CXX. Come il Gran Cane conquistò lo reame de li Magi (del Mangi)

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CXX. Come il Gran Cane conquistò lo reame de li Magi (del Mangi)
CXIX CXXI
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CXX (CXXXIX)

Come il Gran Cane conquistò lo reame de li Magi (del Mangi).

Egli è vero che nella gran provincia de li Magi era signore Fafuri (Facfur); ed era, dal Gran Cane in fuori, il maggiore signore del mondo e ’l piú possente d’avere e di gente. Ma non sono genti d’arme,1 che, se fossono istati buoni d’arme, alla forza della contrada, mai non l’avrebbe perduta: che le terre sono tutte attorneate d’acqua molto fonda e non vi si va per ponte. Sì che il Gran Cane2 gli mandò un barone che avea nome Baia Anasa (Baian Cinqsan), cioè a dire «Baia (Baian) cent’occhi»; e questo fu negli anni Domini mcclxxiii. E il re delli Magi trovò per sua istrolomia che la sua terra mai non si perderebbe, se non per uno uomo ch’avesse cent’occhi.3 E andò Baia con grandissima gente e con molte navi, che gli portarono uomeni a piedi ed a cavallo, e venne alla prima cittá de li Magi (Mangi), e non si vollono arendere a lui. Poscia andò all’altre infino alle sei cittá, e queste lasciava: perochè [p. 162 modifica]il Gran Cane gli mandava molta gente dietro; ed è questo Gran Cane che oggi regna. Ora avenne che costui prese pure queste sei cittá per forza, e poscia ne pigliò tante che n’ebbe dodici; poscia se n’andò alla mastra cittá de li Magi, c’ha nome Quisai (Quinsai), ov’era il re e la reina.4 Quando il re vidde tanta gente, ebbe tal paura che si partí della terra con molta gente e bene con mille navi, e andò al mare occeano, e fuggí nell’isole. E la reina rimase, che si difendeva al meglio che poteva. E la reina domandò chi era il signore dell’oste. Fulle detto: — Baia cent’occhi ha nome. — E la reina si ricordò della profezia che abbiamo detto di sopra: incontanente rendèèo la terra, e incontanente tutte le cittá delli Magi s’arenderono a Baia. E in tutto il mondo non era sí grande reame come questo, e dirovvi alcuna delle sue5 grandezze. Sappiate che questo re faceva ogni anno nutricare6 ventimila fanciulli piccoli; e dirovvi come. In quella provincia si gittano i fanciulli, come sono nati, le povere persone che non gli possono nutricare; e quando un ricco uomo non ha figliuoli, egli va al re e fassene dare quant’egli vuole; e quando egli ha fanciulli e fanciulle a maritare, sí gli amoglia insieme e dá loro onde possano vivere: e in questo modo n’alleva ogni anno bene ventimila fra maschi e femine. Ancora fa un’altra cosa: che, quando lo re va per alcuno luogo, e vede7 due belle case e dal lato una piccola, ed egli domanda perchè quelle sono maggiore di quelle, e s’egli è perchè sia alcuno povero che nollo possa fare maggiore, incontanente comanda che di suoi danari8 sia fatta. Ancora questo re si fa servire a piú di mille tra donzelli e donzelle. Egli mantiene suo regno in tanta giustizia, che9 non si fa niuno male, che tutte le mercatanzie istanno fuori. Contato v’ho del regno: ora vi conterò della reina. Ella fu menata al Gran Cane, e ’l Gran Cane [p. 163 modifica]le fece grande onore come a grande reina; e lo re, marito di questa reina, mai non uscí dell’isole del mare occeano, e quivi morie. Or lasciamo di questa materia, e tornerovvi a dire della provincia dei Magi e di loro maniere e di loro costumi ordinatamente; e prima cominceremo della cittá di Caigiagui (Choigangiu).

  1. Berl. e deletávasse molto de done, e feva ben a povera zente. E in la sua provinzia non iera cavalli; e li omeni non iera usadi in le arme nè in li eserziti; tute le suo’ zitade sono fondade in aqua... e in tute... se intra per (ponte).
  2. Berl. el qual regnava in quel tempo, zoè (Cublai), mandò...
  3. Berl. Baian... con grandissima zente, la qual el Gran Can li avea dada, vene a (Mangi) con una gran quantitá de nave, le qual portava i cavalieri e pedoni; (e quando fu zonto alla provinzia e alla prima) zita de Mangi, che á nome (Coigangiu), dela qual nui trateremo,e incontinente disse ch’eli se dovesse rendere al Gran Can. Li quali respose che i non voleva far alguna cossa. E quando Baian sentí questo, andò piú avanti, e trovò un’altra zitade, la quale non se volse render; e ancora andò piú avanti, e questo feva perchè ’l savea che ’l Gran Can mandava dapo’ lui. — Or costui andò ala quinta zitade, e alguna non potè prendere. Or adevene che Baian branco la sesta zitade, dapuo’ la segonda e la terza; e cusí brancò dodexe zitade...
  4. Berl. quando el re intese questo, molto temè, e partisse de quella zitade con molta zente, e intrò in nave, e scampò in mar ozeano a l’isole; e la raina, la quale era romasa con gran zente in la zitade, se procurava de difenderla al meio che saveva. Or adevene che la raina sape che costui...; subito la se arecordò de l’astrologia, la qual disea che uno omo Io qual nomèa zento ochi si li torave el suo reame; onde se rendè a Baian. E quando la raina se ave resa, tute le altre zitade se rendè senza alguna instanzia, e questo fo grando aquistamento.
  5. Berl. zentilezze.
  6. Pad. Berl. ventimilia fantini, de quelli ch’erano zitadi e abandonadi dalle mare. In quella provinzia le femene, che non posono nodrigar nè allevar i suo’ figlioli per povertá, i zetano via; incontenente quel re li fazeva nodrigar, e feva scriver in che pianeti li era nassudi.
  7. Berl. do belle case grande, e in mezo de queste fosse una pizola.
  8. Berl. fosse fata granda e bella corno quelle altre do.
  9. Berl. nessuno non feva mal ad algun, e le case de le marcadanzie stevano averte de note corno de zorno. Or non se porla dir la gran richeza che iera in quel reame.