XXXII. Della città Supunga (Sapurgan)

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XXXII. Della città Supunga (Sapurgan)
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XXXII (XLIV)

Della cittá Supunga (Sapurgan).

Quando l’uomo si parte di questo castello, l’uomo cavalca per bello piano e per belle coste, ov’è buon pasco, e frutti assai e buoni1 dura2 sette giornate, e havvi ville e castella assai, e adorano Malcometto. E alcuna volta truova l’uomo diserti di cinquanta o di sessanta miglia, ne’ quali non si truova acqua; e conviene che l’uomo la porti e per sè e per le bestie, infino che ne sono fuori. Quando ha passate3 sette giornate, truova una cittá c’ ha nome Supunga. Ella4 è terra di molti alberi: quivi hae i migliori poponi del mondo, e grandissima quantitá; e fannoli seccare in tal maniera: egli gli tagliono attorno5 come coreggie, e fannogli seccare, e diventano piú dolci che mèle; e di questo fanno grande mercatanzia perla contrada. Egli v’ha cacciagioni e uccellagioni assai. Or lasciamo di questa e diremo di Balac (Baie).

  1. Ricc.* e derata de cose da vivere in grande abondanza: le oste le demorano volontera.
  2. Pad. sie zornate.
  3. Pad. sie zornate.
  4. Pad. è abondanza de tute cosse.
  5. Fr. si con coroies. — I mss. del tipo Pad. intendono però tutti «come se fa le zuche», leggendo nel testo franc. «cocoies» o «cococes»: cfr. it. «cucuzze»