Il pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica/Appendice/I. Intermezzi per una rappresentazione del Pastor fido

I. Intermezzi per una rappresentazione del Pastor fido

../../Appendice ../II. Altri intermezzi IncludiIntestazione 30 giugno 2020 25% Da definire

Appendice Appendice - II. Altri intermezzi

[p. 291 modifica] I INTERMEZZI PER UNA RAPPRESENTAZIONE DEL «PASTOR FIDO» Primo Intramento. Musica della Terra. Da una di quelle piante, che si collocaranno da un corno della scena, perché Amarilli, quando fa il giuoco «della cieca» l’abbia d’abbracciare, credendo di prendere una delle ninfe, che giuocano, uscirá una ninfa tutta ignuda, se non quanto una banda di zen- dado verde chiaro le cuopra le parti disoneste, e ciò si potrá fare con manto accomodato leggiadramente. 11 resto sia tutto finto di carne. In capo una ghirlanda di fiori, i capelli giú per le spalle, tutto sia bello e ben acconcio. Abbia un istrumento da sonare in mano. Dall’altra parte della scena facciasi il medesimo dall’altra pianta. Da due sassi, che saranno nel giro della scena, escano duo satiri, uno dopo l’altro e in diversi luoghi; abbian sampogne in mano. Di sotto il palco della scena, dalle bande, sorgano due ninfe vestite d’argento, ancor esse ignude come di sopra e co’ capelli biondi, ma corti ad uso di Vinegia, con ghirlande in capo di fiori senz’alcun verde. Ma nel salire mandino prima fuor un borboglione d’acqua, come che venga fuori di fontana, e, come avranno il capo sopra la terra, lo scuotano alquante volte; abbiano in mano istru- menti da suonare. Bisogna avvertire che nel nascimento o uscita, che faranno le ninfe dagl’arbori e i satiri dai sassi, s’attenda a imitare il veri- simile. Ciò si fará, non facendosi spaccare di primo colpo l’arbore e [p. 292 modifica] il sasso ; ma, secondo che il corpo va uscendo, cosi si vada aprendo, e prima esca un braccio e dall’altra parte il capo, acciocché si veggano vari nascimenti, che fará bellissima vista. Dissi «dall’altra parte», cioè nel nascimento dell’altra ninfa o satiro, perch’i modi di nascere sian diversi. In mezzo della scena sorga un grande scoglio ingegnosamente imitato, il qual, salito quanto basta, s’apra e quivi si veggano cinque donne d’etá matura, vestite tutte di bianco con fasce e infule tutte bianche (ma, se fossero fregiate d’oro, mi piacereb- bono), due da una banda e due d’altra; in mezzo abbiano la quinta, piú nobile di tutte l’altre. Questa nell’una mano abbia un tamburetto d’argento, e nell’altra, che sará la destra, una viva fiamma di fuoco. In capo una corona di gioie preziosissima. Le donne, che le sta- ranno a man destra e a man sinistra, abbiano in mano stranienti da sonare, tutti da corda. In capo concieri di bende bianche, in modo ben concertate, che le facciano comparire i capelli giú per le spalle ricchi di verghe d’oro. Ora nanti le quattro ninfe e i duo satiri sorgerá questo sasso e s’aprirá, e, accostatisi le ninfe e i satiri, faranno la musica. I satiri faranno il basso, le ninfe i soprani e i tenori e quei dello scoglio soneran gl’istromenti. Né di questo parlo piú inanzi, essendo cura del musico; dico solo che la musica vuol esser di corde. Il sasso di dentro, quando sará aperto, sia tutto ricco di vene d’oro e d’argento e di gemme pre- ziose. Finita la musica, si chiuda il sasso e torni di sotto. Le ninfe tornino negli arbori loro, i satiri nei loro sassi. E le due, che sono uscite dall’acque, si scombuccino col capo innanzi nel medesimo loco ond’uscirono. Secondo Intkamento. Musica del Mare. Vorrei, se fosse possibile, che il piano della scena si coprisse all’improvviso di tele dipinte e acconce in modo che paressero onde, il che credo si fará agevolmente col sottilissimo ingegno del nostro maestro Giovan Battista, con la scorta del quale mi darebbe l’animo di fare ogni gran cosa. Or fatte queste onde, vorrei che in mezzo della scena uscisse una gran conca marina tutta inargen- tata, nella quale fosse Venere con qualche Amorino. In questa conca pongansi tante ninfe marine quante parrá necessario al mu- sico per una parte del coro, e d’intorno a detta conca sorgano altresí [p. 293 modifica] tante sirene, quante per l’altra parte del coro della musica giu- dicherá il medesimo musico di bisogno. E avvertiscasi che la conca bisogna che sorga in modo e in sito, che una sola parte