<dc:title> Il pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giambattista Guarini</dc:creator><dc:date>1914</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Guarini, Battista – Il Pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica, 1914 – BEIC 1841856.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Il_pastor_fido_e_il_Compendio_della_poesia_tragicomica/Appendice/I._Intermezzi_per_una_rappresentazione_del_Pastor_fido&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20200630171607</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Il_pastor_fido_e_il_Compendio_della_poesia_tragicomica/Appendice/I._Intermezzi_per_una_rappresentazione_del_Pastor_fido&oldid=-20200630171607
Il pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica - I. Intermezzi per una rappresentazione del Pastor fido Giambattista GuariniGuarini, Battista – Il Pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica, 1914 – BEIC 1841856.djvu
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I
INTERMEZZI PER UNA RAPPRESENTAZIONE
DEL «PASTOR FIDO»
Primo Intramento.
Musica della Terra.
Da una di quelle piante, che si collocaranno da un corno della
scena, perché Amarilli, quando fa il giuoco «della cieca» l’abbia
d’abbracciare, credendo di prendere una delle ninfe, che giuocano,
uscirá una ninfa tutta ignuda, se non quanto una banda di zen-
dado verde chiaro le cuopra le parti disoneste, e ciò si potrá fare
con manto accomodato leggiadramente. 11 resto sia tutto finto di
carne. In capo una ghirlanda di fiori, i capelli giú per le spalle,
tutto sia bello e ben acconcio. Abbia un istrumento da sonare in
mano.
Dall’altra parte della scena facciasi il medesimo dall’altra
pianta.
Da due sassi, che saranno nel giro della scena, escano duo
satiri, uno dopo l’altro e in diversi luoghi; abbian sampogne in
mano.
Di sotto il palco della scena, dalle bande, sorgano due ninfe
vestite d’argento, ancor esse ignude come di sopra e co’ capelli
biondi, ma corti ad uso di Vinegia, con ghirlande in capo di fiori
senz’alcun verde. Ma nel salire mandino prima fuor un borboglione
d’acqua, come che venga fuori di fontana, e, come avranno il capo
sopra la terra, lo scuotano alquante volte; abbiano in mano istru-
menti da suonare.
Bisogna avvertire che nel nascimento o uscita, che faranno le
ninfe dagl’arbori e i satiri dai sassi, s’attenda a imitare il veri-
simile. Ciò si fará, non facendosi spaccare di primo colpo l’arbore e [p. 292modifica]
il sasso ; ma, secondo che il corpo va uscendo, cosi si vada aprendo,
e prima esca un braccio e dall’altra parte il capo, acciocché si
veggano vari nascimenti, che fará bellissima vista. Dissi «dall’altra
parte», cioè nel nascimento dell’altra ninfa o satiro, perch’i modi
di nascere sian diversi.
In mezzo della scena sorga un grande scoglio ingegnosamente
imitato, il qual, salito quanto basta, s’apra e quivi si veggano
cinque donne d’etá matura, vestite tutte di bianco con fasce e
infule tutte bianche (ma, se fossero fregiate d’oro, mi piacereb-
bono), due da una banda e due d’altra; in mezzo abbiano la quinta,
piú nobile di tutte l’altre. Questa nell’una mano abbia un tamburetto
d’argento, e nell’altra, che sará la destra, una viva fiamma di fuoco.
In capo una corona di gioie preziosissima. Le donne, che le sta-
ranno a man destra e a man sinistra, abbiano in mano stranienti
da sonare, tutti da corda. In capo concieri di bende bianche, in
modo ben concertate, che le facciano comparire i capelli giú per
le spalle ricchi di verghe d’oro. Ora nanti le quattro ninfe e i
duo satiri sorgerá questo sasso e s’aprirá, e, accostatisi le ninfe
e i satiri, faranno la musica. I satiri faranno il basso, le ninfe i
soprani e i tenori e quei dello scoglio soneran gl’istromenti. Né
di questo parlo piú inanzi, essendo cura del musico; dico solo che
la musica vuol esser di corde. Il sasso di dentro, quando sará
aperto, sia tutto ricco di vene d’oro e d’argento e di gemme pre-
ziose. Finita la musica, si chiuda il sasso e torni di sotto. Le
ninfe tornino negli arbori loro, i satiri nei loro sassi. E le due,
che sono uscite dall’acque, si scombuccino col capo innanzi nel
medesimo loco ond’uscirono.
Secondo Intkamento.
Musica del Mare.
Vorrei, se fosse possibile, che il piano della scena si coprisse
all’improvviso di tele dipinte e acconce in modo che paressero
onde, il che credo si fará agevolmente col sottilissimo ingegno del
nostro maestro Giovan Battista, con la scorta del quale mi darebbe
l’animo di fare ogni gran cosa. Or fatte queste onde, vorrei che
in mezzo della scena uscisse una gran conca marina tutta inargen-
tata, nella quale fosse Venere con qualche Amorino. In questa
conca pongansi tante ninfe marine quante parrá necessario al mu-
sico per una parte del coro, e d’intorno a detta conca sorgano altresí [p. 293modifica]
tante sirene, quante per l’altra parte del coro della musica giu-
dicherá il medesimo musico di bisogno.
