Ma seguendo il mio volere
Canterai d’altro subbietto,
E dirai l’alta rapina,
30Ch’ei fe’ già per la marina.
Quando uscendo il Sol dell’onde
Sul bell’ôr del carro eterno,
Giva Europa per le sponde
Vagheggiando il mar paterno;
35Da lontan Giove la scôrse,
E gran fiamma al cor gli corse.
Sì lo prese il nuovo affanno,
Sì lo strinse il gran desíro,
Ch’egli ordì ben strano inganno
40Alla Vergine di Tiro:
Di bel toro il volto ei prende,
Ed a’ pié le si distende.
A mirar l’alta bellezza,
Di che adorna era la fera;
45Come avvien pur per vaghezza,
Ferma il piè la Donna altera,
Poscia a lei corre vezzosa,
Poi sul tergo le si posa.
L’animal tutto arricchito
50Dal tesor, che pur chiedeva,
Per amore alza un muggito,
Poi sul piè dolce si leva,
Poi ne va per la campagna,
Poi nel mar l’unghia si bagna.
55Così l’inclita fanciulla
Passo passo s’assicura;
Già col toro si trastulla,
Già depone ogni paura;
Quando Giove ecco repente
60Nuota in mar velocemente.
Dentro il pelago s’avventa
Lieto in sè del grand’acquisto,
Ma la Vergine paventa,
E con cor pensoso e tristo
65Con le man le corna afferra,
E riguarda in ver la terra.
Poi che al fin più le fu tolto
Rimirar l’amata riva,
Di pallor si tinge il volto,
70Che ostro dianzi coloriva,
E bel nuvolo di pianti
Va turbando i bei sembianti.
Indi volta a rischi indegni
Manda al Ciel voci funeste:
75Dunque tolta a’ patrii regni,
Fra rei mostri e fra tempeste,
Lascerà l’ossa infelici
La Regina de’ Fenici?
Lascia omai, lascia i sospiri,
80Giove allor dolce le dice,
Così, giovine, sospiri?
Chi veggendoti felice
Bramerà tuoi pregi alteri,
Nè vedrà come gli speri.
85Io son Giove, in quest’armento
Mie sembianze ho trasformate
Per cessar mio gran tormento
Testimon di tua beltate;
Se perciò senti involarti,
90Hai tu cosa onde lagnarti?
Sì, parlando egli consola
Quei suoi nobili dolori:
Ecco poi che interno vola
Bell’esercito d’Amori,
95Che talor nella marina
Bagna l’ali, e le s’inchina.
Con insidie così care,
Con tal’arte di dolcezza,
Tutt’allegra in mezzo al mare
100Ne portò l’alma bellezza;
Poi nell’Isola di Creta
Di tre figli ella fu lieta.
Ma se forse, o nobil Musa,
Cotal canto a te non piace,
105Canta il corso d’Aretusa,
Che sotterra andò fugace;
O l’ardor di Galatea,
O l’amor di Citerea.