di lei s’apra verso gli spettatori e s’inchini fin sopra il piano della scena; l’altra stia ritta e salda e, quivi sien disposti coloro che hanno da far la musica, disponendoli in modo che tutti, or alto or basso di detta parte, capiscano e abbiano Venere in mezzo, e insomma tutti siano attaccati a detta conca, come sono le perle alle loro conchiglie. Dentro, la conca tutta d’argento, ma fregiata di perle. Le ninfe ornate riccamente, Ve- nere non accade che si dica, perché s’intende. Le sirene non si veggano se non dal mezzo in su. E si conoscano alle code loro solite, e queste o cantino o suonino o faccino l’un e l’altro, come ordinerá il musico nel concerto, la qual musica vuol essere flau- tizata: cornetti muti, flauti, dolzagna, rifarò all’alamana e voci. Finita la musica, ciascuno torni onde uscirono, chiudasi la conca e torni sotto, e Tonde spariscano. Le sirene van nude senza sorte alcuna di vestimento; si potrebbono far carche d’alga. I capelli loro saranno d’alga, verdi; le loro code di argento. Terzo Intramento. La Musica dell’Aria. Facciansi otto venti, quattro cardinali e quattro collaterali, e, benché questi sien piú, secondo gli antichi, e molto piú, secondo i moderni, nondimeno bastano questi e per la musica e per la capa- citá del luogo. Questi vogliono pendere nelTaria. Si partiranno dal- l’estreme parti della scena, e, portati da nuvole, ciascuno dalla sua, si riduranno sopra la scena in luogo e termine convenevoli, dove le nuvole di ciascheduno, unite insieme, faranno un giro di nuvole continuato. Dissi «dall’estremitá delia scena» passando in aria, si che verisiinilmente paia che vengano da diverse regioni del mondo. Appariranno dal petto in su, con le braccia e col capo; tutto il resto sará coperto da nuvole, si che niuna parte si vegga. I quattro cardinali saranno cosi formati: Austro, di mezzodí, tutto nero e volto e braccia e mani d’una tinta foschissima come etiope. Ca- pillatura nera, crespa, grande; abbia in mano trombone di quelli che chiamano «squarciati». Il contrario di questo sará Aquilone, tutto canuto, con capilla- tura canutissima, lunga, crespa, irta, rabuffata, egli coperto tutto [p. 294 modifica] di bombacia, che paia neve, e lustra piú che si può, il quale altresí abbia un istrumento della medesima sorte. Il terzo sará Levante, con capillatura flava e carica di colore, lunga, irta e rabuflata. In fronte un sole, in mano un altro simile trombone; del resto nudo il petto e le braccia. 11 suo contrario, Ponente, della medesima fatta, ma non flava, ma rossa, con un sole dopo le spalle; nudo e col trombone in mano. Avvertendo che le barbe siano secondo il concerto de’ capelli. Gli altri quattro vanno temperati dei sopradetti colori. Ma nel resto simili agli altri, i quali quattro avranno un cornetto per uno. E questi faranno la musica di que’ soli stromenti, i quali cornetti vorrei che fossero grandotti, perché fossero piú concertati co’ tromboni che sia possibile. Finita la musica, ciascuno tornerá al luogo loro, e, si come nel venire vorrei che s’andassero a poco a poco scoprendo fuor della nuvola, cosi nel ritorno avrei caro che tenessero il medesimo stile. Quarto Intkamento. La musica celeste. Aprasi il cielo, e veggansi in giro lucidissimo i sette pianeti, disposti l’un dopo l’altro in giro con li loro istrumenti musicali in mano; e dopo loro sieno ascosi gran quantitá di musici con voci e strumenti, desiderando io che questa sia pienissima musica e concerto numerosissimo. Giove con veste d’oro, corona in capo ricchissima, appiedi l’aquila col fulmine. Saturno vecchio, nudo, se non quanto siati coperte le parti vergognose da un manto, una corona in capo pure di raggi d’oro. Venere s’è giá detto com’ella va vestita lasciva- mente. Diana, anche questa con una luna in capo cornuta e manto verde. Mercurio, con un manto d’oro: del resto nudo, col cappello e con li talari alati. Marte, armato con sopraveste d’oro. 11 Sole, vestito d’oro tutto; in capo una corona di raggi, una capillatura bionda riccia bellissima. A piè di Venere il colombo; di Diana il cervo. Ma sopra tutti quel luogo sia luminoso, pieno di stelle, e tanto belle che somigli il concetto del paradiso. L’ordine dei pianeti è questo naturalmente: la Luna, Mercurio, Venere, il Sole, Marte, Giove, Saturno, e però crederei che fosse bene disporli a questo modo.