XXXI. Del veglio della montagna, e come fece il paradiso e gli assassini

../XXX ../XXXII IncludiIntestazione 27 settembre 2018 75% Da definire

XXXI. Del veglio della montagna, e come fece il paradiso e gli assassini
XXX XXXII
[p. 36 modifica]

XXXI (XLI-XLIII)

Del veglio della montagna, e come fece il paradiso, e gli assessini.

Milice (Mulchet) è una contrada dove il veglio della montagna soleva dimorare anticamente. Or vi conteremo l’affare, secondo 1 che messer Marco intese da piú uomini. Lo veglio2 è chiamato in lor lingua Aloodyn (Aloadin). Egli avea fatto fare fra due montagne in una valle lo piú bello giardino e ’l piú grande del mondo; quivi3 avea tutti frutti e li piú belli palagi del mondo, tutti dipinti ad oro e a bestie e a uccelli. Quivi era condotti: per tale veniva acqua, e per tale mèle e per tale vino. Quivi era4 donzelli e donzelle, gli piú belli del mondo e che meglio sapevano cantare e sonare e ballare; e faceva Io veglio credere a costoro che quello era lo paradiso. E per ciò il fece,5 perchè Malcometto disse che chi andasse in paradiso avrebbe di belle femmine tante quante volesse, e quivi troverebbe fiumi di latte e di miele e di vino6; e perciò lo fece simile a quello che avea detto Malcometto. E gli saracini di quella contrada credevano veramente che quello fosse lo paradiso; e in questo giardino non entrava se non colui cui egli voleva fare assassino. All’entrata del giardino avea un castello sí forte, che non temeva niuno uomo del mondo7. Lo veglio teneva in sua corte tutti giovani di dodici anni, li quali li paressono da diventare prodi uomini. Quando lo veglio ne faceva mettere nel giardino, a quattro, a dieci, a venti8, egli faceva loro dare bere oppio, e quegli dormivano bene tre dí; e facevagli portare nel giardino, e al tempo gli faceva isvegliare. Quando gli giovani si svegliavano, egli si trovavano lá entro e vedevano tutte queste cose, veramente si credevano essere in paradiso. [p. 37 modifica] E queste donzelle sempre istavano con loro in canti e in grandi sollazzi; donde egli aveano sì quello che volevano, che mai per lo volere si sarebbono partiti di quello giardino. Il veglio9 tiene bella corte e ricca, e fa credere a quegli di quella montagna che cosí sia com’io v’ho detto. E quando egli ne vuole10 mandare niuno di quelli giovani in niuno luogo, li fa loro dare beveraggio che dormono, e fargli recare fuori del giardino in sul suo palagio. Quando coloro si svegliono, trovansi quivi, molto si maravigliano, e sono molto tristi che si trovano fuori del paradiso. Egli se ne vanno incontanente dinanzi al veglio, credendo che sia un gran profeta, e inginochiansi. Egli gli domanda: — Onde venite? — Rispondono: — Del paradiso, —11 e contangli quello che v’hanno veduto entro, e hanno gran voglia di tornarvi. E quando il veglio vuole fare uccidere12 alcuna persona, egli fa tôrre quello lo quale sia piú vigoroso e fagli uccidere cui egli vuole; e coloro lo fanno volentieri, per ritornare nel paradiso. Se scampano, ritornano al loro signore; se è preso, vuole morire, credendo ritornare al paradiso. E quando lo veglio vuole fare uccidere niuno uomo, egli lo prende e dice: — Va’, fa’ tal cosa; e questo ti fo perchè ti voglio fare ritornare al paradiso. — E gli assassini vanno e fannolo molto volentieri. E in questa maniera non campa niuno uomo dinanzi al veglio della montagna, a cui egli lo vuole fare; e si vi dico13 che piú re li fanno tributo per quella paura. Egli è vero che negli anni14 1277, Alau, signore dei tarteri del levante, che sapeva tutte queste malvagitá, egli pensò tra se medesimo di volerlo distruggere e mandò de’ suoi baroni a questo giardino. E istettonvi tre anni attorno al castello15 prima che l’avessono; nè mai non lo avrebbono avuto, se non per fame. Allotta per fame fu preso, e fu morto16 lo veglio e sua gente tutta; e d’allora in qua17 non vi fu piú veglio niuno: [p. 38 modifica]in lui fu finita tutta la signoria. Or lasciamo qui e andiamo piú innanzi.

  1. Pad. Ricc. che io meser Marco intixi...
  2. Pad. era...
  3. Pad. era abondanzia d’ogni delicato fruto.
  4. Pad. done e donzelle... le quai saveano tute sonare tuti i strumenti e ballare e cantare tropo delicatamente e meglio che altre femene del mondo.
  5. Cas. azò che la soa gente, che eno saraxini, credeseno ch’el fose lo paradiso. Maometo dise...
  6. Cas.* e de aqua.
  7. Pad. Cas. e negun podeva intrar innel zardino per altra via se non per quel castello. Lo vechio tegniva in soa corte (tuti i) zoveni da XII ani fina a vinti ani, li quali aveano vista d’eser boni per arme. Quelli zoveni aldivano spesse fiate lèzere la leze de Macometo, ove lui disse comò lo paradiso è fato; e si credeano questi zoveni fermamente.
  8. Pad. segondo come lo volea. El ghe feva dar una bevanda per la quale egli se adormentavano...
  9. Cas. tenia... e feva credere a quella senpla gente de quela montagna che ello era profeta de Deo.
  10. Cas. mandare assasini a fare ancider alcuno omo... elo feva dare...
  11. Pad. e che veramente quel era el paradiso, segondo che dixea la leze de Macometo. E dixeano tuto quelo i aveano trovato; e i altri che non gh’era mai stati avea gran desiderio d’andarne; e molti desideravano de morire per andarne.
  12. Ricc. Pad. alcun grande signor, ello provava li zoveni che erano stati illo zardino in questo modo. El mandava plexor de quelli zoveni per la contrá non molte lonze, e comandavali ch’elli alzideseno quello omo che ello ghe disiva, e mandavali driedo, quando ili andavano, alcuno secretamente, chi considerase qual fose plui ardito e piú valente. E coloro andavano e ancidevano quel omo, e alla fiata era alcuno de loro preso e morto. Quelli che scampavano tornava a dir el fato al vechio, e alora saveva chi era miiore per alzider omeni, segondo che plaxia a lui. E fazea creder ali asasini che, se i moriva in quella obediencia, ch’illi andaraveno in paradiso.
  13. Ricc. Pad. che plexori e plixor re e baroni li fevano trabuto e stavano ben con lui, per paura che lui non i fesse oncidere. Or avemo cullato del vechio della montagna e deli so’ asasini: mò ve volo dir dela sua destruzione.
  14. Cas. mille doxento sosanta dui.
  15. Pad. e l’oste era de fuora grandisimo e meraveioso; e però non l’averia mai preso, se non fusse che li mancò la vituaria.
  16. Pad. el vechio,* che avea nome Alaodin
  17. Ricc. non fo piú nesuno vegio... nè nesú de quelli asasini, e co lui finise la segnoria e quello male cosí grande de quelli asasini.