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coglitori di cose pornografiche non abbiano fatto una nuova edizione del trattato cardinalizio: ma vi fa difficoltà la lingua barbara e la forma scolastica».

A quale scopo un frate mandato a Parigi per esercitarvi benefico influsso sui costumi si sarebbe preso la briga di far gemere i torchi per diffondere tante sudicerie d’uno scrittore famoso, morto due secoli prima?1 Non difficile è il riconoscere anche in questo caso un fine ambizioso, quello di congiungere di nuovo il proprio nome ad un altro nome già illustre; e questo fine poteva essere tanto meglio raggiunto, quanto più l’opera era curiosa ed attirava quindi l’attenzione. Il trattato di Egidio non è falso2; ma l’intento del Moncetti nel pubblicarlo non sembra del tutto diverso da quello per cui probabilmente fabbricò il De aqua et terra. Il Tractatus di Egidio fu da fra Benedetto, come dice il titolo, «correctus, revisus, renovatus et auctus», tanto perchè non si credesse ch’egli facesse opera d’amanuense o poco più3. Non vediamo noi ogni giorno uomini piccini d’animo e di mente, che per figurare nel mondo s’arrampicano con ogni arte ai veri grandi, e con questo parassitismo morale conseguono talora lo scopo d’essere reputati ciò che non sono? Il Moncetti può avere adoperato in tal guisa, e senza ciò non vi sarebbe certo oggi chi, bene o male, s’occupasse di lui.

Alla falsificazione del De aqua può aver anche contribuito il desiderio di far cosa grata al Gonzaga, mostrando con un argo-

  1. È noto che Egidio Colonna visse dal 1247 al 1316.
  2. Di ciò è prova evidente il fatto che nel ms. lat. 15863 della Nazionale di Parigi, venuto dalla Sorbona, e scritto tra la fine del XIII e gli inizî del XIV secolo, il Tractatus si legge da c. 18 a c. 56, con attribuzione formale ad Egidio ed in mezzo ad altri opuscoli del medesimo autore. Ebbe la cortesia di avvertircene, su richiesta nostra, il dr. Camillo Couderc, addetto alla sezione manoscritti della Nazionale, al quale esprimiamo i più vivi ringraziamenti.
  3. Sarebbe interessante constatare col confronto del cod. Parigino quali correzioni ed aggiunte il Moncetti praticasse nell’opera d’Egidio. Noi ricaviamo le parole citate dal titolo che riferisce il Torelli, dolenti che la rarità dell’edizione principe non ci abbia permesso di vedere coi nostri occhi la prefazione, con tutta probabilità apposta da fra Benedetto alla stampa. Tale prefazione, a ogni modo, se v’è, non deve aver nulla a che fare con l’apparato ciarlatanesco che circonda il De aqua, perchè con la seconda carta comincia già il testo, come osserviamo nell’esemplare mutilo torinese di cui possiamo disporre.