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si stimano sane, a cui più non basterebbe fare ogni anno il viaggio ad Anticira.
Verissimo che sonovi per nostra disgrazia non pochi libri, se vuolsi, dannosissimi non solo allo individuo che ne assapora la lettura, ma all’ordine sociale, cui tendono al dissolvimento. Che vorrebbesi addurre da ciò? Il pio desiderio di dare l’ostracismo a qualsiasi libro, che non fosse di quel dato peso, e misura? Cosa ben difficile a conoscere il peso e la misura delle anime pie, cui esse cambiano a seconda delle loro ardenti aspirazioni. Ma non sarebbe meglio, senza por mente alle stranezze di qualsiasi genere, che ci fosse in ogni Stato un’estesa pubblica istruzione, una educazione morale, la quale per tempo insegnasse a fare distinguere il pane dai sassi, come suol dirsi; ed allora ogni pessima lettura servirebbe viepiù a rinforzare il sentimento del buono e dell’onesto, come i veleni più micidiali servono sovente a ricondurre l’ammalato in piena salute.
Mettiamoci un poca la mano sul cuore, e neghiamo, se siamo da tanto, che tutte le vicissitudini, i movimenti, i desiderii, le tendenze attuali non sieno frutto della voluta