Il probabile falsificatore della Quaestio de aqua et terra/IV

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IV.


In conclusione. L’editore della Quaestio de aqua et terra, contro la cui autenticità si sono levati dei dubbî così fondati, non era sicuramente fior di farina. I documenti prodotti ce lo fecero conoscere abbastanza da vicino, il che giovò a confermarci nella impressione che producono e l’assetto curioso della stampa principe della Quaestio e la consolatoria per la morte di Luigi XII. Dovunque si vede in quel frate una gran voglia di figurare, di farsi innanzi, di sfoggiare dottrine recondite. Teologo e filosofo, astrologo e verseggiatore, egli mette tutte le scienze e le arti al servizio de’ principi da cui spera favori e specialmente della propria ambizione. C’è da giurare che lo stesso Alighieri, conoscendolo, non avrebbe esitato a cacciarlo tra quei frati vanitosi, che pascon di vento le pecorelle e gonfiano il cappuccio, purchè si rida alle loro prediche piene di motti e di scede1. Codesto Moncetti, insomma, considerato un po’ attentamente, non si può negare che abbia in grado non comune la capacità a delinquere.

Scrive il Torelli che fra Benedetto, durante la sua dimora in Parigi, pubblicò il Tractatus de formatione humani corporis in utero, di Egidio Romano, dedicandolo ad Enrico VIII d’Inghilterra, che era ancora cattolico; e di quel libro riferisce il [p. 24 modifica]titolo2. La prima edizione del Tractatus è di Parigi 1515; la seconda, curata dall’agostiniano Augusto Montefalcone, è di Venezia 1523; la terza, di cui abbiamo solo notizia indiretta, è di Rimini 1626. I maggiori bibliografi non registrano quest’opera3, che abbiamo ragione di ritenere alquanto rara in tutte le stampe, rarissima nella prima4. Ne tengon conto invece, dandone unicamente il titolo, i vecchi eruditi che particolarmente ebbero ad occuparsi di Egidio Colonna5. Ora, quello è un curiosissimo libro. Diviso in 25 capitoli, discute se vi sia o no virtù attiva nel liquido che emette la femmina nell’amplesso sessuale; se la femmina possa concepire senza il contatto diretto col maschio; a che serva lo sperma ed a che la secrezione venerea femminile; che cosa sia il menstruo e quali rapporti abbia col concepimento; come si formi il feto e come lo si partorisca; quali sieno le cause del vario sesso del feto; perchè si concepiscano talora più figli; perchè essi somiglino ora al padre e ora alla madre ecc. ecc.; tutti argomenti, come ognun vede, che per quanto infarciti del solito pesantissimo formulario scolastico, non sembrano i più adatti ad essere discussi in apposito libro da un arcivescovo e cardinale, e propalati per le stampe da un monaco. Interesse scientifico il Tractatus pare ne abbia pochissimo. Un vecchio storico dell’anatomia lo dice «un ouvrage très mal écrit» e «rempli d’indecénces et de préjugés superstitieux»; più sotto aggiunge che «l’Auteur y traite des questions les plus singulières et les plus indécentes qu’il soit possible d’imaginer»6. Il dottissimo nostro investigatore della storia medica, prof. Alfonso Corradi, ci scrive in proposito: «Mi meraviglio come i [p. 25 modifica]raccoglitori di cose pornografiche non abbiano fatto una nuova edizione del trattato cardinalizio: ma vi fa difficoltà la lingua barbara e la forma scolastica».

