Il tulipano nero/L'editore ai suoi lettori

L'editore ai suoi lettori.

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Alexandre Dumas - Il tulipano nero (1850)
Traduzione dal francese di Giovanni Chiarini (1851)
L'editore ai suoi lettori.
Parte prima
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L’EDITORE AI SUOI LETTORI




Due parole per conto mio a Voi, pregiatissimi soscrittori a questa mia Raccolta Romantica, le quali stieno a testimoniare la mia riconoscenza e il mio intendimento. La prima è piena e sentita; e non potrei con parole esprimerverla, veggendo il favore con cui avete accolto questa mia impresa tipografica, tenue sì per il suo intrinseco, se voglia guardarsi alla scorza, ma forse grande pel suo morale intendimento.

E siccome tutto giorno va ripetendosi che meglio sarebbe chiudere tutte le tipografie, perchè così non si guasterebbe la mente ed il cuore dei creduloni e dei malaccorti, io intendo di mettervi innanzi candidamente le mie idee su questo proposito, per corrispondere in tal guisa al valido soccorso, che mi prestate, aprendovi la stranezza della mia mente, la quale non credo così malata, come tante altre che [p. vi modifica]si stimano sane, a cui più non basterebbe fare ogni anno il viaggio ad Anticira.

Verissimo che sonovi per nostra disgrazia non pochi libri, se vuolsi, dannosissimi non solo allo individuo che ne assapora la lettura, ma all’ordine sociale, cui tendono al dissolvimento. Che vorrebbesi addurre da ciò? Il pio desiderio di dare l’ostracismo a qualsiasi libro, che non fosse di quel dato peso, e misura? Cosa ben difficile a conoscere il peso e la misura delle anime pie, cui esse cambiano a seconda delle loro ardenti aspirazioni. Ma non sarebbe meglio, senza por mente alle stranezze di qualsiasi genere, che ci fosse in ogni Stato un’estesa pubblica istruzione, una educazione morale, la quale per tempo insegnasse a fare distinguere il pane dai sassi, come suol dirsi; ed allora ogni pessima lettura servirebbe viepiù a rinforzare il sentimento del buono e dell’onesto, come i veleni più micidiali servono sovente a ricondurre l’ammalato in piena salute.

Mettiamoci un poca la mano sul cuore, e neghiamo, se siamo da tanto, che tutte le vicissitudini, i movimenti, i desiderii, le tendenze attuali non sieno frutto della voluta [p. vii modifica]privativa della scienza per incatenare con l’anima il corpo? Quando mi si riduce l’uomo allo stato di bruto, bisogna bene che le sue opere concordino con la sua natura, che io chiamerò francamente, brutale, perchè la parola, la quale sola lo distingue dagli esseri non pensanti, ve lo congiunge pel non sviluppo razionale, che così invano Iddio gli avrebbe donato. E le povere masse su questo rapporto troveranno certo misericordia appo Dio, che non vorrà punirle come il servo cattivo del Vangelo, che invece di trafficare il talento datogli dal suo padrone, andò a sotterrarlo; nel nostro caso gli è fatto sotterrare non dalla propria paura di esserne derubato, come il servo del Vangelo, ma dalla paura del padrone, il quale stoltamente crede che il servo lo possa trafficare a di lui danno.

E poi si grida alla canaglia! al fango! Ma, Signori miei, rammentiamoci che il fango in mano di abile e saggio agricoltore, che lo manipoli e lo riduca, diventa il terreno più fertile per ogni genere di raccolta, ed è adatto alla cultura dei libri i più belli per spoglia, e i più grati per effluvi odorosi. Ditemi un poco, se non fosse il fango, cosa sarebbe [p. viii modifica]l’Egitto? un deserto più mortifero di quello che lo circonda. Ma se i saggi agricoltori con l’industria e coll’arte non facessero sì di fare quel fango prontamente disseccare e non lo lavorassero, l’Egitto sarebbe una pestifera palude. Il fango del Diluvio, simboleggia saggiamente la Mitologia, procreò uno smisurato serpente, che divorava tutte le nuove generazioni; Apollo, simbolo della scienza educatrice, lo uccise. Non si trascuri l’esempio di Apollo, se non vuolsi che il serpente nato dal fango divori tutti gli ordinamenti sociali.

I popoli educati e istruiti tono stati i più tranquilli e i più morali uomini del mondo. Contatemi tra il popolo ebreo una rivoluzione sociale. Nessuna; perchè tutti erano profondamente istruiti nei doveri religiosi e civili. David era un pastore; si leggano i suoi salmi, e ci faremo un’idea della educazione di tutto il popolo ebreo.

Chi più severi di costume e più leali nel trattare, e più forti nelle armi degli Spartani? L’esercizio giornaliero del corpo, il profondo rispetto pei più vecchi, la venerazione per un Dio supremo, erano il frutto di queste loro virtù famigliari, anzi cittadine. [p. ix modifica]

Nè mi si venga a ricantare, che Licurgo gran legislatore di Sparta avesse proibito ogni lettura ai suoi concittadini. Per quanto sappiamo non si conoscevano altri scritti che quelli del grande Omero; e di questi non solo ne permise la lettura, ma raccomandolla; perchè nella Iliade specialmente di quel divino poeta avvi tutta la scienza tanto sacra che profana, con la quale potevasi informare la mente ed il cuore dei suoi concittadini.

Non mi si gridi: alla croce! se io con questa premessa sembrassi voler concludere, che anco con i Romanzi, ma però morali, e informati da sani principii e aventi per fine una qualche privata o pubblica virtù, si possa educare e istruire. Lungi il sacrilegio del confronto, ma non mi si nieghi l’utilità: l’ombra di Omero, cieca come il Destino e dura come il di lui trono di ferro, nebulosa giganteggia ancora sul mondo pagano, nascondendo il suo capo tra le fitte tenebre della degradata divinità; come l’ombra di Dante caccia la sua lucida fronte negli splendori eterni di un Dio tutto misericordia, mentre tremenda per i rei stringe nella destra il flagello inesorabile della divina giustizia: e solo [p. x modifica]quest’ultimo, se si avessero avuti degli accorti Licurghi, basterebbe per civilizzare il mondo intero. Ma per intenderlo, per alzarsi seco lui fino al Paradiso, ci abbisogna il soccorso delle scienze teologiche che ci vengono insegnate con la Dottrina del Bellarmino, e il corredo delle scienze umane, la cui porta si apre col Donato e dopo sette anni si chiude col Mancino ai pochi detti a non intender nulla e a voler di tutto parlare. Ecco la gangrena dell’attuale società.

Ora dunque, che vi è tanta smania di leggere, e leggere specialmente tutti i Romanzi d’oltremonti (non esclusi i giornali, sfacciati Romanzi diurni) mi sono proposto di darne una collezione di Sei, ma però scelti come suol farsi per una collana di opere di morale istruzione, e offrirla ai miei concittadini. La Francia, l’Inghilterra, la Germania mi daranno la loro contribuzione, che però sarà nuova per l’Italia; e già non ho mancato di procurare un nuovissimo Romanzo italiano a questa mia raccolta, il quale di soggetto storico, rammenterà le gesta, i rivolgimenti e i falli dei nostri padri, a insegnamento della presente generazione.