Il rapimento d'Elena e altre opere/A chi legge
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Traduzione dal greco di Angelo Teodoro Villa (1758)
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A CHI LEGGE.
Frattanto sappi, che appunto su questo Manoscritto occasione d’aver io volgarizzato Coluto essendomi invaghito della bellezza del breve Poema nel confronto, che collo stampato ne feci, già da tre anni, per comandamento del Sig. Marchese Don Alessandro Teodoro Trivulzio, Cavaliere tanto benemerito della nostra Città, delle Lettere, e de’ Letterati, a cui fra le innumerabili obbligazioni, che ho, professo anche quella d’avermi da lungo tempo ammesso all’onore d’ammaestrare nel greco il Sig. D. Girolamo di lui Figlio, giovane assai sludioso, e nelle greche facoltà con mio gran piacere avanzato Che io poi mi risolvessi a stampar questa Traduzione, mi ha servito d’impulso la fioritissima Accademia de’ Trasformati, la quale fornita di letterati Uomini, decorosamente in questa Città comparisce, e sostiensi nell’ampia Casa del Signor Conte Giuseppe Maria Imbonati zelantissimo Promotore, e Conservator Perpetuo di essa delle nobili qualità, che a Cavaliere erudito convengono, pienamente adorno. Quivi avendo io la mia Traduzion recitata in privata Adunanza, tale fu allora, non dirò solo il compatimento de’ miei savissimi Colleghi, ma il coraggio ancora, che mi fecero a pubblicarla, ch’io non potei resistere alle autorevoli insinuazioni di tanti non pure amici, ma per lo valore di ciascuno nelle poetiche cose da me considerati Maestri.
Io non mi tratterrò qui a numerar l’edizioni, che abbiamo di questo Poeta, potendosi in ciò appagare la curiosità di ciascuno presso il detto Fabrici,3 il quale asserisce d’averne egli un Manoscritto di circa trecent’Anni prima. Neppure accennerò le versioni fattene in altre lingue, poichè appieno, giusta il suo costume, soddisferà chiunque ne ha brama, l’eruditissimo Abate Francesco Saverio Quadrios nel quarto Volume della sua divina Opera, che sta imprimendo, già famosa, sotto il titolo di Storia, e Ragione d’ogni Poesia, mentre parla di quest’Autore.
Vo’ qui solamente accennare a qual maniera procurai d’attenermi nel fare il mio volgarizzamento. Io ho avuto per massima di ben colpire primieramente l’idea dell’Autore, traslatandone fedelmente i pensieri, e i sentimenti, poichè tengo opinione ch’error sia in una Traduzione ogni benchè minimo, benchè grazioso concetto, che dell’Autore non sia.
Considerai poscia, che non i sentimenti soli, ma l’espressioni ancora son quelle, che un Poeta ajutano a nobilitare; onde stimai d’essere infedele al mio, ogni qual volta avessi preteso di mutar le frasi del Testo, e di sostituirne altre a mio capriccio, facendomi in tal guisa non già traduttore, ma di nuove frasi inventore.
Ho cercato di non iscemare veruna cosa al Testo, e, per dir vero, non avrei avuto cuore di proseguire avanti nella mia Versione, quando mi fossi accorto di non aver traslatato anche un minimo Aggiunto.
D’altra parte ho avuto riguardo di non accrescer parola del mio, sicuro che ogni addizione avrebbe guastato il bello dell’originale. E se alcuna volta o per compimento, o per maggior grazia del verso v’ho lasciato per entro scorrere qualche piccolo Aggiunto, ciò fu ben di rado, e di que’ soltanto, che non sono in verun modo studiati, ed ingegnosi, ma che di lor natura, e a prima vista s’adattano a’ nomi, a cui si congiungono.
Non sono però stato sì scrupoloso di abbracciare anche quelle frasi, che per verun modo non si comportano dal nostro idioma; essendo egli certo, che ciascuna lingua ha i suoi colori, e i suoi vezzi, che non possono sì di leggieri trasferirsi in un altra. E la versione, a mio credere, vuol essere rigorosa, ma non servile, religiosa, non superstiziosa, esser versione, e non comparir tale.
Ma siccome languida riesce l’invenzione, e la frase, se non è accompagnata dall’armonía, e dal fuoco, che son l’anima in certo modo della Poesía, ho cercato per quanto ho potuto di mantenere quel brío, quella magnificencenza di figure, quell’entusiasmo, impetuosità, e forza, per cui salisce tant’alto la Poesía originale. Quindi paruto essendomi che per un esatta Traduzione sia indispensabile il verso sciolto perciò di questo usando, mi sono industriato di ajutarlo, e sostenerlo coll’armonía, col numero, e colla rotondità, schivando ogni languidezza, e tutto ciò, che lo poteva avvicinare alla Prosa.
Se mi potrò accorgere, che non ti sia discara la presente, risolverommi forse a comunicarti altre Traduzioni da me fatte, e segnatamente quella di Trifiodoro non mai, ch’io sappia, in lingua nostra traslatato. Vivi felice.
- Francesco Saverio Quadrio Delegato.
- Ercole Sola Cabiati Delegato.
- Giuseppe-maria Imbonati Confervatore Perpetuo.
- Giuseppe Foppa Confervatore
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- Pietro Dal Verme Confervatore .
- Carlo Francesco Vago Confervatore Loco del Sigillo.
Loco ✥ del Sigillo.
- Carl-Antonio Tanzi Segretario Perpetuo.