E avvertiscasi che la conca bisogna che sorga in modo e in
sito, che una sola parte di lei s’apra verso gli spettatori e s’inchini
fin sopra il piano della scena; l’altra stia ritta e salda e, quivi
sien disposti coloro che hanno da far la musica, disponendoli in
modo che tutti, or alto or basso di detta parte, capiscano e abbiano
Venere in mezzo, e insomma tutti siano attaccati a detta conca,
come sono le perle alle loro conchiglie. Dentro, la conca tutta
d’argento, ma fregiata di perle. Le ninfe ornate riccamente, Ve-
nere non accade che si dica, perché s’intende. Le sirene non si
veggano se non dal mezzo in su. E si conoscano alle code loro
solite, e queste o cantino o suonino o faccino l’un e l’altro, come
ordinerá il musico nel concerto, la qual musica vuol essere flau-
tizata: cornetti muti, flauti, dolzagna, rifarò all’alamana e voci.
Finita la musica, ciascuno torni onde uscirono, chiudasi la conca
e torni sotto, e Tonde spariscano. Le sirene van nude senza sorte
alcuna di vestimento; si potrebbono far carche d’alga. I capelli
loro saranno d’alga, verdi; le loro code di argento.
Terzo Intramento.
La Musica dell’Aria.
Facciansi otto venti, quattro cardinali e quattro collaterali, e,
benché questi sien piú, secondo gli antichi, e molto piú, secondo i
moderni, nondimeno bastano questi e per la musica e per la capa-
citá del luogo. Questi vogliono pendere nelTaria. Si partiranno dal-
l’estreme parti della scena, e, portati da nuvole, ciascuno dalla sua,
si riduranno sopra la scena in luogo e termine convenevoli, dove
le nuvole di ciascheduno, unite insieme, faranno un giro di nuvole
continuato. Dissi «dall’estremitá delia scena» passando in aria, si
che verisiinilmente paia che vengano da diverse regioni del mondo.
Appariranno dal petto in su, con le braccia e col capo; tutto il
resto sará coperto da nuvole, si che niuna parte si vegga. I quattro
cardinali saranno cosi formati: Austro, di mezzodí, tutto nero e
volto e braccia e mani d’una tinta foschissima come etiope. Ca-
pillatura nera, crespa, grande; abbia in mano trombone di quelli
che chiamano «squarciati».
Il contrario di questo sará Aquilone, tutto canuto, con capilla-
tura canutissima, lunga, crespa, irta, rabuffata, egli coperto tutto [p. 294modifica]
di bombacia, che paia neve, e lustra piú che si può, il quale
altresí abbia un istrumento della medesima sorte.
Il terzo sará Levante, con capillatura flava e carica di colore,
lunga, irta e rabuflata. In fronte un sole, in mano un altro simile
trombone; del resto nudo il petto e le braccia. 11 suo contrario,
Ponente, della medesima fatta, ma non flava, ma rossa, con un sole
dopo le spalle; nudo e col trombone in mano. Avvertendo che
le barbe siano secondo il concerto de’ capelli.
Gli altri quattro vanno temperati dei sopradetti colori. Ma nel
resto simili agli altri, i quali quattro avranno un cornetto per uno.
E questi faranno la musica di que’ soli stromenti, i quali cornetti
vorrei che fossero grandotti, perché fossero piú concertati co’
tromboni che sia possibile.
Finita la musica, ciascuno tornerá al luogo loro, e, si come nel
venire vorrei che s’andassero a poco a poco scoprendo fuor della
nuvola, cosi nel ritorno avrei caro che tenessero il medesimo stile.
Quarto Intkamento.
La musica celeste.
Aprasi il cielo, e veggansi in giro lucidissimo i sette pianeti,
disposti l’un dopo l’altro in giro con li loro istrumenti musicali
in mano; e dopo loro sieno ascosi gran quantitá di musici con
voci e strumenti, desiderando io che questa sia pienissima musica
e concerto numerosissimo.
Giove con veste d’oro, corona in capo ricchissima, appiedi
l’aquila col fulmine. Saturno vecchio, nudo, se non quanto siati
coperte le parti vergognose da un manto, una corona in capo pure
di raggi d’oro. Venere s’è giá detto com’ella va vestita lasciva-
mente. Diana, anche questa con una luna in capo cornuta e manto
verde. Mercurio, con un manto d’oro: del resto nudo, col cappello
e con li talari alati. Marte, armato con sopraveste d’oro. 11 Sole,
vestito d’oro tutto; in capo una corona di raggi, una capillatura
bionda riccia bellissima.
A piè di Venere il colombo; di Diana il cervo. Ma sopra tutti
quel luogo sia luminoso, pieno di stelle, e tanto belle che somigli
il concetto del paradiso.
L’ordine dei pianeti è questo naturalmente: la Luna, Mercurio,
Venere, il Sole, Marte, Giove, Saturno, e però crederei che fosse
bene disporli a questo modo.