XCIV. Del gran fiume di Caramera (Caramoran)

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XCIV. Del gran fiume di Caramera (Caramoran)
XCIII XCV
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xciv (ex)

Del gran fiume di Caramera (Caramoran).

E quando l’uomo si parte di questo castello e va verso ponente venti miglia, trova un fiume ch’è chiamato Caramera, ch’è si grande che non si può passare per ponte, e va infino al mare occeano. E su per questo fiume ha molte cittá e castella, ove sono molti mercatanti e artefici. Attorno a questo fiume per la contrada nasce molto giengievo; e hacci tanti uccelli [p. 127 modifica] ch’è una maraviglia, che1 e’ v’ha per una moneta che si chiama «vaspre», ch’è come uno viniziano, tre fagiani. Quando l’uomo ha passato questo fiume e l’uomo è ito due giornate, sí si truova una nobile cittá ch’è chiamata Caciafu (Cacianfu). Le genti sono tutti idoli, e tutti quegli della provincia del Cattai sono tutti idoli. Ed è terra di gran mercatanzia e d’arti, e havvi molta seta; quivi si fanno molti drappi di seta e d’oro. Qui non ha cosa da ricordare: però ci partiamo, e dirovvi d’una nobile cittá ch’è in capo del reame di Quengianfu.

  1. Berl. se a tre fasani per uno groso (venezian), over per uno aspro al qual val puoco piú.