Pagina:Deledda - Il nonno, 1908.djvu/92

90 grazia deledda


— Come s’è ferito tuo fratello?

— È caduto... da... cavallo...

— Va, — disse la voce giovanile, imitando la cadenza della voce della bimba, — so bene che... l’aceto serve per l’insalata... e che tu non hai ancora aperto gli occhi che già dici le bugie più grosse di te.

— Dio glielo paghi! — rispose la bimba, senza turbarsi, e sguizzò via, nella penombra della strada.

Il vecchio dal costume tutto rattoppato la seguì; egli zoppicava alquanto, si appoggiava ad un pungolo che stringeva con la mano destra, e con la sinistra portava un involto di stracci.

— Quelli son poveri! — pensava. — Se non trovo alloggio da loro dove lo trovo? Solo il povero aiuta il povero, lo ha detto anche Gesù.

La bimba si fermò davanti ad un tugurio in riva al fiume. Era una sera fredda ma limpida: la luna saliva tra i pioppi nudi e diritti come enormi dita puntate al cielo; l’acqua del fiume splendeva.

La bimba entrò nel tugurio, e il vecchio la seguì, tanto più che la porta era aperta a chi voleva entrarci. Una donna scarna e pallida, curva sul focolare, estraeva un po’ di erba cotta da una pentola nera.

Volgendo attorno gli occhi, il viandante vide che l’interno del tugurio corrispondeva perfettamente all’esterno; una miseria infinita. Ma egli si confortò pensando che senza dubbio quella povera gente gli avrebbe dato alloggio per la notte.

— Che volete? — chiese rudemente la donna.