Il raccontafiabe/Prefazione

Prefazione

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Piuma d'oro


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ammentate voi, bambini, il racconta‐fiabe, colui che vi raccontò le storie di Spera di sole, di Ranocchino, di Cecina, di Testa‐di‐rospo, e di tant’altra gente meravigliosa?

Se ve ne rammentate, dovete anche rammentarvi che egli pensò di regalare le sue fiabe al mago Tre‐Pi, visto che voialtri non volevate più sentirle, perché le sapevate tutte a mente.

Egli sperava che il mago Tre‐Pi conservasse quelle fiabe nei cassetti del suo museo, [p. 6 modifica]imbalsamate insieme con le altre fiabe antiche. Il Mago disse:

— Ah, sciocco, sciocco! Non vedi che cosa hai in mano? —

Il raccontafiabe guardò: aveva in mano un pugno di mosche.

E tornò addietro scornato; e di fiabe non ne volle più sapere, dopo che le Fate gli avevano ripetuto:

— Fiabe nuove non ce n’è più; se n’è perduto anche il seme. —

Ora avvenne che non sapendo egli a qual altro mestiere darsi, rimase lungamente disoccupato.

Passava le giornate al sole, davanti l’uscio di casa sua; e spesso pensava a quelle care fiabe, che gli si erano mutate in un pugno di mosche.

I bambini che lo vedevano sbadigliare su la soglia dell’uscio, gli domandavano:

— O che non ce n’hai più fiabe nuove, raccontafiabe? —

Egli alzava le spalle, scrollava la testa e non rispondeva. Dove andare a pescarle?

Gli strani oggetti che gli erano stati regalati da fata Fantasia, non potevano più servire. Ognuno di essi gli aveva già suggerito la sua [p. 7 modifica]fiaba, appena egli l’aveva preso in mano; e dopo non c’era stato verso di cavarne più niente. Tornare da fata Fantasia gli pareva una bella sfacciataggine. E poi, come rintracciare un’altra volta Cenerentola, Cappuccetto rosso, Pelosina, Pulcettino e tutti gli altri che lo avevano condotto alla grotta della Fata e l’avevano pregata di aiutarlo? La fiera delle Fate ricorre una volta ogni mille anni; e il capitarvi in mezzo era stata proprio una rara fortuna.

Per ciò egli sbadigliava, e con le mani in mano, godevasi il sole, in mancanza d’altro, su la soglia dell’uscio.

Una notte, non potendo chiuder occhio, gli passò pel capo di cercare il sacchettino dov’erano conservati il ranocchio, la stiacciata, l’arancia d’oro, la serpicina, l’uovo nero, i tre anelli e le altre cosettine regalategli dalla Fata.

— Chi sa? Dopo tanto tempo, forse avevano ripreso la loro virtù. —

Saltò dal letto, corse a cercare il sacchettino riposto in un armadio, e tentò di fare come soleva. Prese a caso i tre anelli, e disse:

— C’era una volta... —

Ma una volta, quantunque non sapesse neppure mezza parola di quel che doveva dire, appena aperta la bocca, la fiaba gli usciva filata, [p. 8 modifica]quasi l’avesse saputa a mente da gran tempo. Invano ora ripeté: — C’era una volta...! C’era una volta...! —

Gli usciva di bocca soltanto il fiato.

Stizzito, afferra il mortaio, ci vuota il sacchettino dentro, e poi pesta e pesta; ridusse in polvere ogni cosa. Ne prese un pizzico, e strofinandolo con disprezzo fra le dita, esclamò:

— Così non mi verrà più la tentazione di provare, e dire: C’era una volta!... —

Ma non aveva ancora finito di pronunziare queste parole, che già su la punta della lingua gli s’agitava una fiaba nuova. E se la raccontò da sé, divertendosi come un bambino.

Allora, sbalordito, prese un altro pizzico di polvere e:

— C’era una volta!... —

Ed ecco un’altra fiaba nuova nuova, ch’egli si raccontò da sé, divertendosi come un bambino Il pover’uomo, dall’allegrezza, non capiva nella pelle. Gli pareva mill’anni che si facesse giorno, per andare per le piazze e per le vie:

— Fiabe, bambini, fiabe! Chi vuol sentire le fiabe! —

Raccolse delicatamente nel sacchetto tutta la [p. 9 modifica]polvere del mortaio, senza perderne un granellino; e, appena fatto giorno, uscì di casa.

Non era tranquillo però:

— Chi sa se queste fiabe piacciono quanto quell’altre? —

E gli tremava un po’ la voce nel gridare:

— Fiabe, bambini, fiabe! Chi vuol sentire le fiabe! —

I bambini accorsero e si divertirono:

— Un’altra! Un’altra! —

E ne mise fuori più d’una dozzina. Chi non le ha udite dalla bocca del raccontafiabe, può leggerle con comodo in questo libro.

Sono proprio le ultime.

Al povero raccontafiabe è accaduta una disgrazia. Una sera, stanco di aver raccontato fiabe tutto il giorno, si buttò sopra un sedile di pietra del giardino pubblico e si addormentò. Allo svegliarsi, cerca e ricerca il sacchettino con la polvere portentosa che gli suggeriva le fiabe, non lo ritrovò più. E lo ricerca tuttavia, poverino!

Roma, 13 settembre 1893

Luigi Capuana