Il paese dei sogni (Poe-Ragazzoni 1896)

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Edgar Allan Poe 1844 1896 Ernesto Ragazzoni Indice:Garrone-Ragazzoni - Edgar Allan Pöe, Roux Frassati, Torino, 1896.pdf Poesie Il paese dei sogni Intestazione 9 giugno 2023 75% Da definire

Questo testo fa parte della raccolta Edgar Allan Pöe


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IL PAESE DEI SOGNI




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Siamo nel regno dei simboli: la regione dei ricordi, il paradiso artificiale, che il sonno crea ai mortali.

Ecco il paese dei sogni, l’ultima Thule fuor del tempo e dello spazio, l’Eden, cui non si giunge che attraverso i misteri della notte ed in cui il passato, morto per sempre allo sguardo aperto, rivive ancora una volta sotto alle chiuse pupille in un paese meraviglioso e senza limiti.

La stranezza del paesaggio singolare, vario, mutabile come una serie di quadri dissolventi, ha la giusta incoerenza del sogno, e tutti i caratteri di una visione di fumatore d’oppio.



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Il paese dei sogni




Per vie buie, dove a frotte
     erran gli angeli del male,
     e un Dimon che ha nome NOTTE
     spia da un trono funerale,
     sono giunto or ora a un’Ultima
     Thule arcana, a un regno alter
     fuor del TEMPO e dello SPAZIO,
     nel paese del mister.

Valli chiuse ed acque fonde,
     ecco il sito forre, spechi
     dove il sol non entra, e donde
     non uscirono mai echi;
     boschi, dedali ove gli uomini
     non si spinsero fin or
     e rugiade eterne stillano
     strani olezzi a strani fior;

ecco il sito! Monti in ruine
     ed immensi oceani tristi,
     orizzonti senza fine
     e paesi non mai visti;

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     poi paludi, stese pallide
     d’acqua morta, — un luccicar
     d’acqua morta, — morta e gelida
     nel candor dei nenufar!

E pei monti e lungo i piani
     d’acqua morta, — morta e diaccia,
     diaccia e ugual, tra i fiori strani
     che vi tuffano la faccia;
     sotto agli alberi ed ai margini
     silenziosi del padul,
     dove appiattansi le vipere
     e i ramarri, e stanno i Ghul;
nel recesso più romito,
     sul sentier più desolato,
     il viator scorge atterrito
     vagar l’Ombre del passato;
     larve, pallide fantasime,
     alme, amici che svanir,
     che sussultano, sorridono
     e ancor mandano un sospir.

Per i cuori su cui l’ombra
     del dolore, grado a grado
     s’è distesa e tutto ingombra,
     questo, — oh questo! è un Eldorado!
     una santa, una magnifica
     invidiabile region!
     ma i viator che vi si perdono
     e la corrono a tenton,
non la ponno contemplare
     che a pupille chiuse, poi
     ch’è vietato penetrare
     desti in fondo agl’antri suoi!

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     Così vuol l’Inesorabile
     che la vigila dal ciel:
     e le forme, e l’ombre appaiono
     solamente dietro un vel.

Per vie buie, dove a frotte
     erran gli angeli del male,
     e un Dimon che ha nome NOTTE,
     spia da un trono funerale,
     sono giunto or or da un’Ultima
     Thule arcana, da un imper
     fuor del TEMPO e dello SPAZIO,
     nel paese del mister.

E. R.