Il nonno/Poveri e ricchi

Poveri e ricchi

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Novella sentimentale L'apparizione

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Poveri e ricchi.

Segnor Franzì, Segnor Franzì! — gridò una bambina povera davanti alla porta della palazzina bianca.

Un uomo, un vecchio dall’aspetto di mendicante, chè indossava un costume sul quale le toppe avevano completamente coperto la stoffa primitiva, sorrise udendo la bimba chiamare il segnor Franzì. Il segnor Franzì era morto da parecchi anni.

Tuttavia qualcuno aprì la porta.

— Che cosa vuoi? — domandò una voce giovanile.

Segnor Franzì, — insistè la bambina, sporgendo un bicchiere sporco, e parlando con cadenza come se recitasse una lezione, — ha detto mia madre... ha detto di pregarvi di farci la carità di darci... di darci un po’ d’aceto, chè mio fratello si è rotta la testa... e... e... occorre l’aceto per lavare la ferita...

Una mano bianca e fina prese il bicchiere vuoto, che pochi momenti dopo riapparve, sempre nella stessa mano, pieno d’aceto rosso. [p. 90 modifica]

— Come s’è ferito tuo fratello?

— È caduto... da... cavallo...

— Va, — disse la voce giovanile, imitando la cadenza della voce della bimba, — so bene che... l’aceto serve per l’insalata... e che tu non hai ancora aperto gli occhi che già dici le bugie più grosse di te.

— Dio glielo paghi! — rispose la bimba, senza turbarsi, e sguizzò via, nella penombra della strada.

Il vecchio dal costume tutto rattoppato la seguì; egli zoppicava alquanto, si appoggiava ad un pungolo che stringeva con la mano destra, e con la sinistra portava un involto di stracci.

— Quelli son poveri! — pensava. — Se non trovo alloggio da loro dove lo trovo? Solo il povero aiuta il povero, lo ha detto anche Gesù.

La bimba si fermò davanti ad un tugurio in riva al fiume. Era una sera fredda ma limpida: la luna saliva tra i pioppi nudi e diritti come enormi dita puntate al cielo; l’acqua del fiume splendeva.

La bimba entrò nel tugurio, e il vecchio la seguì, tanto più che la porta era aperta a chi voleva entrarci. Una donna scarna e pallida, curva sul focolare, estraeva un po’ di erba cotta da una pentola nera.

Volgendo attorno gli occhi, il viandante vide che l’interno del tugurio corrispondeva perfettamente all’esterno; una miseria infinita. Ma egli si confortò pensando che senza dubbio quella povera gente gli avrebbe dato alloggio per la notte.

— Che volete? — chiese rudemente la donna. [p. 91 modifica]

— Ricoveratemi per stanotte, — egli disse, — sono un viandante, son povero, son vecchio; la notte è fredda…

— Perchè non domandate alloggio nella casa dei ricchi? dei signori lassù? — riprese la donna, indicando la palazzina bianca. — Andate: sono socialisti.

— Mi hanno detto che il padrone è morto da parecchi anni, e la vedova è avara: non ho osato... Ho pensato che solo il povero può dar ricetto al povero.

Mentre egli parlava, rientrarono due ragazzetti, seguiti da un uomo alto, lacero, sporco.

— Cosa vuole costui? — gridò l’uomo.

— Alloggio per stanotte.

— Andate via: non abbiamo posto.

— Solo alloggio — supplicò il vecchio. — Da mangiare ne ho. Son vecchio, la notte è fredda. Cammino da dieci ore.

— Via! via! — diceva l’uomo, e i ragazzetti ripetevano: — Via! via!

Allora il vecchio, che cadeva dalla stanchezza, offrì di pagare cinque soldi purchè lo lasciassero dormire presso il focolare.

Accettato. Egli sedette ed aprì il suo involto. La donna, che condiva le erbe con l’aceto chiesto dalla bambina, guardava coi suoi piccoli occhi grifagni: così vide, fra gli stracci dell’involto, un pane nero, quattro noci e un portafogli.

Dopo il pasto il vecchio si sdrajò in un angolo, con la testa appoggiata all’involto, e s’abbandonò [p. 92 modifica]ai suoi tristi pensieri. «Se i poveri, — pensava — trattano così male il povero, come lo dovranno trattare i ricchi? Eppure Gesù disse...». Il sonno lo sorprese.

A un tratto si svegliò. Gli sembrava che una mano tirasse l’involto. Intorno era buio profondo. Egli gridò:

— Chi è? Chi mi deruba?

Per tutta risposta ricevette un terribile colpo di bastone sul petto. Gli parve che il cuore gli si spezzasse.

— In nome di Dio, lasciatemi! — prendetevi tutto, ma lasciatemi la vita.

Un altro colpo sulla testa.

Egli cadde riverso e credette di morire. Ma l’istinto della vita lo sorresse: rimase alcuni istanti immobile, poi si alzò e balzò fuori.

Balzò fuori e cominciò a correre in modo veramente prodigioso per la sua età e per lo stato miserando in cui si trovava. La luna splendeva ancora sul cielo lucido e chiaro. Il vecchio correva, spinto da un terrore indicibile: la testa e le spalle gli ardevano, come scottate da un getto di acqua bollente; i pensieri gli sfuggivano. A un tratto, arrivato davanti alla palazzina bianca, cadde e non potè più sollevarsi. La luna gli parve un buco, sul cielo freddo e lucido; un buco dal quale si scorgesse lo sfondo d’una casa d’argento. [p. 93 modifica]

Quando rinvenne gli parve di trovarsi in quella casa meravigliosa. La testiera del letto, sul quale egli giaceva, era tutta adorna di madreperla, e splendeva come un lembo del fiume. Le lenzuola, le coperte, i cuscini candidissimi. Gli parve d’essere sepolto in mezzo alla neve; ma l’ardore del petto e della testa non cessava.

Una graziosa fanciulla dalle mani lunghe e fini stava presso il letto: egli riconobbe la giovinetta che aveva aperta la porta alla bimba bugiarda, e una forte commozione lo assalì. Come? Dunque i ricchi avevano compassione del povero? Lo avevano raccolto anche senza che egli picchiasse alla loro porta, e lo ospitavano e lo vegliavano?

Ed egli nella sua lunga vita di miseria, egli aveva creduto che solo il povero potesse avere pietà del povero. Così gli avevano insegnato; così aveva detto lo stesso Gesù.

Egli morì poche ore dopo. Andò difilato in cielo, e appena fu al cospetto del Signore gli narrò il suo miserevole caso, e aspettò umilmente una spiegazione.

— Ah, — disse Gesù con un sospiro, — i tempi sono cambiati! Imperocchè ora il povero non crede più in me, ed il ricco aiuta il povero perchè ne ha paura.