A quale scopo un frate mandato a Parigi per esercitarvi benefico influsso sui costumi si sarebbe preso la briga di far gemere i torchi per diffondere tante sudicerie d’uno scrittore famoso, morto due secoli prima?7 Non difficile è il riconoscere anche in questo caso un fine ambizioso, quello di congiungere di nuovo il proprio nome ad un altro nome già illustre; e questo fine poteva essere tanto meglio raggiunto, quanto più l’opera era curiosa ed attirava quindi l’attenzione. Il trattato di Egidio non è falso8; ma l’intento del Moncetti nel pubblicarlo non sembra del tutto diverso da quello per cui probabilmente fabbricò il De aqua et terra. Il Tractatus di Egidio fu da fra Benedetto, come dice il titolo, «correctus, revisus, renovatus et auctus», tanto perchè non si credesse ch’egli facesse opera d’amanuense o poco più9. Non vediamo noi ogni giorno uomini piccini d’animo e di mente, che per figurare nel mondo s’arrampicano con ogni arte ai veri grandi, e con questo parassitismo morale conseguono talora lo scopo d’essere reputati ciò che non sono? Il Moncetti può avere adoperato in tal guisa, e senza ciò non vi sarebbe certo oggi chi, bene o male, s’occupasse di lui.

Alla falsificazione del De aqua può aver anche contribuito il desiderio di far cosa grata al Gonzaga, mostrando con un argo[p. 26 modifica]mento inoppugnabile che l’Alighieri aveva dimorato nella loro città. Ma in questo caso, obbietterà alcuno, perchè non far discutere nella stessa Mantova la Quaestio, anzichè in Verona? Questo davvero non lo sappiamo, ed è difficile lo si venga a scoprire. Per indovinare le ragioni di fatti simili, bisognerebbe conoscere più a fondo la vita del Moncetti. Noi ignoriamo se per caso non gli stesse a cuore di gratificarsi anche i Veronesi, o se la tradizione costante e sicura della dimora di Dante in Verona non gli facesse scegliere appunto quella città, per dare alla disputa imaginaria maggior apparenza di vero.

Alessandro Luzio — Rodolfo Renier.


Note

  1. Parad., XXIX, 115
  2. Secoli Agostiniani, VIII, 256-57
  3. Neppure lo Hain, che nel Repertorium dà un elenco così copioso degli scritti filosofici, politici, fisici e teologici di Egidio.
  4. Della ediz. principe del Tractatus esiste una copia, rilegata con l’opuscolo del Moncetti alla regina di Francia, nel cit. vol. XV, VII, 260 della Nazionale di Torino. Sventuratamente manca del frontespizio e della dedica. Facemmo invano ricerca d’un altro esemplare in alcune delle principali biblioteche italiane. Uno ve n’era nella Nazionale di Parigi (vedi Catalogue des sciences médicales, vol. I, 1857, p. 407), ma ora non si trova più.
  5. Si osservino il Buleo, Historia universit. Parisiensis, Parisiis, 1666, III, 672, che segue il Tritemio, ed anche Prosp. Mandosio, Biblioth. Romana, Roma, 1682, p. 246.
  6. Portal, Histoire de l’anatomie et de la chirurgie, Paris, 1770, V, 588-89.
  7. È noto che Egidio Colonna visse dal 1247 al 1316.
  8. Di ciò è prova evidente il fatto che nel ms. lat. 15863 della Nazionale di Parigi, venuto dalla Sorbona, e scritto tra la fine del XIII e gli inizî del XIV secolo, il Tractatus si legge da c. 18 a c. 56, con attribuzione formale ad Egidio ed in mezzo ad altri opuscoli del medesimo autore. Ebbe la cortesia di avvertircene, su richiesta nostra, il dr. Camillo Couderc, addetto alla sezione manoscritti della Nazionale, al quale esprimiamo i più vivi ringraziamenti.
  9. Sarebbe interessante constatare col confronto del cod. Parigino quali correzioni ed aggiunte il Moncetti praticasse nell’opera d’Egidio. Noi ricaviamo le parole citate dal titolo che riferisce il Torelli, dolenti che la rarità dell’edizione principe non ci abbia permesso di vedere coi nostri occhi la prefazione, con tutta probabilità apposta da fra Benedetto alla stampa. Tale prefazione, a ogni modo, se v’è, non deve aver nulla a che fare con l’apparato ciarlatanesco che circonda il De aqua, perchè con la seconda carta comincia già il testo, come osserviamo nell’esemplare mutilo torinese di cui possiamo disporre.