Il milione (Laterza,1912)/XCVIII
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XCVIII (CXIV)
Della provincia di Sindafa (Sindafu).
E quando l’uomo è ito venti giornate per ponente, com’io v’ho detto, l’uomo truova una provincia ch’è chiamata ancora delle confine de’ Mangi, e hae nome Sindafa. E la mastra cittá hae nome Sardafu (Sindafu), la quale fue anticamente grande cittá e nobile;1 e fuvvi entro un molto grande e ricco re: ella giròe intorno bene venti miglia. Ora avvenne che fu cosí ordinata: che il re che morí, e’ lasciò tre figliuoli; sì che egliono partirono la cittá per terzo, e ciascuno rinchiuse lo suo terzo di mure dentro da questo circòvito. E tutti questi figliuoli furono re, e aveano grande podere di terre e d’avere, perchè lo loro padre fu molto poderoso. E ’l Gran Cane disertò questi tre re, e tiene la terra per sè. E sappiate che per mezzo questa cittá passa un gran fiume d’acqua dolce, ed è largo bene mezzo miglio, ov’ha molti pesci. E va infino al mare occeano, e havvi bene da ottanta in cento2 miglia, ed è chiamato Quiiafu (Quiansui). E in su questo fiume hae cittá e castella assai, e havvi3 tante navi, che appena si potrebbe credere chi nol vedesse; e v’ha tanta moltitudine di mercatanti che vanno giuso e suso, ch’è una grande maraviglia. E il fiume è sì largo, che pare un mare a vedere, non fiume. E dentro della cittá in su questo fiume è un ponte tutto di pietre, ed èe lungo bene un mezzo miglio e largo otto passi; e4 su per quello ponte ha colonne di marmo, che sostengono la copritura del ponte.5 E sappiate ch’egli è coperto di bella copritura e tutto dipinto di belle istorie; e havvi suso piú magioni ove si tiene molta mercatanzia e favvisi arti: ma sì vi dico che quelle case sono di legno, che la sera si disfanno e la mattina si rifanno.6 E quivi è lo camarlingo del gran sire, che riceve lo diritto della mercatanzia che si vende in su quel ponte; e sì vi dico che il diritto di quel ponte vale l’anno bene mille bisanti di oro. La gente è tutta ad idoli. Di questa cittá si parte l’uomo, e cavalca bene per piano e per valli cinque giornate, trovando cittá e castella assai. L’uomeni vivono del frutto della terra, e v’ha bestie salvatiche assai, come s’è lioni e orsi e altre bestie: quivi si fa bel zendado e drappi [dorati] assai. Egli sono di Sindu. Quando l’uomo è ito queste cinque giornate ch’io v’ho contate, l’uomo truova una provincia molto guasta e’ ha nome Tebet; e noi ne diremo di sotto.
- ↑ Berl. Pad. e abitò [molti] re e gran baroni, ma mò sono devisa come ve narerò. El re di questa provinzia, quando el vene a morte, el lasò tre fioli alli quali el devise questa (zita) in tre parte; e zascaduna... sono amurada, e tute tre ste parte sono entro el muro dela gran zitade.
- ↑ Pad. zornade.
- ↑ Berl. Pad. nave... le quale porta tanto mirabil cargo de mercadanzia, che ’l non è omo al mondo ch’el credesse s’el non vedesse.
- ↑ Berl. da una parte e l’altra del ponte sono colone...
- ↑ Berl. Pad. perchè el ponte sono coverto d’una bella covertura de legname tuta coverta nobelmente de inpenture.
- ↑ Berl. Ed ezian in quel luogo sono el «comerchio» del gran signor, che xe el dreto de la mercadanzia. — Fr. hi est le «coviereqe» dou grant sire, ce est celz qe recevent la rente dou singnor, ce est le droit de la mercandie qe desus le pont se vendent. — Pauthier: le couvert (si veda in fine il Glossario).