XCV. Della città di Quengianfu

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XCV. Della città di Quengianfu
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XCV (CXi)

Della cittá di Quengianfu.

Quando l’uomo si parte della cittá ch’è detto di sopra, cavalca otto giornate per ponente, tuttavia trovando castella e cittadi assai, e di mercanzie e d’arti e begli giardini e case1. Ancora vi dico che tutta la contrada è piena di gelsi; le genti sono idoli; quivi ha cacciagioni e uccellagioni assai. Quando l’uomo ha cavalcato queste otto giornate, l’uomo truova la nobile cittá di Quengianfu, la quale è nobile e grande e capo di reame. E anticamente fu buono reame e possente; aguale n’è signore il figliuolo del Gran Cane, che Magala (Mangalai) è chiamato, e ha corona. Questa terra è di grande mercatanzia, e havvi molte gioie; quivi si lavora drappi d’oro e di seta di molte maniere, e di tutti fornimenti da oste. Egli hanno di tutte cose,2 che a uomo bisogna per vivere, in grande abondanza e per gran mercato. La villa è al ponente, e sono tutti idoli. [p. 128 modifica]E di fuori della terra è il palagio di Mangala re, ch’è cosí bello com’io vi dirò. Egli è in un bel piano e grande,3 e v’ha fiume largo e padule, e fontane assai. Egli ha dintorno un muro, che gira ben cinque miglia, ed è tutto merlato e ben fatto; e in mezzo di questo muro è il palagio sí bello e sí grande, che non si potrebbe nel mondo meglio divisare: egli ha molte belle sale e molte belle camere tutte dipinte ad oro battuto. Questo Mangala mantiene bene suo reame in grande giustizia e ragione ed è molto amato: quivi ha grandi sollazzi di cacciare. Ora partiamo di qui, e dirovvi di una provincia ch’è molto nelle montagne e ha nome Cuncum.

  1. Pad. * e canpi.
  2. Pad. che bisogna a corpo umano.
  3. Berl. è fiumi e laghi (e paduli)...