Il milione (Laterza,1912)/XLVII
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LVII (LIX)
Di Camul.
Camul è una provincia, e giá anticamente fu reame, e havvi ville e castella assai. La mastra cittá ha nome Camul. La provincia1 è in m_ezzo di due diserti: dall’una parte è il grande diserto, dall’altra èe un piccolo diserto di tre giornate. Sono tutti idoli, lingua hanno per sè, vivono de’ frutti della terra, e hanno assai da mangiare e da bere, e vendonne assai; e sono uomeni di grande sollazzo, che non attendono se non a sonare istromenti e a cantare e a ballare. E se alcuno forestiere vi va ad albergare, egli sono troppo allegri e comandono alle loro mogli che gli servano in tutto loro bisogno; e il marito si parte di casa e va a stare altrove due dí o tre. E il forestiere rimane colla moglie e fa con lei quello che vuole, come fosse sua moglie, e istanno in grandi sollazzi: e tutti quelli di quella provincia sono2 bozzi delle loro moglie, ma nol si tengono a vergogna. Le loro donne sono belle e gioiose e molte allegre di quella usanza. Ora venne che al tempo di Mogu (Mangu) Cane, signore di tarteri,3 sappiendo che tutti gli uomeni di questa provincia facevano avolterare le donne loro a’ forestieri, incontanente comandò che niuno dovesse albergare niuno forestiere e che non dovesse avolterare loro donne. Quando quelli di Camul ebboro questo comandamento, furono molto tristi, e feciono consiglio e mandarono al signore un gran presente. E mandarongli pregando che lasciasse fare loro la loro usanza e degli loro antichi, perochè i loro idoli l’avevano molto per bene, e per quello lo loro bene della terra è molto multiplicato, E quando Mogu Cane intese queste parole, rispuose: — Quando volete vostra onta e vergogna, e voi l’abbiate. — 4 E tuttavia mantengono questa usanza. Or lasciamo di Camul, e diremo d’altre provincie tra maestro e tramontana.