XLVI. Della gran provincia di Tangut

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XLVI. Della gran provincia di Tangut
XLV XLVII

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XLVI (LVIII)

Della gran provincia di Tangut.

1All’uscita del diserto si truova una cittá che ha nome Sachion(Saciu), ch’èe al Gran Cane. La provincia si chiama Tangut, e adorano gl’idoli: ben è vero ch’egli v’ha alquanti cristiani nestorini, e havvi saracini. La terra è tra levante e greco. Quelli degl’idoli hanno per loro ispeziale favella. Non sono mercatanti, ma vivono2 in terra: egli hanno molte badie e monisteri tutti pieni d’idoli di diverse fatte, agli quali fanno sacrifici grandi e grandi onori. E sappiate che ogni uomo che hae fanciulli fa notricare uno montone ad onore degl’idoli. In capo dell’anno, ove è la festa del suo idolo, il padre col figliuolo menano questo montone dinanzi dall’idolo suo, e fannogli grande riverenza con tutti gli figliuoli. Poscia fanno3 correre questo montone: fatto questo, rimenanlo dinanzi dall’idolo, e tanto vi stanno ch’è detto il loro uficio; e i prieghi sono che gli salvi i loro figliuoli4. Fatto questo, danno la loro parte della carne all’idolo, l’altra tagliono e portano a casa loro o ad altro luogo ch’egli vogliono, e mandano per loro parenti, e mangiano questa carne con gran festa e riverenza. Poi tolgono l’ossa e5 ripongonle in soppidiani o in casse molto bene. E sappiate che tutti gl’idolátori, quando alcuno ne muore, gli altri pigliano il corpo morto e fannolo ardere. E quando si cavano di loro casa e sono portati al luogo ove debbono essere arsi, nella via i suoi parenti in piú luoghi hanno fatte certe case di pertiche o di canne coperte di drappi di seta o ad oro; e quando sono col morto dinanzi a questa casa, si posano lo morto dinanzi a questa casa,6 e quivi hanno vino e vivande assai. E questo fanno perchè sia ricevuto a cotale [p. 54 modifica] onore nell’altro mondo. E quando il corpo è menato al luogo ove dee essere arso,7 quivi hanno uomeni di carte intagliati, e cavagli e cammegli, e monete grosse come bisanti; e fanno ardere lo corpo con tutte queste cose, e dicono che quel corpo morto avrá8 tanti cavagli e montoni e danari e ogni altra cosa nell’altro mondo, quant’egli ne fanno ardere per amore di colui, in quel luogo, dinanzi dal corpo. E quando lo corpo si va ad ardere, tutti gli stormenti della terra vanno sonando dinanzi a questo corpo. Ancora vi dico che, quando lo corpo è morto, si mandono gli parenti per astrolagi e indovini, e diconli lo dí che nacque questo morto; e coloro, per loro incantamenti di diavoli, sanno dire a costoro l’ora che questo corpo si dee ardere.9 E tengonlo i parenti talvolta in casa, quel morto, otto dí e quindici e un mese, aspettando l’ora ch’è buona da ardere secondo quegli indovini, nè mai non gli arderebbono altrementi10. Tengono questo corpo in una cassa grossa bene un palmo, ben serrata e ben confitta e coperta di panno, con molto zafferano e ispezie, sí che non puta a quegli che stanno nella casa. E sappiate che quegli della casa fanno mettere tavola dinanzi della cassa ov’è il morto, con vino e con pane e con vivande, come s’egli fosse vivo; e questo fanno ogni die, infino che si dee ardere. Ancora: quegl’indovini dicono agli parenti del morto che non è buono trarre lo morto per l’uscio, e mettono cagioni di qualche stella ch’è incontro all’uscio;11 onde gli parenti lo mettono per altro luogo, e talvolta rompono lo muro della casa dall’altro lato. E tutti gl’idolátori del mondo vanno per questa maniera. Or lasciamo di questa, e direnvi d’altre terre che sono verso lo maestro, presso al capo di questo diserto.

  1. Ricc. Quando l’omo à cavalcato quelle xxx zornate de dexerto...
  2. Pad. pur de ricolto della tara.
  3. Pad. cuoxeno el montone e meteno la carne davanti dale idole con gran riverenzia; e li (la) laseno tanto ch’elli dixeno so orazione...
  4. Pad. Cas. elli dixeno che le idole manzano la sustanzia de quella carna; fato questo, elli tolno quella carne, e si se la portano a casa.
  5. Pad. repone tute le [c]osse in uno scrigno.
  6. Pad. e li zetano... davanti del morto vino e...
  7. Pad. fano intaiar... omeni... e moneta... grande come bexanti.
  8. Ricc. Cas. cotanti sciavi e cotanti cavalli e camelli...
  9. Pad. Rice, e tal fiata el fano tegnir in casa una setemana, e alcuna fiata uno mese, e tal fiata sie mesi.
  10. Pad. se non quando coloro comanda. De fina tanto ch’el corpo sta in casa, egli el tien in cotal modo. Eli ano una cassa de tole grosse ben una spana, e quelle tole è ben conzonte insenbre; e la cassa è tuta depenta. Lì dentro meteno el corpo...; e si la cuovreno con belli drapi; e ’l corpo aconzano con (canfora e altre) spezie, si ch’el non puza.
  11. Pad. e si i trazeno de caxa per altra porta, over i fano ronper el muro, e trailo per quella via.